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Comune di Vibo: l’inutilità di un’amministrazione, fra contributi “allegri” e una giunta frutto di compromessi

Ecco tutte le contraddizioni politiche fra le fila della maggioranza, con un sindaco subalterno e con poca voce in capitolo ed un senatore che consegna di fatto il Municipio ad un ex consigliere regionale che non ha voluto neppure ricandidare

Comune di Vibo: l’inutilità di un’amministrazione, fra contributi “allegri” e una giunta frutto di compromessi
Maria Limardo e Giuseppe Mangialavori

Le due vicende che in questi giorni si contendono le prime pagine dei giornali – crisi comunale e contributi erogati ad associazioni vicine a Fratelli d’Italia – meritano di essere approfondite, in quanto fanno emergere in modo inequivocabile gli interessi che l’amministrazione pone al primo posto e l’inadeguatezza di un sindaco incapace di andare oltre gli stereotipati  annunci. In questo contesto, le esternazioni del sindaco in occasione dell’ufficializzazione del nuovo esecutivo rappresentano un concentrato di contraddizioni, frottole, promesse e fantasie che lasciano basiti se rapportati alla cruda realtà. A supporto del nostro assunto basta soffermarsi su alcune affermazioni del sindaco, il quale in particolare sostiene di aver deciso, a distanza di tre anni dall’insediamento dell’amministrazione, dopo un’attenta riflessione,  di rimodulare l’esecutivo al fine d’imprimere un’accelerazione all’attività politico-amministrativa; come si concilia questa decisione e quale sia la logica seguita non è dato sapere, atteso che pochi giorni prima lo stesso primo cittadino aveva  esaltato in consiglio comunale le competenze ed il supporto dato all’azione amministrativa dai tre assessori giubilati (Primerano, Santacaterina e Rotino). Se l’intento era  quello di dare una marcia in più all’esecutivo, non si mandano certamente a casa  “i migliori”, togliendo i quali si ottiene l’effetto contrario, ammesso che si possa ulteriormente rallentare una macchina già ferma.

Ancor più singolare il bisogno del sindaco di puntualizzare – subito contraddicendo quanto aveva appena detto in ordine alla sua presunta autonomia decisionale – che le istanze di rinnovamento formulate dai partiti della sua maggioranza sono state accolte in quanto mirano al bene della città e delle sue frazioni, mentre in caso contrario non avrebbe esitato ad avvalersi delle proprie prerogative, opponendo un deciso no. Anche in questo caso le argomentazioni della Limardo appaiono molto deboli: infatti se l’obiettivo della rimodulazione fosse stato effettivamente il bene della città e delle frazioni, un sindaco che sostiene di avere assunto le sue determinazioni in maniera autonoma avrebbe dovuto trovare il coraggio di sostituire gli assessori meno efficienti – stando alle continue e documentate denunce da parte di cittadini, associazioni, forze sindacali e politiche relative al degrado ambientale (frazioni sommerse da montagne di rifiuti e vie del capoluogo caratterizzate da topi che banchettano liberamente tra la spazzatura non raccolta) ed alle tante opere pubbliche realizzate male e continuamente rifatte o quelle mai completate (per tutte strada accesso frazione Longobardi e scala mobile) – e non i meno protetti politicamente.

La verità la conoscono tutti ed è completamente diversa: la Limardo, politicamente parlando, ha dimostrato di essere una figura inconsistente pronta ad assecondare le imposizioni dei partiti che la sostengono ed a soddisfare, per come sostiene  da tempo Stefano Luciano, i “famelici appetiti” del cerchio magico che ruota intorno alle forze di maggioranza, pur di rimanere ancorata alla sua poltrona. La riprova di tutto questo la fornisce la vicenda che sta tenendo banco in questi giorni, concernente l’assegnazione di un contributo di quindicimila euro ciascuno a due associazioni vicine al partito di Fratelli d’Italia. Il caso è scoppiato in seguito alle denunce delle forze di opposizione che hanno evidenziato diverse anomalie: in primo luogo il conflitto di interessi dell’assessore Falduto – avendo il responsabile provinciale del suo partito (FdI) Pasquale La Gamba collaborato nel recente passato con l’associazione “CulturaIdentità”, beneficiaria delle somme indicate – mentre la moglie dello stesso è la direttrice artistica di una delle manifestazioni organizzate dall’altra associazione destinataria delle somme,  la “Elice”. Come se non bastasse tutto ciò, le opposizioni hanno fatto notare la strabiliante efficienza della dirigente Teti la quale, di fronte alla richiesta di contributo dell’associazione “Elice” avanzata in data 13 giugno 2022, ha provveduto con determina il giorno successivo, sottraendo evidentemente ore al suo riposo notturno.

Tornando alla nostra premessa in ordine alla connessione tra la vicenda Falduto-La Gamba, rimodulazione di giunta, interessi perseguiti dall’esecutivo e  contraddizioni varie, emergono da una lettura complessiva di quanto sopra scritto le seguenti circostanze: 1) gli interessi perseguiti da questa amministrazione non hanno nulla in comune con quelli generali dei cittadini, ed infatti la città sta vivendo un momento di degrado mai registrato nella sua storia; 2) gli impegni assunti dal sindaco di adottare come linee guida degli atti del proprio esecutivo la trasparenza e la legalità e di trasformare palazzo Razza in una casa di vetro si sono rivelati solo slogan elettorali, che hanno ceduto il posto a vicende come quella in trattazione o all’altra, ancor più grave, inerente ai tre esperti selezionati tramite un bando dai requisiti ballerini e retribuiti con trecento euro cadauno al giorno in cambio di prestazioni impalpabili; 3) la rimodulazione di giunta è il frutto di guerre di potere tra le forze di maggioranza sulle quali, contrariamente a quanto sostenuto, il sindaco non ha avuto voce in capitolo, confermando il suo ruolo politico subalterno e meramente coreografico; 4) quanto alle contraddizioni, oltre a quelle già sopra menzionate con riferimento al sindaco, emergono imperiose, agli occhi di coloro che seguono le vicende politiche, quelle del senatore Giuseppe Mangialavori il quale, dopo essersi “vergognato” nel ricandidare Vito Pitaro – presumibilmente (atteso che il vero motivo il senatore non ha sinora voluto renderlo noto) per vicende giudiziarie nelle quali l’ex consigliere regionale non è indagato –, oggi di fatto gli consegna il Comune di Vibo attraverso l’attribuzione ai suoi quattro assessori  delle deleghe più importanti.

Prima di chiudere, dobbiamo confessare di non essere in grado di fornire una risposta agli esterefatti cittadini che si interrogano ormai da tempo su come sia possibile che alcune vicende comportanti sperpero di denaro pubblico (tetto scuola Portosalvo), oppure l’allegra distribuzione dello stesso attraverso i meccanismi sopra menzionati, non abbiano  prodotto alcuna conseguenza. Questo nostro limite fa tornare di scottante attualità le parole, pesanti come pietre, del segretario provinciale della Lega Michele Pagano, il quale si chiedeva, in ordine ad altre circostanze, cosa altro debba accadere affinchè le istituzioni preposte al controllo del territorio  intervengano.

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