venerdì,Aprile 19 2024

Ricadi, il sindaco Russo e quel patrimonio politico dilapidato

La maggioranza bulgara del 2016 ora diventa (quasi) minoranza: le sorti dell’amministrazione comunale appese alle decisioni di un consigliere

Ricadi, il sindaco Russo e quel patrimonio politico dilapidato
Giulia Russo

Ad un anno dalla scadenza naturale del mandato, l’amministrazione comunale del sindaco Giulia Russo, ovvero la maggioranza più larga che si ricordi a Ricadi negli ultimi lustri, è di fatto in bilico. Incredibile ma vero. Alle elezioni del 2016 la Russo diventò sindaco con il 93,5% dei consensi, ma in realtà anche il restante 6,5% era suo, dato che andò alla lista “civetta” approntata nottetempo per evitare che non si raggiungesse il quorum. Ebbene, il cammino di questa amministrazione è stato costellato di inciampi e abbandoni, diatribe e tira e molla, rispecchiato benissimo dall’avvicendarsi in consiglio comunale di gente che di sedervi non ne aveva la benché minima voglia. Per capirlo, è sufficiente ricapitolare ciò che avvenne nell’estate 2019: si dimise il consigliere Luciano Schiariti (per lui “ben” quattro voti nella lista Ricadi futura) e gli subentrò la consigliera Rosella Fiamingo, grazie alla strabiliante performance con cui ottenne addirittura… un voto. Ecco, in questo consiglio comunale – seppure in “opposizione” – si è seduta gente con un voto, e che all’epoca delle elezioni neanche risiedeva a Ricadi. Storture da politica di piccolo paese, che si sono trasformate, con i mesi, in storture da piccola politica. [Continua]

Michele Mirabello

Il sindaco Russo, da sempre nel Partito democratico, spinta da chi del Pd è stato un punto di riferimento come l’allora consigliere regionale Michele Mirabello, ha via via perso per strada il consenso dei suoi stessi uomini. Partiva con una “maggioranza” di 13 scranni su 13, lei compresa, si ritrova oggi ad averne appena cinque più sé stessa. In pratica le sorti del Comune di Ricadi sono appese agli umori di un consigliere, in bilico tra maggioranza e opposizione, dato che nella minoranza, costituita da sei componenti certi, sarebbero pronti a fare le valigie.

Per capire in che modo è precipitata la situazione politica a Ricadi bisogna fare un passo indietro. Dalla nascita di Italia Viva, nell’ottobre scorso, si comprende che qualcosa sta cambiando. L’amministrazione comunale, fino ad allora targata Pd, decide di non rinnovare nell’immediato la tessera. Passa qualche mese ed arrivano le elezioni regionali, con gli esiti ben noti. È a quel punto che il capogruppo in consiglio nonché segretario di circolo del Pd, Mario Rizzo, molto vicino al consigliere regionale uscente Mirabello, pone un problema: dovrei fare il capogruppo di un partito che non c’è più? Lo strappo potrebbe aprire una crisi nella maggioranza, dato che c’è già chi lavora ai fianchi la Russo, ovvero gente della sua stessa squadra di giunta… che nel frattempo inizia a flirtare con il centrodestra.

Ma soprattutto muta l’atteggiamento di chi, fino a quel momento, si era distinto per un barlume di opposizione: il consigliere Albino Mollo, vicino a Gianfranco La Torre e Alfonsino Grillo. È lui ad avere in mano il pallino del gioco. Alla fine di questa partita succede che il sindaco convoca sabato una riunione di “maggioranza”, nella quale viene scelto come nuovo capogruppo al posto di Rizzo (intanto transitato di fatto all’opposizione) Franca Dell’Ascensione. E lo scacchiere è completo: il sindaco può contare oggi su cinque fedelissimi, altrettanti sono certi all’opposizione. La posizione di due consiglieri, forse uno soltanto, potrebbe determinare la prosecuzione o la fine anticipata dell’amministrazione nata come la più solida e che rischia di finire, in anticipo, come la più frammentata.

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