Tra le cose che mancheranno in questo anomalo Natale 2020 sono da annoverare anche i presepi viventi. Tradizionali manifestazioni che, nei giorni a cavallo tra fine dicembre e inizio gennaio, animavano diversi paesi della Calabria. A Comerconi, poco più di quattrocento anime alle pendici del monte Poro, quest’anno si sarebbe tenuta la 24esima edizione.

Il 26 dicembre e 6 gennaio di ogni anno, infatti, dal 1997 senza mai una pausa o un’interruzione, la piccola frazione di Nicotera si trasformava in Betlemme per mettere in scena una delle rappresentazioni più longeve nel suo genere in tutto il circondario. Quest’anno, però, un’interruzione si è resa necessaria al fine di rispettare le vigenti norme anti Covid e contenere il più possibile la diffusione del virus. Il parroco, don Saverio Callisti, che insieme ad un apposito comitato è a capo dell’organizzazione dell’iniziativa, lo aveva deciso già ad inizio novembre. «Se ne sentirà di certo la mancanza, in paese e non solo – spiega – ma uno stop era necessario».

Con le sue strette viuzze illuminate da fiaccole o fuochi accesi e le vecchie case, alcune in pietra, altre con i tetti in legno e le travi a vista, la parte antica del paese per anni ha offerto una location suggestiva al presepe vivente. Una manifestazione che, oltre alla rappresentazione religiosa della Natività, offriva l’occasione per far rivivere vecchi mestieri e in particolare quella cultura contadina che a queste latitudini fa sentire ancora forte la sua eco. E dunque era possibile riscoprire strumenti di lavoro e di vita quotidiana ormai scomparsi o quasi (“a maija” per impastare il pane, “u cernijju” per cernere olive o fagioli, “u bumbuleju” per trasportare acqua o vino), nonché i sapori della tradizione paesana (i fagioli cucinati sul fuoco nella “pignata”, la ricotta calda appena fatta, il pane cotto nel forno a legna, il famoso vino di Comerconi, le zeppole).

«Per la comunità era un momento importante – dice don Saverio -, in cui ritrovarsi e collaborare tutti insieme». Ma non solo. Le libere offerte lasciate dai tanti visitatori confluivano nei fondi necessari alla ristrutturazione della chiesa parrocchiale, che, in corso ormai da 15 anni seppur a singhiozzo, si è basata molto sulle forze del paese, oltre che sull’aiuto fornito dalla diocesi. «Se vogliamo trovare un aspetto positivo, è sicuramente il fatto che quest’anno vivremo il Natale in modo più spirituale, concentrandoci su ciò che è davvero essenziale e sulla preghiera – è il pensiero del parroco -. Per il resto, dovremo accontentarci dei ricordi e delle foto degli scorsi anni. Con l’augurio – conclude – di poter tornare l’anno prossimo con ancor più entusiasmo».