Sale la protesta degli utenti costretti ad attendere ore e ore senza la garanzia di essere ricevuti allo sportello. Cronaca di un’ordinaria giornata di rabbia e rassegnazione
Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
Si è trasformata in una vera e propria protesta spontanea l’esasperazione dei cittadini ieri in fila alla filiale Soget di via Popilia a Vibo Valentia. Gli sportelli dell’azienda, che si occupa per conto del Comune di Vibo della riscossione dei tributi, sono aperti al pubblico dal lunedì al venerdì dalle 8:30 alle 13 e nei pomeriggi di martedì, mercoledì e giovedì dalle 15:30 alle 16:30. E fin qui nulla questio. Il problema nasce dal regolamento affisso davanti alla porta d’ingresso, scritto in stampatello: “Il ritiro del numero di prenotazione è possibile fino alle ore 12. Le prenotazioni che non sarà possibile evadere entro l’orario di chiusura verranno soddisfatte il giorno successivo”.
In pratica, una doppia fila: per prendere il numero e poi per essere ricevuti. I numeri non gestiti in giornata, infatti, vengono “rimandati” a quella dopo, creando un imbuto che provoca notevoli disagi: gli utenti si trovano tutti assieme, con attese spesso superiori alle tre o quattro ore.
Ed è quello che è successo giovedì, quando alle 10.30 il display eliminacode mostrava ancora il numero 79, relativo però alle prenotazioni del giorno precedente. Intanto, i cittadini arrivati in giornata stringevano in mano biglietti con gli stessi numeri, senza però alcuna garanzia di essere serviti.
«Ho il numero 9 di oggi, ma devono ancora smaltire quelli di ieri», dice una donna sconsolata. Un uomo aggiunge: «Il mio numero è il 50, ma ora servono il 68 di ieri. Oggi non entrerò mai». Ma non sono solo i tempi d’attesa a preoccupare. Molti lamentano cartelle di pagamento con tributi, a loro dire, non dovuti e comunicazioni mai arrivate.
Un'altra donna aspetta paziente il suo turno: «Ho prenotato un mese fa», spiega. C'è poi chi propone una soluzione semplice: «Basterebbe una persona all’ingresso che fissi gli appuntamenti. Sapremmo quando tornare senza perdere giorni di lavoro». Una signora con il numero 53 si arrende: «È il primo giorno che vengo io, mio marito è stato già qui nel corso della settimana. Non rispondono a mail e telefono. L’unica soluzione è venire di persona».
A questo si aggiunge un ulteriore elemento di disagio segnalato da più persone: per andare in bagno bisogna bussare alla porta dell’ufficio, perché i servizi igienici si trovano all’interno dei locali dove gli addetti discutono le pratiche con il pubblico. Una situazione che molti definiscono umiliante e che contribuisce ad aumentare la tensione in una sala d’attesa già sovraffollata.

