Annullata con rinvio per un nuovo giudizio dinanzi ad una diversa sezione della Corte d’Appello di Catanzaro, la sentenza di secondo grado emessa il 9 gennaio scorso nei confronti di Francesco Gasparro, 54 anni, di San Gregorio d’Ippona. E’ quanto deciso dalla Cassazione che ha così accolto un ricorso della Procura generale di Catanzaro. Condannato in primo grado dal Tribunale di Vibo Valentia, in appello – previa riqualificazione giuridica del fatto da minaccia a pubblico ufficiale a minaccia semplice – per Gasparro era stato dichiarato il non doversi procedere per mancanza di querela. Avverso detta sentenza aveva proposto ricorso il procuratore generale presso la Corte di appello di Catanzaro per violazione di legge e vizi della motivazione in quanto la sentenza di secondo grado, con una lettura frammentaria delle prove, aveva erroneamente escluso il nesso tra la condotta intimidatoria dell'imputato e l'atto d’ufficio posto in essere dai pubblici ufficiali, consistente nel trasferimento del detenuto nella sua cella, “pervenendo alla illogica conclusione che le minacce rivolte ad un agente della polizia penitenziaria fossero una mera risposta alla richiesta di spiegazioni”. Nel corso del processo di merito era emerso che due agenti della penitenziaria del carcere di Vibo Valentia, mentre aprivano la cella in cui si trovava Francesco Gasparro per far prendere posto ad un altro detenuto, venivano aggrediti dallo stesso Gasparro con espressioni ingiuriose e con la finale minaccia nei confronti di un agente: «Io ti conosco, quando esco da qua ti vengo a trovare; dai, apri la cella che vediamo cosa sai fare». A fronte di tali elementi di fatto, rimasti sostanzialmente non contestati, la sentenza impugnata, con argomenti ritenuti dalla Cassazione “illogici e in parte omissivi, non solo ha sganciato la minaccia del detenuto Gasparro agli agenti penitenziari dall'atto del trasferimento di un nuovo detenuto nella cella - senza spiegare da cosa fosse determinata - ma non ha argomentato se l'aggressione verbale del detenuto fosse finalizzata ad interferire sull'attività dell'ufficio o se questo, invece, si fosse già concluso”. Da qui l’annullamento della sentenza per un nuovo processo di secondo grado.
Francesco Gasparro
è attualmente imputato anche nel maxiprocesso Rinascita Scott e nei suoi confronti il 23 maggio scorso la Cassazione (al termine del troncone con rito abbreviato) nei suoi confronti ha disposto la nullità della sentenza per tutti i reati con restituzione degli atti per un nuovo giudizio di primo grado. In Rinascita Scott deve rispondere del reato di associazione mafiosa e in particolare di aver preso parte al “locale” di ‘ndrangheta formato dentro il carcere di Vibo dal boss di Zungri Giuseppe Accorinti.