mercoledì,Gennaio 22 2025

A Serra San Bruno discariche a cielo aperto e boschi saccheggiati, “Incrociamenti”: «Politica e istituzioni diano segnali credibili»

L’associazione interviene sul tema esprimendo preoccupazione per «amare e annose problematiche più volte segnalate e di cui nessuno si è mai preso carico»

A Serra San Bruno discariche a cielo aperto e boschi saccheggiati, “Incrociamenti”: «Politica e istituzioni diano segnali credibili»
I boschi di Serra

Le problematiche ambientali presenti nella zona delle Serre al centro dell’attenzione dell’associazione “Incrociamenti”. Con un apposito documento il direttivo del sodalizio esprime tutta la propria preoccupazione per le «amare e annose criticità» che affliggono quest’area dell’entroterra vibonese, «più volte segnalate e di cui nessuno mai si è preso carico».

Tra queste, «la precarietà dei sentieri e dei rifugi cadenti, l’annoso e colpevole abbandono segnato dalla raccapricciante presenza dei tetti in eternit di cui è nota a tutti la pericolosità rispetto alla salute pubblica, l’assenza quasi totale di punti di acqua potabile, le discariche a cielo aperto disseminate da gente senza scrupoli nei posti più belli della nostra montagna».

Incrociamenti pone poi l’accento sulla mancata informazione sui parchi eolici, argomento «su cui peraltro è nota la nostra posizione di aperto contrasto per l’indiscriminata installazione di esse, dettata, più che dagli interessi collettivi, dall‘avidità di gente senza scrupoli che accrescono i loro lauti profitti a danno del naturale ecosistema che ne viene irrimediabilmente compromesso». E, ancora, sulla presenza di enormi chiazze sboscate «che, come d’incanto, prendono il posto delle barriere impenetrabili alla vista dell’uomo, da cui ora non si fa fatica a scorgere, come da un binocolo, il mare e la spiaggia e anche le case circostanti non molto lontane dalla battigia. I bene informati – afferma la realtà associativa – sostengono che è tutto regolare e noi non ci vogliamo opporre a questa tesi. Solo osserviamo e segnaliamo la presenza di ferite profonde nel cuore della nostra montagna, preoccupati che esse nel tempo possano compromettere la sua maestosità e l’integrità della sua unica biodiversità. Perché non sempre le formalità, neanche quelle più ineccepibili, fanno giustizia della corretta conservazione di un patrimonio, materiale e immateriale, di inestimabile valore.

Il nostro – aggiunge – è un appello accorato alla politica e alle istituzioni, alle Articolazioni periferiche dello Stato, perché si riapproprino delle  problematiche segnalate, esercitando il loro dovere che è quello di ascoltare e di intervenire tempestivamente al fine di conservare al meglio le nostre immense risorse ambientali e per consentire la fruizione di servizi dignitosi a tutti coloro che intendono vivere quei posti, ora quasi interamente sottratti alla vita collettiva. Il controllo del Territorio deve essere loro appannaggio primario, impedendo il libero arbitrio e i gratuiti saccheggi, imponendo con la loro autorevolezza interventi pianificati e tagli razionali dei boschi, l’uso di mezzi meccanici idonei a conservare l’ambiente e impedendo la sua distruzione». Infine, il pressante invito ad uscire dall’indifferenza. «La politica e chi rappresenta le istituzioni – conclude – diano segnali concreti e credibili, altrimenti siamo destinati a soccombere tutti insieme, lo spopolamento diventa inesorabile. Siamo dunque obbligati a cambiare registro, la gente deve trovare il coraggio di indignarsi, la nostra spinta e la nostra attenzione non si arrestano, consapevoli che siamo già in forte e colpevole ritardo».

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