venerdì,Aprile 19 2024

Operazione “Filo Rosso”: per la Dda nessun reato ai danni di Zoom24

Nessuna tentata violenza aggravata dal metodo mafioso ai danni del giornale on line con sede a Vibo. Il pm antimafia decide di non procedere contro tre indagate

Operazione “Filo Rosso”: per la Dda nessun reato ai danni di Zoom24

Nessuna tentata violenza aggravata dal metodo mafioso. Nessuna pressione “con metodo mafioso” verso la redazione del giornale on line Zoom24, con sede a Vibo Valentia, da parte di tre donne di Lamezia Terme che chiedevano la cancellazione di un articolo della giornalista Gabriella Passariello dal titolo: “Filo Rosso, le relazioni extraconiugali e le ritorsioni all’interno della cosca”. Queste le conclusioni del pm della Dda di Catanzaro, Elio Romano, in relazione ad uno specifico capo di imputazione che era stato elevato nel gennaio scorso con l’avviso di conclusione indagini dell’operazione antimafia denominata “Filo Rosso” contro il clan Giampà di Lamezia Terme. Il capo di imputazione in questione vedeva quale luogo di commissione la città di Vibo Valentia quando il 29 giugno del 2017 Francesca Caroleo, 51 anni, di Lamezia Terme, Manuela Fiumara, 30 anni, di Lamezia, e Marilena Giampà, avrebbero “compiuto atti idonei diretti in modo non equivoco a costringere i giornalisti Famularo Domenico e Passariello Gabriella, componenti della redazione della testata on line Zoom24, a rimuovere l’articolo pubblicato qualche ora prima sull’operazione di polizia giudiziaria c.d. Filo Rosso, in violazione del libero diritto di cronaca. Evento non verificatosi per cause indipendenti dalla loro volontà ed aggravato dalle modalità mafiose”. Tale contestazione non ha però retto al successivo vaglio dello stesso pm della Dda di Catanzaro. La difesa delle tre donne aveva sollecitato dopo gli interrogatori, avvenuti al cospetto degli operanti della Dda, specifiche attività integrative di indagine tese a dimostrare l’assoluta irrilevanza delle condotte delle tre donne sul piano della responsabilità penale. Il pm della Dda di Catanzaro, Elio Romano, ha quindi ora ritenuto di non esercitare l’azione penale nei confronti delle tre donne che non dovranno pertanto comparire dinanzi al gup distrettuale di Catanzaro per difendersi da tale accusa. Mancato esercizio dell’azione penale che per le difese assume ancor più significato alla luce del fatto che il pubblico ministero per gli altri 35 capi di imputazione (che riguardano fatti diversi) ed i rispettivi imputati ha invece avanzato richiesta di rinvio a giudizio. In questo caso l’udienza preliminare è stata fissata per il 4 giugno prossimo dinanzi al gup distrettuale di Catanzaro. Manuela Fiumara è difesa dall’avvocato Diego Brancia del foro di Vibo Valentia. Francesca Caroleo dagli avvocati Domenico Folino del Foro di Lamezia Terme e Diego Brancia, così come Marilena Giampà. Le ultime due donne sono rispettivamente la madre e la sorella di Giampà Saverio, per il quale è stata avanzata la richiesta di rinvio a giudizio per altre contestazioni.  Era stato il direttore di Zoom24, Mimmo Famularo, a sporgere denuncia ai carabinieri del Comando provinciale di Vibo Valentia su quanto accaduto evidenziando, anche nell’articolo del 30 giugno 2017, che si era trattato di “un’irruzione  dalle modalità mafiose”. Tesi che però, alla luce del mancato esercizio dell’azione penale da parte del pubblico ministero della Dda nei confronti delle tre indagate, non ha trovato conforto. 

 

 

 

 

 

 

 

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