Tutti gli articoli di Ambiente
PHOTO
Si svolgerà il prossimo 24 aprile nella sala conferenze del Parco Nazionale delle Serre un convegno – dibattito dal titolo ”Rinnovabili si ma non così” che sarà introdotto dai saluti istituzionali del sindaco di Serra San Bruno, Alfredo Barillari e del presidente del Gal Serre Calabresi Marzaiale Battaglia a cui seguiranno gli interventi di: Alfonso Grillo, commissario del Parco delle Serre, Alberto Ziparo, docente di urbanistica e pianificazione ambientale all’Università di Firenze, Angelo Calzone, avvocato ambientalista già delegato regionale Wwf, Piero Polimeni, esperto in pianificazione energetica. A moderare e introdurre l’evento Valentino Santagati (Controvento Calabria) ed il giornalista Sergio Pelaia.
«Nella sola area delle Serre e delle Preserre – è quanto si legge in una nota – insistono attualmente ben 65 pale eoliche censite e sono in corso di valutazione progetti per altre 45, per un totale, purtroppo parziale, di 110 pale d’acciaio. Questa tendenza, se non contrastata, è destinata non solo a violare il paesaggio e troncare la biodiversità, ma proprio a far morire il territorio, inibendo lo sviluppo turistico e agricolo. Per non parlare delle criticità dovute al delicato equilibrio idrogeologico del territorio, sempre più compromesso dall’ulteriore consumo di suolo e dalla cementificazione. Produrre energia da fonti rinnovabili si può e si deve fare, ma utilizzando suolo già consumato e i tetti di case ed edifici, come ha certificato l’Ispra».

In questo senso, proprio qualche giorno fa una delegazione di 223 sindaci aveva evidenziato al Senato: «Occorre pensare a una convivenza armoniosa di ambiente e paesaggio, la transizione energetica si è purtroppo avviata in Italia con i peggiori auspici, impedendo alle comunità locali da noi rappresentate di incidere con cognizione di causa sull’ubicazione degli impianti per la produzione di energia rinnovabile. Ma un processo così importante e delicato deve essere incardinato dentro percorsi politici e democratici condivisi con la popolazione che non può subirne supinamente le conseguenze anche gravi e non può essere attuato in palese violazione del dettato costituzionale, che grazie al rinnovato articolo 9 della Carta fondamentale, tutela il paesaggio, gli ecosistemi e la biodiversità anche nell’interesse delle future generazioni».

