sabato,Aprile 20 2024

Il secondo tragico Cotticelli: «Non ero in me». Poi grida al complotto

L'ex commissario ad acta della sanità calabrese ospite a Non è L'Arena: «Forse mi hanno drogato. Sto indagando con un medico per capire cosa mi sia capitato»

Il secondo tragico Cotticelli: «Non ero in me». Poi grida al complotto

di E. D. G.

«Non so cosa mi sia successo. Non ero io. Sto indagando con un medico per capire cosa mi sia capitato in quei momenti, se ho avuto un malore o qualche altra cosa».

L’ex commissario della sanità calabrese Saverio Cotticelli lancia la bomba nell’Arena di Giletti. E lo fa lasciando intendere che il suo libero arbitrio fosse alterato quando ha confessato al giornalista di Titolo V, la trasmissione di Rai3, di non sapere che il piano Covid lo dovesse fare lui. Parole che hanno determinato la sua rimozione immediata da parte del premier Conte e la sostituzione con Giuseppe Zuccatelli, da 24 ore alla guida della sanità calabrese. [Continua]

«Sembrava la mia controfigura – ha continuato Cotticelli incalzato da Giletti -. Io non so in quel momento cosa mi sia successo, la mia famiglia non mi ha riconosciuto. Non connettevo. Il piano anti Covid l’ho fatto io. Io non so cosa sia successo…». Lo sguardo lucido e teso. La voce incrinata. L’ex generale dei carabinieri sorprende tutti con dichiarazioni che ora dovranno trovare maggiore definizione.

«Sto cercando di capire cosa ho avuto, sto cercando di capire con un medico. Quella intervista è stata preceduta da attacchi anche istituzionali. E quando tocchi certi interessi devi essere eliminato».

L’ex commissario giustifica le dimissioni e dalle sue parole lascia trasparire pure l’idea che dietro la sua cacciata sia stato ordito un complotto. Nel corso dell’intervista, infatti, ha lanciato un’accusa implicita al suo successore, Giuseppe Zuccatelli, che nel 2020, quando era commissario del policlinico di Catanzaro, fece emergere dai libri contabili dell’azienda universitaria un debito fuori bilancio del valore di circa 100 milioni di euro. Crediti vantati nei confronti dell’ex polo oncologico Fondazione Campanella, messa in liquidazione nel 2014, e dunque non più esigibili. Questa operazione di trasparenza contabile finì però anche per aggravare il deficit complessivo della sanità calabrese, allargando il baratro dei debiti complessivi su cui operava Cotticelli. Da qui la velata accusa di Cotticelli di avergli messo il bastone tra le ruote. «Parla quindi di un complotto nei suoi confronti?», gli hanno chiesto in studio. Cotticelli ha glissato, senza però escludere in maniera esplicita questa ipotesi.

Poi è tornato sull’intervista che gli è costata le dimissioni: «Io stesso mi sono vergognato e mi sono immediatamente dimesso. Quando un uomo sbaglia deve pagare e metterci la faccia. Stasera sono qui per spiegare perché lo devo ai calabresi. Ero in stato confusionale, dopo l’intervista ho vomitato e ho passato una notte terribile. Non so se mi hanno drogato – ha detto ancora l’ex commissario – non lo posso sapere, so solo che non ero lucido e non stavo bene».

«Aver mandato un generale dei carabinieri in Calabria – ha proseguito Cotticelli – è stato un messaggio forte. Quando poi ho iniziato la mia attività, come prima cosa sono andato a salutare il procuratore Gratteri. Gli ho chiesto un consiglio. Lui mi ha detto: “Se vuole sopravvivere deve fare quello che faccio io: mangiare in ufficio, non incontrare nessuno e fare una vita monacale”. E così ho fatto. Ho preso alloggio in una caserma dei carabinieri e non ho più frequentato nessuno».

«Chiedo scusa ai calabresi – ha concluso Cotticelli – perché non ho raggiunto i risultati che avrei voluto. Ma ho dato tutto me stesso, con onestà e impegno, perché io amo la Calabria».

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