Epifanio, Conca e Cotroneo tornano sul tentativo fallito di far cadere l’amministrazione: «Cosa è cambiato? Non si capisce. Il suo progetto politico è irrimediabilmente compromesso»
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«Ci chiediamo quali siano state le mutate condizioni che hanno portato ad un improvviso cambio di rotta, considerato che cariche e ruoli sono rimasti immutati». È la domanda retorica che a Zambrone si pongono i consiglieri di opposizione Mariella Epifanio, Amelia Conca e Fabio Cotroneo, del gruppo "Rinascita per Zambrone”, che tornano sulla mancata sfiducia al sindaco Corrado L’Andolina. I fatti sono noti: il 16 ottobre scorso sei consiglieri comunali su undici erano pronti a dimettersi per far cadere l’amministrazione e, di conseguenza, assestare anche un colpo fatale alla presidenza della Provincia di Vibo, carica che L’Andolina riveste proprio in quanto sindaco di un Comune vibonese. Piano andato in fumo per il passo indietro del presidente del Consiglio comunale, Marcello Giannini (Pd), che all’ultimo momento ci ha ripensato. Una mazzata per gli altri dissidenti, che sono rimasti con un pugno di mosche in mano e con un sindaco, L’Andolina appunto, politicamente rinvigorito anche se ancora circondato da un profondo dissenso bipartisan. Oggi, Epifanio, Conca e Cotroneo, tornano su quanto accaduto 10 giorni fa, rimarcando le ragioni che li hanno spinti a tentare di far cadere l’amministrazione.
«Nella vita come in politica, le parole contano – scrivono nella nota –. Su di esse si costruiscono idee, progetti e fiducia. La fiducia in particolare, rappresenta la base su cui si costruiscono relazioni sane, stabili e durature, implica una percezione di sicurezza e affidabilità nei confronti dell’altro e, se cessa di esistere, queste vengono tradite. Ed è quello che è successo a Zambrone e, in maniera più ampia, anche alla Provincia di Vibo Valentia. La maggioranza che governa la città mostra al proprio interno gravi falle, oggi taciute solo per portare a termine il mandato elettorale e, forse, per consentire al sindaco di mantenere in vita anche la presidenza della Provincia, una carica già sconfessata dalla sua stessa maggioranza e perfino dall’opposizione, dunque dall’intero Consiglio provinciale».
I tre consiglieri parlano di «una situazione paradossale», e rigettano l’uso del termine “golpe” per descrivere la loro azione: «Nessun “golpe” è stato tentato dalla minoranza, che ha semplicemente preso atto e condiviso il malessere espresso da alcuni consiglieri di maggioranza – tra cui il vicesindaco e il presidente del Consiglio comunale – i quali avevano manifestato le medesime preoccupazioni e valutazioni critiche. La sera precedente all’incontro per le dimissioni contestuali, una stretta di mano e la parola “fidatevi”, avevano sancito l’accordo di agire insieme. Tuttavia, la mattina seguente l’assenza di un consigliere ha rotto l’intesa, impedendo di formalizzare l’atto. Infatti, ci preme rettificare la notizia che in Comune non ci siamo mai andati a causa della mancanza del sesto elemento».
E ancora: «Appare oggi incomprensibile come si possano ostentare serenità ed equilibrio a poche ore da un tentato ribaltone politico, mentre sono ancora evidenti le spaccature all’interno della maggioranza che era pronta a sfiduciare il proprio sindaco. Non basta che, chi aveva annunciato le dimissioni si sia improvvisamente “ravveduto”: il problema politico all’interno della maggioranza resta, ed è ben più grave di qualunque formale riappacificazione. Una riconciliazione immotivata, talmente rapida che non può nascondere la realtà: il progetto politico dell’attuale amministrazione è ormai irrimediabilmente compromesso».
Dopo aver rimarcato che quella di L’Andolina è «una gestione amministrativa personalistica della cosa pubblica», invitano il sindaco a non fare «la vittima nelle interviste in cui dichiara che, tutto quello che succede è mosso da odio nei suoi confronti. Giustifichi con dati di fatto – continuano – il perché dal Comune all'intera provincia di Vibo Valentia, c'è mancanza di fiducia nel suo ruolo politico e nella sua leadership. Non manipoli la realtà a suo beneficio ergendosi a figura mistica del contesto politico Vibonese. Offende l'intelligenza di tutti noi e della popolazione civile e politica vibonese».
Poi, la chiosa finale: «A Zambrone, la democrazia manca da molto tempo e l'opposizione, svolgendo il suo ruolo di controllo e tutela degli interessi della collettività, ha cercato in ogni modo di assicurare al territorio, una equilibrata e sana gestione politica. Dal canto nostro, manterremo con fermezza il nostro ruolo di controllo, critica e influenza propositivo nel governo di Zambrone, per garantire il funzionamento della democrazia, in una comunità, oggi in balia di gravi difficoltà amministrative e politiche».



