Il documento che ridefinisce la rete sanitaria locale non avrebbe recepito i setting riabilitativi continuativi e diurni obbligatori. Un’omissione che secondo il direttore sanitario del Don Mottola Medical Center di Drapia renderebbe l’atto contrario alle direttive regionali
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Il Piano di riorganizzazione della rete territoriale appena approvato dall’Asp di Vibo Valentia pone una serie di questioni che meritano una riflessione attenta e rigorosa, soprattutto alla luce del ruolo particolare ricoperto dalla Commissione straordinaria che attualmente guida l’Azienda.
Una Commissione insediata per garantire legalità, trasparenza e piena conformità dell’azione amministrativa ai principi dello Stato.
Ed è proprio alla luce di questo mandato che emergono criticità di rilievo.
1. L’allineamento al DCA 197/2023 non è facoltativo: è un obbligo di legge
Il DCA 197/2023, che recepisce il DM 77, stabilisce per ciascuna Asp calabrese gli obblighi programmatori per la riorganizzazione territoriale. Fra questi obblighi figurano, in modo inequivocabile, due setting riabilitativi: Riabilitazione estensiva a ciclo continuativo (Recc); Riabilitazione estensiva a ciclo diurno (Recd). Per l’Asp di Vibo Valentia, la Regione ha definito un fabbisogno preciso e vincolante. La loro omissione dal Piano territoriale costituisce pertanto una divergenza dal dettato normativo che necessita di essere corretta. In un contesto commissariale, dove l’obiettivo è riportare il pieno rispetto della legalità amministrativa, la prima aderenza deve essere proprio quella alle norme regionali vigenti.

2. La programmazione deve valorizzare le strutture accreditate già presenti sul territorio
È importante sottolineare che nel Vibonese esistono strutture accreditate che erogano prestazioni riabilitative complesse, comprese quelle collegate ai setting oggi omessi. Queste strutture: operano in regime di convenzione con il Ssn, garantiscono un livello assistenziale regolato e controllato, rappresentano una risorsa fondamentale per assicurare continuità delle cure, costituiscono un presidio essenziale nelle aree periferiche dove il pubblico fatica a coprire tutti i fabbisogni. Non tener conto di questa rete significa non valorizzare appieno il territorio e rischiare un depotenziamento del sistema locale che ha già mostrato capacità e competenze.
3. Il privato accreditato: un attore istituzionale del Servizio sanitario nazionale
È utile ribadire un concetto spesso frainteso: il privato accreditato, nell’ambito sanitario, non è un soggetto commerciale che opera in regime libero, bensì un esercente di funzione pubblica, sottoposto a: tariffe stabilite dall’ente pubblico; tetti di attività regolati dalla Regione; verifiche strutturali, tecnologiche e qualitative; obblighi di continuità assistenziale. La collaborazione pubblico–accreditato è parte integrante del Servizio Sanitario Nazionale fin dalla sua nascita e rappresenta uno dei motori dell’accessibilità reale alle cure, soprattutto nelle province più fragili. Ridimensionare questo contributo o non considerarlo nella programmazione significa allontanarsi dai principi di efficienza, appropriatezza e universalità.
Un Piano territoriale deve rispettare la legge, valorizzare le risorse esistenti, ridurre le diseguaglianze, tutelare i cittadini più fragili, sostenere lo sviluppo locale. Il Piano dell’Asp di Vibo, così com’è, non fa nessuna di queste cose. Esclude ciò che è obbligatorio. Ignora ciò che già esiste.
Indebolisce il territorio. Aumenta la mobilità passiva. E tradisce lo spirito del commissariamento, nato per riportare lo Stato dove serve. Tale postura trova soltanto giustificazione nell’irrazionale comportamento di frattura verso gli operatori che hanno creduto in questa terra, che hanno deciso di restare in questa terra, affrontando il rischio imprenditoriale per dare un offerta sanitaria dignitosa; e con il loro lavoro quotidiano supportare la crescita sociale di questo territorio, offrendo opportunità di lavoro a giovani destinati a lasciare la propria terra, e onorando quelle tasse necessarie a supportare quella governance che, dimenticando di avere una delega del potere, se ne appropria e ordisce pugni di forza e guerre di principio, lasciando lungo il percorso detriti e macerie.
Cosi un avviso pubblico di 600.000 euro finalizzato a ristorare la povera gente con il dramma della malattia è stato bloccato, con la giustifica che tali fondi non esistevano, salvo poi pubblicare il 17 settembre 2025, nel bilancio preventivo, un residuo in cassa di 608 mila euro. Sono stati mantenuti i soldi” in Cassa”, costringendo la gente a pagare di tasca propria i Lea. Giustificando Il tutto, innanzi al Governo territoriale, che tale cifra era residuata nel 2024 a seguito di controlli eseguiti nel 2024 dalla struttura semplice Asp, che ne valuta l’appropriatezza. Peccato che tale Struttura semplice è stata creata nel settembre 2025. Non è una questione politica.
Non è una questione privata. È una questione di diritti, di legalità e di buon governo. Vibo Valentia merita molto di più. E soprattutto merita un Piano che parta da un principio semplice: la legge si rispetta, il territorio si ascolta, i cittadini si tutelano. Gli operatori privati si rispettano.
4. L’esclusione dei setting Recc e Recd rischia di acuire la mobilità passiva
Il Vibonese registra già oltre 1.600.000 euro di mobilità passiva riabilitativa ogni anno. Si tratta di risorse che escono dal territorio e che potrebbero essere impiegate: per rafforzare i servizi locali, per consolidare la rete territoriale, per garantire equità nell’accesso alle cure. La mancata attivazione dei setting obbligatori Recc e Recd, unita al mancato riconoscimento delle strutture accreditate esistenti, rischia di aumentare ulteriormente tale fenomeno, penalizzando i cittadini e indebolendo la sostenibilità del sistema sanitario provinciale.
5. Un appello istituzionale: correggere per garantire legalità, efficienza e tutela dei cittadini
La riorganizzazione territoriale è una grande opportunità per modernizzare i servizi sanitari e garantire equità assistenziale. Ma questa opportunità deve poggiare su tre pilastri: rispetto rigoroso delle norme; valorizzazione delle risorse già presenti nel territorio; garanzia dei livelli essenziali di assistenza per tutti i cittadini. Per questo motivo, un riallineamento del Piano dell’Asp di Vibo Valentia al dca 197/2023 non rappresenta una contestazione, ma una necessità istituzionale.
Una scelta dovuta per coerenza amministrativa, per correttezza gestionale e per rispetto del mandato affidato alla Commissione straordinaria. In gioco non c’è solo un documento tecnico: c’è la credibilità delle istituzioni; c’è il diritto alla cura dei cittadini. C’è la capacità dello Stato di essere presente, equo e affidabile. Vibo Valentia merita una programmazione territoriale pienamente conforme alla legge, capace di valorizzare tutte le sue risorse e di garantire servizi adeguati, moderni e inclusivi.
*direttore sanitario del Don Mottola Medical Center



