La testimonianza di chi vive con amarezza il declino del capoluogo tra assenza di clima natalizio e vetrine sbarrate: «Continuare a far finta di nulla non aiuterà a rinascere»
Tutti gli articoli di Attualità
PHOTO
Un Natale spento, con un centro storico costellato da vetrine sbarrate e sparuti eventi in programma. Una città svuotata, piegata su sé stessa. L’assenza delle luminarie incide, ma è solo l’ultimo degli aspetti di una comunità cha pare abbia «smesso di provarci», di credere che il cambiamento sia possibile. Sono questi i punti salienti della lettera inviata da una lettrice alla nostra redazione. Non uno sfogo lamentoso, ma una fotografia puntuale, da semplice cittadina, della situazione attuale a Vibo Valentia e su come il periodo delle festività natalizie negli anni si sia irrimediabilmente trasformato (in peggio).
Probabilmente qualcosa nella macchina amministrativa si è inceppato. A fine novembre scorso, infatti, il Settore politiche sociali, welfare e sanità aveva adottato una determina avente ad oggetto l’installazione e la gestione degli addobbi natalizi 2025. Nel documento si rimarcava l’intenzione dell’amministrazione a «procedere all’affidamento per il noleggio, l’installazione e la gestione di addobbi e luminarie natalizie con accensione il 29 novembre 2025 e spegnimento l’11 gennaio 2026». Le stringhe luminose, sebbene ormai installate, giovedì erano ancora spente. E non va meglio a Vibo Marina, popolosa frazione costiera, dove il periodo natalizio – raccontano i cittadini – si è trasformato in «un mortorio».
La lettera
«Sono una cittadina "adottata" dalla provincia di Vibo dal 2015...10 anni in cui il "regresso" di questa città mi spaventa e ancora di più in questo periodo...la amo come se fosse la mia città natale e non posso non esprimere un pensiero esente da ogni presunzione politica. A Vibo Valentia, quest’anno, il clima natalizio appare quasi inesistente. Non è solo una percezione emotiva: è un dato che emerge camminando per le vie principali, osservando le serrande abbassate, le vetrine vuote, la mancanza di atmosfera nelle strade che un tempo, almeno durante le festività, riuscivano a ritrovare un minimo di vitalità.
Quello che colpisce è la sensazione di una città che non reagisce più. Riguardando agli anni passati, anche quando la situazione economica era tutt’altro che semplice, Vibo riusciva comunque a esprimere una sua energia. Il Natale portava con sé un incremento naturale di movimento: i negozi allestivano vetrine curate, il centro si riempiva di famiglie, le attività commerciali si organizzavano per offrire qualcosa di speciale. Non era tutto perfetto, ma c’era un tentativo collettivo di creare un clima di festa, un minimo di identità, un segnale di presenza.
Oggi, invece, la situazione si presenta ben diversa. I dati che si osservano a occhio nudo sono tre:
1. Desertificazione commerciale: ogni anno chiudono attività senza che altre aprano. Il turnover è quasi nullo. Le vie del centro mostrano più “affittasi” che negozi attivi. Questo ha un impatto diretto non solo sull’economia, ma sulla vivibilità e sulla percezione di sicurezza e vitalità urbana.
2. Carenza di programmazione culturale: il calendario di eventi natalizi, quest’anno, appare privo di identità. Più che un progetto organico, sembra una raccolta di iniziative sparse, spesso ripetitive, prive di una strategia che coinvolga davvero cittadini, famiglie, turisti o attività commerciali. Un programma minimo, un “contentino” che non risponde alla reale esigenza di animazione urbana.
3. Clima sociale stagnante: il lamento è diventato la narrazione dominante. È come se Vibo avesse interiorizzato l’idea di essere una città destinata a non cambiare. E quando una comunità smette di credere nella possibilità di migliorare, ogni iniziativa – anche ben intenzionata – risulta debole.
Il punto non è la mancanza delle luminarie o dei mercatini. Il punto è che il Natale, per una città, è un termometro: misura la sua capacità di creare coesione, di essere attrattiva, di proporre qualcosa che vada oltre la sopravvivenza quotidiana. Se anche in un periodo simbolicamente forte come questo non si riesce a generare atmosfera, movimento e coinvolgimento, allora il problema è più profondo.
Un tempo, nonostante tutto, Vibo riusciva almeno a provarci. Oggi sembra essersi assestata su un immobilismo rassegnato. Questa riflessione non vuole essere un atto d’accusa sterile, ma una constatazione: qualcosa non va, e continuare a far finta di nulla non aiuterà la città a rinascere.
Servirebbe una programmazione anticipata, una visione culturale definita, una collaborazione reale tra amministrazione, commercianti e associazioni, e soprattutto un cambio di mentalità collettivo: dalla lamentela alla progettazione. Perché il Natale non è solo un periodo di festa: è un’occasione per misurare la salute sociale, culturale ed economica di un territorio. E quest’anno, purtroppo, Vibo mostra segni evidenti di un malessere che non si può più ignorare».



