Da una parte un presunto scafista, dall’altra i superstiti del naufragio di Cutro. Davanti al gip del Tribunale per i minorenni di Catanzaro si è svolta oggi la seconda udienza dell’incidente probatorio del procedimento a carico del 17enne pachistano indagato quale presunto componente dell’equipaggio dell’imbarcazione affondata nelle acque crotonesi. A confronto questa mattina con il 17enne sono stati posti due migranti, anche loro pakistani, che sono riusciti a sopravvivere in quella tragica notte.
“Anche oggi  – ha riferito Salvatore Perri, l’avvocato che difende il 17enne presunto scafista, parlando con i giornalisti al termine dell’udienza – uno dei due testi escussi ha confermato quanto ci aveva detto giorni fa un altro teste, e cioè che hanno provato a fare un viaggio qualche giorno prima di quello che poi hanno portato a termine, ma che non si è potuto concludere perché dopo alcuni giorni la barca non sarebbe arrivata e loro hanno fatto rientro a Istanbul con un taxi insieme anche all’indagato, taxi che si sono pagati un po’ ciascuno”.  [Continua in basso]

A member of the cynophile police and his dog patrol the beach on February 26, 2023 in Steccato di Cutro, south of Crotone, where debris of a shipwreck were washed ashore after a migrants' boat sank off Italy's southern Calabria region. - 59 migrants, including a tiny baby, died after their overloaded boat sank early on February 26, 2023 in stormy seas off Italy's southern Calabria region, Italian media and rescue services reported. (Photo by Alessandro SERRANO / AFP)
A member of the cynophile police and his dog patrol the beach on February 26, 2023 in Steccato di Cutro, south of Crotone, where debris of a shipwreck were washed ashore after a migrants' boat sank off Italy's southern Calabria region. - 59 migrants, including a tiny baby, died after their overloaded boat sank early on February 26, 2023 in stormy seas off Italy's southern Calabria region, Italian media and rescue services reported. (Photo by Alessandro SERRANO / AFP)

Al centro dell’attenzione anche la vicenda del ritrovamento di un borsone a bordo dell’imbarcazione: “Un teste – ha spiegato l’avvocato Perri – ha riferito che i comandanti turchi hanno chiesto ai migranti di lasciare le lire turche che avevano e le avrebbero raccolte per loro. Ma non era assolutamente la quota di viaggio: a domanda specifica della difesa delle persone offese, hanno riferito che il viaggio è stato pagato con il metodo Hawala, ovvero mediamente il deposito a un soggetto terzo nel paese di provenienza”.
All’incidente probatorio ha preso parte anche l’avvocato Francesco Verri, legale dei parenti delle vittime del naufragio di Cutro: “Abbiamo ricevuto la conferma anche oggi – ha detto l’avvocato Verri parlando con i giornalisti – che sono trascorsi troppi tragici minuti dall’urto della barca con la secca fino a quando non sono arrivati i soccorsi, persino a terra. Questo perché il secondo testimone, il secondo sopravvissuto che abbiamo sentito, Khan Amin, ha detto che ha nuotato mezz’ora e che quando è arrivato a riva ancora non c’era nessuno. Questo aspetto – ha concluso l’avvocato Verri – sta emergendo prepotentemente nell’incidente probatorio”.

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