La sentenza di primo grado del Tribunale di Vibo è arrivata nel marzo dello scorso anno. Colpiti i clan Accorinti, Bonavita, Melluso di Briatico, Il Grande di Parghelia ed esponenti della famiglia Mancuso di Limbadi
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Approda dinanzi alla seconda sezione penale della Corte d’Appello di Catanzaro, il processo nato dall’operazione antimafia denominata “Costa Pulita” e scattata nell’aprile 2016 con sentenza di primo grado emessa dal Tribunale collegiale di Vibo Valentia il 13 marzo dello scorso anno. L’inchiesta ha colpito per la prima volta i clan Accorinti, Bonavita e Melluso di Briatico e Il Grande di Parghelia. Insieme a loro anche esponenti della famiglia Mancuso di Limbadi. Le parti civili che dovranno comparire il 18 dicembre prossimo sono 12. Per altro troncone celebrato con il rito abbreviato si è invece registrata l’8 febbraio scorso la sentenza della Cassazione con 18 condanne e 4 annullamenti con rinvio.
Questi invece i 25 imputati e che dovranno comparire in appello il 18 dicembre a Catanzaro e il verdetto di primo grado nei loro confronti: 4 anni Greta Accorinti (cl ’87), di Briatico, figlia del boss Antonino; 7 anni Luciano Marino Artusa (cl ’61), di Filandari; 4 anni e 6 mesi Claudia Barbuto, (cl ’72), di Vibo Valentia; 5 anni Armando Bonavita (cl ’79), di Briatico, figlio del defunto boss Pino Bonavita; 2 anni e 8 mesi Alessandra Borello (cl ’84), di Briatico; 2 anni e 8 mesi Marco Borello (cl ’74), di Briatico; 3 anni Francesco Capano (cl ’72), nato a Vibo Valentia; 2 anni Francesco Crigna (cl ’70), ex vicesindaco di Parghelia; 2 anni e 8 mesi Francesco Daniele (cl ‘58) di Argusto (Cz); 2 anni e 8 mesi Massimo Fortuna (cl ’76), di San Gregorio d’Ippona; 11 anni Adriano Greco (cl ’82), di Briatico; 6 anni Carmine Il Grande (cl ’78) di Parghelia; 6 anni e 6 mesi Egidio Il Grande (cl ‘64), di Parghelia; 2 anni e 8 mesi Giuseppe Lo Gatto (cl ’71) di Briatico; 6 anni Salvatore Lo Iacono (cl ’67), di Zambrone; 6 anni e 6 mesi Domenico Mancuso (cl ’75), di Limbadi (figlio del boss Giuseppe Mancuso, alias “Peppe ‘Mbrogghja”); 13 anni e 8 mesi Pantaleone Mancuso (cl. ’61) alias “Scarpuni”, di Nicotera Marina; 9 anni e 2 mesi Domenico Marzano (cl ’66), di Briatico (avvocato ed ex assessore del Comune di Briatico); 2 anni e 8 mesi Francesco Melluso (cl ’70) di Briatico; 2 anni e 8 mesi Caterina Nicolino (cl ’77) di Milano; 4 anni e 6 mesi Filippo Niglia (cl ’60), imprenditore di Briatico; 5 anni Salvatore Pandullo (cl ’87) di Seregno; 9 anni Pasquale Puglia (cl. ’74) di Polla; 10 anni Pasquale Quaranta (cl ‘63), di Santa Domenica di Ricadi (già condannato all’ergastolo in via definitiva); 6 anni e 6 mesi Michele Salerno (cl ’46), di Cutro.
La sentenza di primo grado aveva fatto registrare anche la trasmissione degli atti al pm per procedere per il reato di falsa testimonianza in relazione alle testimonianze di: Pantaleone Moisè, Domenica Crupi, Michele Purita e Francesco Rizzo. Non doversi procedere per intervenuta morte dell’imputato era stata invece decretata nei confronti di Pino Bonavita di Briatico, deceduto nel luglio del 2022. Il Tribunale collegiale di Vibo, presieduto dal giudice Antonio Di Matteo (a latere i giudici Gianfranco Conti e Laerte Conti), aveva inoltre ordinato la confisca delle armi e delle munizioni ancora in sequestro, nonché dell’intero capitale sociale, e relativo compendio aziendale, delle società: “Briatico Eolie srl”; Horacle srl; S. D. Calcestruzzi di Surace Domenico srl.
