Pur non essendo tra i favoriti, potrebbe essere lui l’outsider della prossima competizione elettorale per il rinnovo del consiglio comunale di Vibo Valentia. A prima vista, la presenza di una sola lista sulla quale poter contare potrebbe sembrare un tallone d’Achille, ma in realtà, a parere del candidato del MeetUp Cinquestelle Vibonesi in movimento, rappresenta un punto di forza. La motivazione è presto detta: «Partecipare con una sola lista non è solo una scelta dettata dal nostro regolamento, come espresso dal portavoce del Movimento Cinque Stelle, Riccardo Tucci, ma anche un segno di trasparenza e di coerenza. La lista unica – aggiunge -, vincola il voto a una scelta di programmi prima ancora di basarsi sulle persone, sugli amici, sui parenti, sui conoscenti, che sarebbe un voto non rappresentativo di una scelta politica». E per rendere ancora più pregnante questo concetto, Santoro ricorre ad una metafora: «Mettere insieme più liste costituite da una varietà di persone e, soprattutto, di differenti identità politiche talvolta tra loro inconciliabili, dà l’impressione di una rete lanciata nel mare dell’elettorato per pescare indistintamente consenso purché sia. Ciò scatenerà degli appetiti politici che avranno come conseguenza la paralisi dell’amministrazione comunale e il suo collasso».
Domenico Santoro quindi prosegue: «La nostra lista è stata formata con sapienza e tutti hanno presentato sia il certificati del casellario giudiziale e sia quello relativo ai carichi pendenti, per cui la certificazione da parte del Movimento Cinque Stelle, ormai in fase finale, è stata più laboriosa. Una caratteristica della nostra lista è quella dell’assenza del principio padre-figlio con cui le altre liste vogliono ridarsi una verginità. Il loro tentativo sarà quello di allontanarsi dalle vergognose passate amministrazioni, di cui molti di loro portano la responsabilità». Il candidato del Movimento Cinque Stelle, architetto urbanista e quindi avvezzo alla progettazione di soluzioni innovative, sembra non avere dubbi sulla forte volontà di cambiamento che serpeggia nell’elettorato vibonese: «Vedo una città che, in maggioranza, vuole liberarsi dalle “ammucchiate” e dagli inganni. Sto incontrando tanta gente e molte associazioni che, nel suggerirmi punti programmatici, mi domandano se riuscirò a cambiare la metodologia di governo. La risposta sta nel titolo del mio libro: “La partecipazione cittadina ci libera dalla corruzione politica”. E’ quindi la partecipazione lo strumento principale per cambiare la città, azione che non significa chiamare ogni tanto le associazioni per informarle, ma amministrare con i cittadini chiamando gli interessati al progetto ad esprimersi prima di prendere le decisioni». [Continua dopo la pubblicità]
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