Sulle spiagge vibonesi buste di plastica e contenitori di polistirolo che arrivano da tutto il Mediterraneo
Pino Paolillo (Wwf) ripercorre le origini dell’allarme ambientale e lancia un appello: «Fermare l’inquinamento del mare richiede azioni concrete e uno stile di vita più sostenibile»

Correva l’anno 1982 quando, dopo aver raccolto una trentina di buste di plastica spiaggiate su un tratto di costa di pochi chilometri, presentai una denuncia all’allora Pretura di Pizzo (Giudice il Dott. Francesco Novarese). Quello che risultò dall’esame dei sacchetti, fu che recavano stampati i nomi di supermercati e negozi sia della Sicilia che della Campania, segno evidente che gli stessi venivano buttati in mare nottetempo al largo del Golfo di Sant’Eufemia, da qualche nave in transito sulla rotta tra le due Regioni e che poi le correnti trascinavano puntualmente da noi.
In quegli anni Il fenomeno aveva assunto dei caratteri davvero allarmanti, tant’è che le maree di spazzatura che si presentavano nella tarda mattinata per giorni e giorni, erano diventate un triste spettacolo di quelle lontane estati. In seguito si intervenne anche con l’uso di aerei da parte della Regione per accertare l’origine degli sversamenti illegali in mare e qualcosa cambiò. Da qualche giorno purtroppo sembra che le plastiche (e non solo) abbiano fatto di nuovo la loro comparsa in maniera più evidente del solito su alcuni tratti del litorale vibonese e la domanda che tutti giustamente si pongono è da dove provengano.
Ad esempio, proprio ieri mi è stato consegnato un contenitore di polistirolo recuperato su una spiaggetta di Pizzo, con la scritta indicante una pasticceria di Stromboli, per non parlare di un altro ”reperto”, un logoro sacco di plastica in cui si intravedono addirittura scritte in arabo.
Personalmente, pochi anni fa recuperai una cassetta per la conservazione dei pesci, sempre in polistirolo, con la scritta in greco Ellas…e le mareggiate invernali restituiscono alla terra quello che dalla terra al mare era arrivato. Ogni anno nel Mediterraneo vengono riversate infatti ben 229.000 tonnellate di materiale plastico, equivalenti a 500 container al giorno, secondo dati della Iucn (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura).
La maggior parte di rifiuti è costituita da plastica monouso, come sacchetti, confezioni, bottiglie con relativi tappi, per non parlare degli imballaggi e le plastiche usate nel settore e edile e dell’industria tessile. Insomma, di tutto, di più, considerando anche che di tutta la plastica prodotta nel mondo, solo una piccola percentuale (meno del 10% viene riciclata).
Quello a cui stiamo assistendo non deve però indignarci solo per i problemi legati alla balneazione, per cui, passata l’estate, tutto resta come prima, ma deve indurci a cambiare il nostro stile di vita a cominciare dal momento in cui facciamo la spesa. Alle autorità competenti (Magistratura e Forze dell’Ordine) resta il compito di avviare delle indagini per individuare e punire chi, ancora oggi, continua a trattare il mare come se fosse una discarica.
*responsabile settore conservazione Wwf Vibo