Tredici anni senza Filippo. Tredici anni da quella notte che ha cambiato per sempre la vita della sua famiglia e della comunità di Soriano Calabro.

Sabato 25 ottobre, alle ore 18:00, nella Chiesa Matrice di San Martino, si terrà una Santa Messa in suffragio di Filippo Ceravolo, organizzata dal Coordinamento provinciale di Libera Vibo Valentia insieme alla famiglia.

Sarà un momento di raccoglimento e di memoria, ma anche di impegno. Perché, come scrive Libera nel comunicato che accompagna l’iniziativa, «ricordare Filippo significa continuare a chiedere verità e giustizia, e dire con forza che la memoria non è solo ricordo: è scelta, responsabilità, coraggio».

Lo sfogo di papà Martino

Nonostante passino gli anni, non si spegne la rabbia di papà Martino, che da tredici anni chiede Giustizia: «Deve intervenire lo Stato, devono intervenire le Procure e mettersi innanzitutto nelle nostre condizioni di genitori. Adesso mi sono davvero stufato perché finora la mia famiglia ha sempre avuto piena fiducia nelle istituzioni ma è tempo di dare una risposta a noi e a tutta la comunità, perché è impensabile che dopo tredici anni tutti siano ancora a piede libero e non si sia fatta un minimo di chiarezza sulla vicenda. Accetto ogni tipo di manifestazione ma non per le istituzioni, perché al momento hanno fatto davvero poco, ma per la comunità. Io non vedo risposte, quelle che meriterebbe mio figlio e tutte le persone che hanno sofferto per gli stessi motivi».

Una vita spezzata dall’ingiustizia

Era la sera del 25 ottobre 2012. Filippo, che oggi avrebbe 32 anni, si era recato a Pizzoni per trascorrere alcune ore con la sua fidanzata. Una semplice serata in compagnia, come tante per ragazzi della sua età.
L’indomani lo attendeva una sveglia all’alba: avrebbe dovuto raggiungere Reggio Calabria per motivi di lavoro. Filippo, infatti, collaborava con il padre, girando per la Calabria con il loro banco di dolciumi.

Quella notte, però, non riuscì a fare ritorno a casa. L’auto aveva avuto un guasto e, per rientrare, Filippo accettò un passaggio - una scelta che, tragicamente, si rivelò fatale. In quel periodo, nella zona infuriava una faida di ’ndrangheta tra famiglie rivali, e Filippo finì per diventare una vittima innocente di quella violenza.

Salì a bordo di una Fiat Punto guidata da Domenico Tassone, prendendo posto sul sedile del passeggero. I due si misero in viaggio, ignari che stavano percorrendo gli ultimi chilometri della vita di Filippo. Poco dopo, nei pressi della località Calvario, l’auto venne bloccata.

Seguì un inferno di fuoco: qualcuno imbracciò un fucile caricato a pallettoni e sparò con ferocia in direzione del ragazzo. Due colpi lo colpirono alla testa, mentre il conducente uscì miracolosamente illeso. Le ferite di Filippo apparvero subito gravissime.

Trasportato in ospedale, morì poche ore dopo, tra il dolore inconsolabile dei suoi genitori e delle sue sorelle. Aveva solo 19 anni.

Da quel giorno, il nome di Filippo è diventato simbolo di una Calabria che non si piega alla paura. Una Calabria che sceglie di ricordare per resistere. Ogni anno, nel giorno dell’anniversario, la Messa in sua memoria è occasione per rinnovare l’impegno contro la cultura mafiosa e per stringersi attorno alla famiglia Ceravolo, che non ha mai smesso di chiedere verità e giustizia.

«Ogni volta che ciascuno di noi, nella propria ordinaria quotidianità, decide da che parte stare – con amore, con coscienza, con dignità – la ’ndrangheta perde, e noi tutti vinciamo», scrive ancora Libera.

Parole semplici, ma potenti. Perché in Calabria la memoria è anche una forma di lotta, un modo per affermare che il coraggio, la giustizia e la libertà valgono più di ogni paura.

La Messa del 25 ottobre non sarà allora solo un momento di preghiera, ma anche di testimonianza: «Vogliamo ritrovarci per dare voce alla speranza, per dire che la vita, la giustizia e la libertà non potranno mai essere spazzate via da nessun potere violento fintanto che ci sarà chi deciderà di impegnarsi per difenderle. Per Filippo, per tutte le vittime innocenti della ‘ndrangheta, e per un futuro finalmente e realmente libero», chiude nel comunicato di Libera.