sabato,Aprile 20 2024

Lucano premiato a Vibo, Lega all’attacco: «Legittimata l’inosservanza della legge»

Il coordinatore provinciale Antonio Piserà contesta la scelta di conferire al sindaco sospeso di Riace “L’operatore d’oro” e di far intonare “Bella ciao” agli studenti al termine della manifestazione

Lucano premiato a Vibo, Lega all’attacco: «Legittimata l’inosservanza della legge»

«Il conferimento di un premio come “L’operatore d’oro” non ha solo valenza di meritato riconoscimento, ma ha insita la responsabilità civica e morale di fornire modelli da imitare, di esempi ai quali orientare il proprio stile di vita. Risulta, dunque, quanto meno inopportuna, oltre che ampiamente diseducativa la scelta degli Istituti “Morelli” e “Colao” di Vibo Valentia di destinare tale onorificenza al signor Mimmo Lucano, ex sindaco di Riace, data la questione giudiziaria di cui è indiscusso protagonista. Secondo le indagini condotte dalla Guardia di finanza di Siderno, compare una sorta di autodefinizione di extra-legalità, nell’ordinanza del Gip, confermata dal Tribunale del riesame, a seguito di operazioni, per così dire, opache relative a somme destinate ad operatori privati, per la gestione di soggetti accolti». Il recente conferimento del premio Operatore d’oro al sindaco sospeso di Riace Mimmo Lucano, suscita la ferma presa di posizione del coordinatore provinciale della Lega Antonio Piserà, il quale stigmatizza la scelta dei Licei Classico e Artistico di Vibo. «“Nel corso dell’attività d’indagine emergeva la particolare spregiudicatezza del Lucano, nonostante il ruolo istituzionale rivestito, nell’organizzare veri e propri ‘matrimoni di convenienza’ tra cittadini riacesi e donne straniere al fine di favorire illecitamente la permanenza di queste ultime nel territorio italiano”, si legge nell’ordinanza – ricorda Piserà -, con palese denuncia del fatto che lo stesso Lucano vivesse “oltre le regole” impunemente violate, assumendo, a motivare il proprio stile in adesione ad indiscussa illegalità, la massima di machiavelliana memoria secondo la quale il fine giustifichi i mezzi, a prescindere dall’assenza o meno di spessore morale delle scelte che ad esso mirino: la gravità centuplica il proprio effetto quando i “mezzi” sono persone e il “fine” tradisce paradossalmente ed inevitabilmente quegli stessi scopi umanitari eletti a sostegno della discutibilità delle azioni. In merito, Gratteri aveva invitato ad un’analisi attenta e scrupolosa delle carte dell’indagine: qualunque azione sarebbe stata opportuna per prudenza a conclusione della situazione giudiziaria a carico del Lucano. Il Dna della nostra Repubblica ha in sé l’osservanza della legge: nessuno può esserne al di sopra, per nessuna ragione, sia essa discutibile o meno dall’intelligenza etica individuale». 

Ancora Piserà, spiega «nella fattispecie, l’ampio raggio di contravvenzione di cui il contravventore sarà tenuto a rispondere ai giudici, difficilmente può ispirare l’imitazione e affatto deve farlo. La chiusura dello Sprar di Riace, a seguito di ispezioni dalle quali sono emerse gravi irregolarità, indica palesemente che non si possa trattare di un modello d’accoglienza: l’inclusione sociale, l’interazione tra culture e tradizioni diverse, rimangono un nobile obiettivo nella misura in cui s’intenda perseguirlo secondo forme di assoluta legalità (sarebbe sufficiente, conti alla mano, un’analisi al dettaglio, del rapporto costi-finalità). L’indagato, quindi, anche per il solo fatto di far discutere il valore costituzionale che obbliga all’esercizio delle pubbliche funzioni “con disciplina e onore” (art. 54) non può e non deve essere innalzato in alcun senso: s’innalzerebbe, per diretta proporzionalità, il prezzo da pagare, che sbiadirebbe fino all’invisibilità l’orizzonte educativo, legittimando, dietro al velo ipocrita della discutibilità, l’inosservanza della legge. Un inutile, indegno ossimoro. Il valore morale della legalità necessita di totale asepsi, persino dal forzare l’orientamento politico. E la Scuola, come organo preposto all’istruzione, alla formazione e all’educazione – culturale e morale – dei “figli”, tutti, indistintamente, a prescindere dal colore politico delle famiglie di provenienza, non può permettersi carenze analitiche di tale gravità.  E, dirò di più: l’esecuzione di “Bella ciao” al termine della manifestazione di conferimento, non solo denota la debolezza di una guida super partes, ma persino una certa fragilità culturale. Mi chiedo se ai ragazzi sia stato spiegato che, molto prima di diventare inno partigiano, non era che uno splendido canto popolare: in una condizione storica che devastava ogni forma d’umanità, anche il coraggio di canticchiare indicava non solo la voglia di vivere, ma di recuperare quell’anima lacerata che doveva necessariamente trovare la forza per tornare a credere nella propria dignità. E ne dubito fortemente».

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