la Scorta civica della famiglia Vinci-Scarpulla*
Le ultime traversie connesse alle notifiche in vista dell’udienza preliminare nel processo per l’autobomba di Limbadi, tra ritardi e omissioni, oltre ad aver causato il rinvio dell’inizio del dibattimento, hanno prodotto l’accorata protesta dei genitori di Matteo Vinci ed hanno suscitato allarme tra i cittadini che continuano a chiedere verità completa e giustizia celere per punire chi si è macchiato di un così tracotante atto terroristico-mafioso, culminato con l’esplosione della bomba di Limbadi del 9 aprile del 2018. E’ forte il timore che, dopo il pronunciamento della Cassazione favorevole all’indagata Lucia Di Grillo – posto dall’autorità inquirente a base della richiesta di archiviazione della sua posizione – la mancata notifica alla stessa della convocazione davanti al gup possa continuare a far instradare in maniera discutibile e contraddittoria un processo su cui pure la Dda di Catanzaro sostiene di aver investito tanto impegno e professionalità. Non a caso, la restante parte del nucleo familiare dei Mancuso, pur dovendo rispondere di queste gravissime accuse, ha assunto l’atteggiamento di chi pensa di poter far a meno di presentarsi al cospetto del giudice, approfittando del rinvio dell’udienza che ora rischia, incredibilmente, di far pure scadere i termini della custodia cautelare. Sarebbe una sconfitta insopportabile quella di vedere, durante il processo, tutti gli indagati a piede libero, tornare ad essere vicini di casa dei genitori di Matteo, ancora proprietari del terreno confinante con il fondo agricolo che è all’origine del calvario e delle angherie subite dalla famiglia Vinci. Ne uscirebbe offuscata la forza e l’autorevolezza dello Stato di diritto, oltre che andarne di mezzo la stessa sicurezza di chi, come Francesco Vinci e Rosaria Scarpulla, per via di questi ritardi non ha potuto formalizzare ancora la costituzione di parte civile e continua a vivere con un sistema di protezione assai circoscritto e, a nostro avviso, inadeguato.
*Salvatore Borsellino, don Giacomo Panizza, Francesca Munno, Agostino Pantano, Francesco Saccomanno, Maria Pia Tucci, Sonia Rocca, Emma Leone e Franco Mileto
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