«Ancora non avevo visto da vicino il plastico del Ponte… sono rimasta sinceramente impressionata per la grandiosità dell’opera, che quando sarà realizzata determinerà inevitabilmente ricadute generazionali in termini di sviluppo».
Berlusconi, un millennio fa, quando il mondo girava ancora nel verso che conoscevamo, stupiva gli ospiti della sua villa in Sardegna con un vulcano finto che simulava un’eruzione con tanto di boati e zampilli di fuoco. Oggi, il ministro delle Infrastrutture e leader della Lega, per fare colpo sfodera il plastico del Ponte sullo Stretto, che in Calabria chiamiamo così, diciamolo, giusto per non dare soddisfazione a Messina.

L’ha mostrato, il plastico del Ponte, anche a Maria Limardo, ex sindaco di Vibo, fino a un anno fa punto di riferimento in città di Forza Italia insieme al suo mentore, il parlamentare Giuseppe Mangialavori, ma ora candidata alle regionali del 5 e 6 ottobre con il Carroccio. Limardo ha raggiunto ieri Salvini al ministero, dove ha firmato il suo impegno elettorale.

A proposito, Mangialavori che ha detto? Lo sapeva che si sarebbe candidata con la Lega?
«No, no, no… Ho un bel rapporto con l’onorevole, ma chiaramente le strade politiche sono diverse, ognuno va per la sua».

Non è che si è voluta vendicare del fatto che Forza Italia non l’abbia ricandidata a sindaco di Vibo? Ora lo può dire come sono andate davvero le cose…
«Diciamo che non ho avvertito grande entusiasmo verso la mia ricandidatura e questo naturalmente mi ha indotta fare un passo indietro. Ma Mangialavori è stato sempre il mio principale sponsor. Quindi non posso che ringraziarlo ancora per avermi concesso l’onore e l’onere di fare il sindaco di Vibo».

Vabbè, capitolo chiuso, ora fa parte della Lega. Come è andata a Roma?
«Torno dal ministero piena di orgoglio per il fatto che Salvini abbia voluto me per siglare questo patto tra la città di Vibo Valentia e la Lega. È vero, adesso è un’altra storia, ma mi muovo sempre con coerenza all’interno del mio percorso politico, della mia militanza a destra. Non mi sono spostata da questo baricentro, da queste dinamiche che restano nel centrodestra».

Ma lei viene dalla svolta di Fiuggi, da Alleanza nazionale di Fini che abiurò il fascismo. E poi da Forza Italia. Non è che la Lega è troppo a destra per lei?
«No, è un partito che ha una caratura nazionale, è un partito che è molto avanti, più di altri».

Ma oggi la Lega è anche il generale Vannacci. Le piace Vannacci?
«Vannacci fa il suo, è uno degli esponenti del partito, ognuno ha le sue idee, le sue caratterizzazioni. Io sono più vicina alle idee di Salvini che a quelle di Vannacci, questo è poco ma sicuro».

Nell’incontro a Roma per formalizzare la sua candidatura aveva una giacca verde, l’ha fatto apposta?
«No (ride, ndr), me ne sono accorta solo dopo di aver indossato un tailleur verde. E tutto sommato era idoneo per l’occorrenza, ma non l’ho scelto alla bisogna, diciamo così. È stata una casualità, però si vede che il destino mi portava in quella direzione anche con i colori dell’abito».

Sui social però quel tailleur ha scatenato gli haters e in molti le rimproverano di aver fatto una scelta opportunistica, di essersi schierata con un partito intimamente antimeridionalista…
«Queste sono riflessioni di persone che non riflettono. I social sono questo, danno voce a impulsi immediati che mal si conciliano con il pensiero. Basterebbe riflettere un po’ per fare considerazioni diametralmente opposte. La Lega porta avanti battaglie in cui credo, come la rottamazione delle cartelle esattoriali, per esempio. Io sono un avvocato e so che questa sarebbe un’ancora di salvezza per moltissimi piccoli imprenditori. E poi c’è il Ponte…».

Ancora il Ponte. Le piace proprio l’idea…
«Sì, perché con questo progetto Salvini ha dimostrato di avere un’autentica visione nazionale, dunque tutt’altro che antimeridionale. È un’opera che guarda al Sud e che innescherà grandi conseguenze di sviluppo e di infrastrutturazione, a cominciare dall’Alta velocità e tutta una serie di interventi, come l’ammodernamento della 106, che sono già in itinere».

Al di là della candidatura, ci sono stati patti politici? Che garanzie le ha dato il segretario del Carroccio?
«Il partito mi ha accolto con grande disponibilità ed apertura. Ho avuto garanzie di un’ampia agibilità politica».

Cioè?
«Innanzitutto intendo proseguire su quello che, da sindaco, è stato il mio percorso di legalità, sicurezza e sviluppo del territorio. L’agibilità politica che ho chiesto mi consentirà di richiamare l’attenzione sui grandi temi della politica territoriale, che sono scomparsi dall’agenda di questa amministrazione. Grandi temi che non sono più all’attenzione dell’agenda politica di questo sindaco».

Faccia un esempio.
«Durante il mio mandato ho ordinato numerose demolizioni, anche coraggiose, considerando il contesto nel quale venivano eseguite. Quando sono andata via tutto si è fermato. Eppure ho lasciato accantonato a questo scopo un milione di euro. Che fine ha fatto il capitolo demolizioni a Vibo?».

Ha portato qualcosa a Salvini?
«Una profumazione della Costa degli Dei».

Gli è piaciuto il regalo?
«L’ha gradito moltissimo».