Durissima nota del coordinamento provinciale di Forza Italia che definisce un «arrogante insulto al buonsenso» l’atteggiamento di Corrado L’Andolina dopo che 7 consiglieri provinciali su 10 si sono dimessi. L’opposizione: «Gli unici che si sono comportati in maniera responsabile siamo noi»
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I precari della Provincia sono in salvo (si spera). Per il resto, la confusione è massima. Quanto successo ieri alla Provincia di Vibo Valentia, con le dimissioni di 7 consiglieri provinciali su 10 e il presidente dell’Ente, Corrado L’Andolina, che fa spallucce e va avanti nonostante tutto, è difficile da spiegare ai cittadini. Cittadini che non sono neppure più “elettori”, visto che quello delle Province è un gioco regolato dall’incomprensibile legge Delrio e tutto interno alla politica, perché non prevede una chiamata alle urne per l’elezione dei consiglieri e del presidente, che sono amministratori pubblici (sindaci, assessori e consiglieri comunali). Insomma loro se la cantano e loro se la suonano. E, come in questo caso, se le suonano forte. Nonostante L’Andolina sia (in teoria) un esponente di Forza Italia, proprio dal coordinamento provinciale di Fi è arrivata una reazione durissima alla sua decisione di non dimettersi dopo il plastico conclamarsi della crisi, con la sua maggioranza che ha sbattuto la porta.
«Il gruppo di Forza Italia non può più tacere di fronte all’insulto al buonsenso e alle istituzioni rappresentato dalla testardaggine del Presidente L’Andolina - esordisce una nota -. Dopo le dimissioni di sette consiglieri provinciali, un fatto senza precedenti che denuncia chiaramente la totale sfiducia verso una gestione arrogante e lesiva della dignità istituzionale, è scandaloso vedere il presidente ostinarsi a rimanere in sella come se nulla fosse».
Insomma, non proprio una pacca sulla spalla da parte di quello che dovrebbe essere lo stesso partito di L’Andolina, anche se, a dire il vero, da tempo si è consumata una frattura probabilmente insanabile tra il presidente della Provincia, nonché sindaco di Zambrone, e i maggiorenti del partito azzurro nel Vibonese: il coordinatore provinciale Michele Comito e il deputato Giuseppe Mangialavori. «L’unico atto di responsabilità, e l’unico modo per salvare l’Ente dalla paralisi e dall’umiliazione - continua il comunicato -, è che L’Andolina faccia immediatamente un passo indietro. Se ha ancora un briciolo di dignità politica e rispetto per le istituzioni, deve assumersi la responsabilità delle proprie scelte fallimentari e dimettersi senza ulteriori indugi. Restare al suo posto sarebbe solo un atto di arroganza inaudita, un affronto alla comunità e ai consiglieri che hanno scelto di dire basta a un’escalation di cattiva amministrazione».
E qualora il concetto ancora non fosse chiaro, il coordinamento di Forza Italia aggiunge: «Se si tiene davvero al territorio e non alla poltrona, allora si dia seguito alle parole: dimissioni immediate! Tutto il resto è solo l’ostinata negazione di una realtà drammatica che nessuno può più ignorare».
Parole senza reticenze che vanno a colpire quello che dovrebbe essere il rappresentante del centrodestra alla guida della Provincia di Vibo, dove però i normali punti cardinali della politica hanno perso da tempo il significato che hanno altrove. A Contrada Bitonto, infatti, da un pezzo non c’è più destra né sinistra, c’è solo con me o contro di me.
Non se ne fa una ragione il consigliere dimissionario Antonino Schinella, sindaco di Arena e oppositore della prima ora del presidente L’Andolina: «Le nostre dimissioni erano inevitabili – spiega –. L’Andolina era stato invitato più volte a un gesto di responsabilità dimettendosi. Invece, l’unico atteggiamento responsabile è venuto da noi, che abbiamo prima approvato il bilancio consentendo la stabilizzazione dei precari e poi ci siamo dimessi. Lui è rimasto arroccato in Provincia, ma oggi è l'emblema di un presidente isolato che non ha la maggioranza né in Consiglio né sul territorio. Abbiamo deciso di dimetterci nel tentativo estremo di dare un segnale al presidente, nella speranza che traesse le dovute conseguenze. E invece…».
Sulla stessa lunghezza d’onda il consigliere Alessandro Lacquaniti (San Gregorio d’Ippona) che fa risalire il superamento della linea rossa alla nomina a vice presidente di Nicola La Sorba, allora esponente del Pd vibonese e oggi considerato vicino al consigliere regionale dem Ernesto Alecci: «In quel momento si è consumata una frattura insanabile con il centrodestra, mai ricomposta nonostante i numerosi appelli. Abbiamo cercato in tutti i modi di ricucire ma non c’è stato nulla d fare e alla fine abbiamo detto basta, ma prima abbiamo adempiuto ai nostri doveri soprattutto nell’interesse dei tirocinanti che attendevano l’approvazione del bilancio per il via libera alla loro stabilizzazione».
Ora parte un nuovo giro di giostra, con nuove elezioni di secondo livello (cioè aperte solo agli amministratori pubblici della provincia) che si dovranno tenere entro tre mesi. Le premesse non lasciano intravedere un esito diverso ed è probabile che il nuovo Consiglio provinciale sia anche più ostile al presidente in carica. Ma lui l’ha già detto, andrà avanti fino alla scadenza del mandato fissata a gennaio 2027.



