«Risorse disponibili e norme chiare non bastano se la macchina amministrativa perde il senso della responsabilità verso i cittadini»: lo afferma Soccorso Capomolla, direttore sanitario del Don Mottola Medical Center di Drapia, denunciando il blocco delle convenzioni con le struttura private accreditate. I cargiver degli ospiti della Rsa di Drapia hanno scritto a prefetto, Asp e Regione per sollecitare la firma, sottolineando quanto sia pesante continuare a pagare di tasca propria.

Secondo Capomolla, «per oltre due anni il territorio vibonese ha denunciato una verità scomoda: i Livelli essenziali di assistenza, soprattutto nell’area socio-sanitaria e della continuità assistenziale, non venivano garantiti». Famiglie e caregivers, ricorda, «hanno sostenuto costi ingenti per prestazioni che avrebbero dovuto essere assicurate dal servizio pubblico» e «non si trattava di richieste straordinarie, ma di cure dovute», come riabilitazione estensiva, assistenza residenziale medicalizzata e percorsi di post-acuzie per evitare ricoveri impropri.

Oggi, però, Capomolla segnala un cambiamento: «La Regione Calabria ha finalmente messo a disposizione risorse significative e, soprattutto, ha costruito una cornice normativa chiara che consente di acquistare sul territorio vibonese le prestazioni socio-sanitarie necessarie per colmare Lea storicamente carenti». Il punto di svolta sarebbe nel «combinato disposto del Dca 302 e del Dca 316».

«Il Dca 302 ha ridefinito i livelli massimi di finanziamento per il triennio 2025–2027; il Dca 316 ne ha chiarito l’utilizzo, consentendo alle Aziende sanitarie di impiegare non solo il finanziamento ordinario, ma anche gli incrementi ad hoc e le risorse non spese nelle annualità precedenti», puntualizza il direttore sanitario.

Per l’Asp di Vibo Valentia nel 2026 «la disponibilità finanziaria complessiva supera i 10 milioni di euro, sommando il finanziamento ordinario, l’incremento ad hoc previsto dal Dca 302 e le risorse non utilizzate nel 2025, rese pienamente disponibili dal Dca 316», mentre «il fabbisogno economico individuato per attivare l’offerta privata accreditata esistente sul territorio è di poco superiore ai 5 milioni di euro annui». Le risorse, conclude, «non solo ci sono, ma sono più che sufficienti».

Ma resta un nodo: «A oltre un mese dalla piena disponibilità delle risorse, la tecnostruttura dell’Asp stenta ad attivare le contrattualizzazioni. Gli atti non arrivano, le strutture restano ferme, i cittadini continuano a pagare». Una sospensione dell’assistenza che Capomolla definisce «un paradosso difficile da giustificare: mentre i fondi sono formalmente assegnati e utilizzabili, la risposta assistenziale resta sospesa».

Le cause possibili? «Prudenza amministrativa, difficoltà organizzative, inerzie procedurali». Ma ciò che preoccupa di più è «la perdita di una dimensione etica dell’azione amministrativa» perché «dietro ogni contratto che non viene firmato ci sono cittadini che, da anni, anticipano di tasca propria prestazioni Lea».

Da qui una domanda: «Non si sta forse manifestando una grave asimmetria decisionale all’interno della tecnostruttura?» Una situazione in cui «la componente sanitaria appare silente, mentre prevalgono rigidità amministrative e atteggiamenti che talvolta assumono i contorni di una logica punitiva, distante dal territorio e dai suoi bisogni reali».

Per Capomolla servono «professionalità solide, radicate nei principi dell’evidence based medicine, della lettura reale del bisogno territoriale e dell’equità di accesso alle cure», capaci di trasformare norme e risorse in servizi. «Non apparati paralizzati dall’attesa o da equilibri estranei alla missione sanitaria».

Il tema, conclude, è prima di tutto umano: «È necessario recuperare una dimensione etica “laica” della responsabilità amministrativa: quella che fa della propria azione un principio di ordine, razionalità e servizio del bene comune».Perché «oggi non mancano né le risorse né le regole. Manca, semmai, la capacità – e il coraggio – di tradurle in atti concreti».

E il messaggio finale suona come un ultimatum: «Il tempo delle spiegazioni sta finendo. È iniziato quello delle decisioni».