venerdì,Aprile 19 2024

L’intervento | La Calabria terra di parchi (eolici) e gli affari sporchi sull’energia

All’inaugurazione delle gigantesche turbine puntualmente si assicura che il “parco” non solo è stato realizzato nel pieno rispetto dell’ambiente forestale, ma che addirittura lo ha salvaguardato. Troppa grazia, Sant’Antonio!

L’intervento | La Calabria terra di parchi (eolici) e gli affari sporchi sull’energia
Un parco eolico

Sin da bambino ho sempre sognato di visitare un Parco Nazionale, tipo Stelvio o Gran Paradiso, Abruzzo o Circeo (quello della Calabria, all’epoca, neanche c’era). Mi affascinava (e mi affascina ancora) l’idea di ammirare il salto di uno stambecco, ascoltare l’ululato di un lupo o, più semplicemente, di camminare per ore in un bosco senza sentire gli spari dei fucili o il rombo dei motori, in assoluto silenzio, a parte i suoni e i rumori della natura. Ma si sa, i tempi cambiano, e con essi le idee e il significato delle parole. Adesso in Calabria i nuovi “parchi” che si diffondono sul territorio sono quelli eolici: bianche torri alte 100 metri che svettano un po’ dovunque, in mezzo ai boschi e sulle montagne, lungo le rotte di migrazione degli uccelli. All’inaugurazione delle gigantesche turbine che spuntano nel verde si assicura che il “parco” non solo è stato realizzato nel pieno rispetto dell’ambiente forestale, ma che addirittura lo ha salvaguardato, mediante la costruzione e il miglioramento delle strade di montagna. Cioè l’apertura di nuove strade nei boschi montani o l’allargamento di quelle esistenti, favorirebbe la tutela stessa della montagna, ma non solo: faciliterebbe lo sviluppo turistico e la lotta agli incendi, oltre, ovviamente, a far risparmiare migliaia di tonnellate di anidride carbonica. Troppa grazia, Sant’Antonio!

Vi immaginate una famiglia di veneti, stanchi di vedere le loro intoccabili Dolomiti, patrimonio dell’Unesco o di toscani, stufi delle tanto decantate verdi colline immutate da secoli, che si reca in un’agenzia turistica per prenotare un indimenticabile viaggio in Calabria alla ricerca di un moderno palo d’acciaio con tre eliche che girano tra le nuvole, magari con un alberghetto vicino per svegliarsi al rumore dell’ultimo modello di rotore da tot megawatt? Altro che i due mari puliti di una dimenticata pubblicità, o i paesaggi incontaminati di monti coperti di boschi: il futuro del turismo in Calabria sono loro, i “parchi” eolici. Male che vada, le nuove e più agevoli strade nei boschi, saranno utilizzate per qualche gara di motocross, l’ennesimo “premio della montagna” per fuoristrada o quad, una bella mangiata con la famiglia modello “Franco, oh Franco”, con conseguente ricordino a base di sacchetti, bottiglie e piatti di plastica e qualche scorribanda di riconoscenti bracconieri. Se poi, al prossimo acquazzone, i terreni disboscati per far posto alle strade di montagna e alle basi di cemento, dovessero alimentare fiumi di fango che cancellano strade e campagne, isolano interi paesi e sterminano intere famiglie, si farà sempre in tempo a prendersela con il “dissesto del territorio”, i fiumi che “non vengono puliti”(?) e con quel cattivone di Stato che ci ha abbandonati. L’unica speranza è che almeno le pale rotanti riescano a salvarci dal disastro ambientale dell’inquinamento atmosferico che toglie il sonno a tanti sindaci calabresi.

A giudicare infatti dalle nuove selve di pali dei parchi esistenti e degli altri che spuntano come funghi, tra non molto basteranno l’eolico e le centrali dove si bruciano gli alberi a salvarci dall’Effetto Serra, salvo poi tenere accesi i termosifoni negli edifici pubblici con le finestre aperte “perché si muore di caldo” e le luci in pieno giorno, perché tanto paga il Comune. I soliti magistrati rompipalle sostengono che, se l’energia è pulita, l’affare è decisamente sporco, ma in Calabria, si sa, l’unica cosa che il vento può muovere senza che la ‘ndrangheta non voglia, sono le foglie. Forse.

*Responsabile Settore conservazione Wwf Vibo Valentia

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