L’associazione Ali di Vibonesità torna a farsi sentire con toni durissimi sulla sanità vibonese e, per la seconda volta in pochi giorni, rilancia l’appello ai sindaci della provincia affinché restituiscano la fascia tricolore al prefetto. Un gesto simbolico ma, nelle intenzioni dei promotori, capace di certificare il fallimento del dialogo istituzionale e di scuotere una situazione che viene descritta come ormai fuori controllo.

Nel comunicato diffuso dall’associazione si parla senza mezzi termini di un sistema che «continua a scherzare con il fuoco, utilizzando strategie ad effetto che però cozzano contro l’evidente realtà di ciò che accade». Nel mirino finiscono Regione Calabria, Conferenza dei sindaci e vertici dell’Azienda sanitaria provinciale, accusati di «sfuggire al dialogo con associazioni e cittadini, snobbando la pressione popolare». Un silenzio che, secondo Ali di Vibonesità, sarebbe diventato ancora più evidente dopo l’incontro del 10 dicembre scorso tra il Comitato ristretto della Conferenza dei sindaci e la Cittadella regionale, dal quale non sarebbero scaturite risposte concrete.

«La situazione peggiora – continua la nota - quando si dice che la Regione mette a disposizione i fondi per rinnovare le convenzioni con le strutture private, mantenendo sempre in secondo piano la dura condizione degli ospedali dove sale l’allarme rosso per la sospensione dei servizi ambulatoriali, in aggiunta a quelli delle unità operative ridotte ormai alla sopravvivenza che potrebbero anticipare, addirittura, per quel che trapela, drammatiche e possibili chiusure». Uno scenario definito come «il teatrino della politica sanitaria calabrese», ambientato tra la Cittadella e Palazzo ex Inam, che avrebbe ormai perso ogni credibilità agli occhi dei cittadini.

«La farsa è stata scoperta: il cittadino ha intuito e ritiene sia giunta l’ora di tirare fuori gli artigli», si legge ancora nel comunicato, che parla apertamente di una «guerra tra le popolazioni vibonesi da una parte e la Regione Calabria, il commissario ad acta per la spesa sanitaria, la Conferenza dei sindaci e la terna commissariale all’Asp dall’altra». Un conflitto che rischia di trascinarsi nel nuovo anno, tanto che il 2026 viene evocato come un orizzonte carico di pessimismo: «Per noi è l’alba di un anno al fulmicotone».

Ampio spazio viene dedicato alla situazione degli ospedali del territorio. Per i presìdi di Vibo Valentia, Tropea e Serra San Bruno «si apre un altro capitolo pietoso», segnato dalla riduzione di servizi essenziali e da «effetti devastanti» sulla popolazione. All’ospedale Jazzolino la neurologia sarebbe «sul punto di gettare la spugna»: l’ambulatorio per le prestazioni esterne viene definito «ko», mentre il reparto continuerebbe a reggere «solo per la passione e la capacità di Franco Galati e di tutti i suoi collaboratori». Un impegno quotidiano che, secondo l’associazione, «non basta più». Le criticità non risparmierebbero neppure altri reparti: «È in panne anche Ortopedia, Psichiatria continua a mantenere chiusi i battenti, il Pronto soccorso e medicina d’urgenza è in affanno continuo», con il primario Enzo Natale che «non sa a quale santo votarsi per mantenere in forma una unità operativa così delicata».

Nel comunicato si parla di una Cittadella regionale che «fa finta di non capire» e di un Asp in cui «c’è chi sostiene che la terna commissariale conti i giorni che mancano per tornare a casa e dormire sonni tranquilli». Un clima che, sempre secondo Ali di Vibonesità, scoraggerebbe persino il tentativo di interlocuzione da parte di associazioni e cittadini, nonostante la resistenza di chi continua a battersi «contro il silenzio e contro una strategia volta a mantenere inascoltati gli appelli di una popolazione penalizzata dall’atteggiamento discutibile di una classe politica incapace di trovare unità d’intenti».

Da qui la richiesta, già avanzata nei giorni scorsi e ora ribadita con forza, di un gesto clamoroso da parte dei sindaci. Per l’associazione, «di fronte a una situazione conclamata, certificata e di straordinario interesse sociale», alla Conferenza dei sindaci «non resta che prendere atto del pieno fallimento nel tentativo di trovare un’intesa con la Regione» e compiere «la scelta più giusta e sacrosanta»: consegnare le fasce tricolori al prefetto Anna Aurora Colosimo. Alla rappresentante del governo viene rivolto un ringraziamento esplicito «per aver tentato con garbo, intelligenza e alta capacità professionale di dare una svolta alla difficile crisi sanitaria vibonese».

Il giudizio sul ruolo dei sindaci è netto: «Il ruolo dei sindaci sulla sanità che non funziona nei territori è fallito, per incapacità e soprattutto per non aver avuto la forza di andare oltre la difesa di ogni singola bandiera». Lo stesso “tagliando di partenza” viene auspicato anche per la terna commissariale dell’Asp, prossima alla scadenza del mandato, che potrebbe «lasciare anzitempo poltrone e scrivanie a Palazzo ex Inam».

Nel finale, tra sarcasmo e amarezza, l’associazione cita anche la figura del direttore generale di Azienda Zero e commissario straordinario dell’Asp, osservando che «bisogna fare i complimenti a chi ha inventato Gandolfo Miserendino», salvo aggiungere che «peccato gli manchi il terzo incarico». Ma al di là delle punte polemiche, il messaggio conclusivo è un appello politico: «Alla fine non resta che rivolgersi alla politica affinché si riappropri, una volta per tutte e concretamente, del compito di difendere realmente il diritto alla salute dei cittadini».