Le parti civili
Gli imputati condannati per il reato di associazione mafiosa o per reati aggravati dalle finalità mafiose erano stati condannati in primo grado al risarcimento del danno – da liquidarsi in separata sede civile – nei confronti delle costituite parti civili: associazione antiracket e antiusura della Provincia di Vibo Valentia (avvocato Giovanna Fronte), Alilacco Sos impresa (avvocato Lavigna), Ministero dell’Interno e commissario straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura (Avvocatura dello Stato con l’avvocato Maria Vittoria Rosignolo), Regione Calabria (avvocato Lucio Romualdo), Provincia di Vibo Valentia (avvocato Vincenzo Sgromo), Comune di Vibo Valentia (avvocato Rosario Rocchetto), Comune di Parghelia (avvocato Paolo Del Giudice) e Comune di Briatico (avvocato Roberto La Scala). Tali parti civili con i rispettivi avvocati sono chiamati a comparire anche nel processo d’appello unitamente ad alcuni imprenditori, anche loro parti civili: Giuseppe e Antonino De Masi (assistiti dall’avvocato Giacomo Saccomanno), Francesco Cascasi (avvocato Saccomanno), Salvatore Barbagallo (testimone di giustizia) e Lucia Romano (avvocato Antonio Panella). Nei confronti delle parti civili, gli imputati sono stati condannati in primo grado, in solido, alla rifusione delle spese processuali. Il solo Pantaleone Mancuso è stato invece condannato al risarcimento del danno – da liquidarsi in separata sede civile – nei confronti di Giuseppe De Masi, Antonino De Masi e Francesco Cascasi, oltre alla rifusione delle spese processuali sostenute da tali parti e quantificate in 4.065,00 euro, oltre accessori, per ciascuna di esse.
L’interdizione all’avvocato ed ex assessore
Tra le pene accessorie decise dal Tribunale di Vibo Valentia in primo grado spicca l’interdizione in perpetuo dai pubblici uffici e l’interdizione legale per la durata della pena (9 anni e 2 mesi) inflitta all’avvocato del Foro di Vibo Valentia, Domenico Marzano, 59 anni, di Briatico, già assessore comunale all’Urbanistica e ai lavori pubblici nell’amministrazione Prestia sciolta per infiltrazioni mafiose.
Per Domenico Marzano – al quale a pena espiata il Tribunale di Vibo ha ordinato l’applicazione della libertà vigilata per due anni – l’accusa (che aveva chiesto per lui la condanna a 8 anni) è quella di aver fatto da autista ad Antonino Accorinti, ritenuto il capo dell’omonimo clan di Briatico ed all’epoca sorvegliato speciale di pubblica sicurezza con patente di guida ritirata. Marzano, secondo gli inquirenti, si sarebbe attivato affinchè Antonino Accorinti venisse assunto nell’albergo di famiglia, l’hotel Marzano di Briatico, con le mansioni di portiere svolte da ottobre 2009 a maggio 2012, manifestando tale disponibilità anche al Tribunale di Sorveglianza di Catanzaro. L’albergo sarebbe stato poi messo a disposizione del clan di Briatico per lo svolgimento – ha sostenuto la Dda – di veri e propri summit fra il presunto boss Nino Accorinti, gli altri sodali “e i vari membri dell’amministrazione comunale briaticese”. Domenico Marzano, da assessore ai lavori pubblici, avrebbe inoltre – su richiesta per l’accusa di Antonino Accorinti – sollecitato varie imprese affinchè inviassero i mezzi di movimento terra, in occasione delle alluvioni dell’ottobre 2010 e del marzo 2011, nelle “sole strutture nella disponibilità del clan Accorinti”.
Le altre interdizioni
Interdizione in perpetuo dai pubblici uffici, e legale per la durata della pena (13 anni e 8 mesi), per il boss di Nicotera Marina Pantaleone Mancuso, 64 anni, detto “Scarpuni”, mentre per Francesco Capano (condannato a 3 anni) l’interdizione è di 5 anni. Interdizione in perpetuo dai pubblici uffici e legale per la durata della pena per: Michele Salerno (condannato a 6 anni e 6 mesi), Domenico Mancuso, di Limbadi (condannato a 6 anni e 6 mesi), Pasquale Quaranta di Santa Domenica di Ricadi (condannato a 10 anni), Adriano Greco di Briatico, che è stato condannato pure a 2 anni di libertà vigilata (11 anni la condanna in carcere), Luciano Marino Artusa di Filandari, condannato pure ad un anno di libertà vigilata al termine della pena (7 anni di reclusione). Infine 5 anni di interdizione dai pubblici uffici per: Armando Bonavita di Briatico (condannato a 5 anni di reclusione); Filippo Niglia di Briatico (4 anni e 6 mesi); Claudia Barbuto dio Vibo Valentia (4 anni e 6 mesi la pena); Salvatore Pandullo (5 anni la condanna); Egidio Il Grande di Parghelia (6 anni e 6 mesi); Salvatore Lo Iacono di Zambrone (6 anni); Carmine Il Grande, di Parghelia (6 anni); Greta Accorinti di Briatico (4 anni).
Il collegio di difesa
Nel collegio di difesa degli imputati figurano gli avvocati: Diego Brancia, Giovanni Vecchio, Giuseppe Bagnato, Vincenzo Brosio, Marco Talarico, Francesco Muzzopappa, Daniela Costa, Michelangelo Miceli, Michele Accorinti, Patrizio Cuppari, Tiziana Barillaro, Paride Scinica, Francesco Calabrese, Vincenzo D’Ascola, Daniela Garisto, Enrico Giarda, Romualdo Truncè e Romolo Villirillo.



