venerdì,Aprile 26 2024

Frana di Maierato: il gup del Tribunale di Vibo dispone un nuovo supplemento istruttorio

Decisa la nomina di un consulente tecnico d’ufficio per accertare alcuni aspetti utili a chiarire cause e responsabilità per l’evento che nel 2010 ha sconvolto l’assetto territoriale del paese

Frana di Maierato: il gup del Tribunale di Vibo dispone un nuovo supplemento istruttorio

Un supplemento istruttorio con la nomina di un consulente tecnico d’ufficio per accertare alcuni particolari aspetti tesi a meglio chiarire cause e responsabilità per la frana di Maierato è stato disposto dal gup del Tribunale di Vibo Valentia, Graziamaria Monaco, nel processo per la frana che il 15 febbraio 2010 ha sconvolto l’assetto territoriale del piccolo centro confinante con Vibo Valentia. Si ritornerà quindi in aula il 26 settembre per il conferimento dell’incarico al Ctu e la prosecuzione dell’udienza preliminare che vede imputati: Gianfranco Comito, 60 anni, di Vibo Valentia, dirigente pro-tempore della Provincia di Vibo del settore “Difesa del suolo e controllo degli scarichi delle acque”; Francesco De Fina, 67 anni, di Sant’Onofrio (Vv), dirigente pro-tempore della Provincia di Vibo; Giorgio Cinquegrana, 61 anni, responsabile del servizio Urbanistica e Ambiente del Comune di Maierato; Silvio Silvaggio, 65 anni, responsabile dell’Ufficio tecnico e del settore Urbanistica del Comune di Maierato; Carmine Sardanelli, 80 anni, di Pizzo Calabro, titolare della ditta “Intertonno srl” che si occupa della lavorazione del tonno; Giacinto Callipo, 44 anni, di Vibo Valentia, titolare della “Vercall” attiva nella verniciatura di profilati in alluminio; Silvano Fiorillo, 48 anni, di Piscopio (Vv), titolare dell’azienda “Marten srl” attiva nella produzione di saponi; Domenico Antonio Bilotta, 84 anni, di Pizzo Calabro, legale rappresentante della “Vetromed spa”, azienda attiva nella lavorazione del vetro. Nei confronti degli indagati vengono, a vario titolo, contestati i reati di frana colposa e disastro ambientale doloso. Le ditte finite al centro dell’inchiesta sono tutte ubicate nella zona industriale di Maierato, comune confinante con Vibo Valentia. L’ipotesi degli inquirenti sulla quale ora sarà necessario attendere il supplemento istruttorio voluto dal gup, è che solfuri, bromuri, ferro, zinco ed acidi provenienti dai residui industriali sarebbero finiti per anni, senza alcun trattamento di depurazione, direttamente nella fogna e nel torrente di Maierato, proprio nell’area poi oggetto nel 2010 della gigantesca frana. In particolare, secondo l’ipotesi accusatoria, le quattro aziende coinvolte nell’operazione avrebbero scaricato nel torrente, avvelenando l’intera area con l’illecito smaltimento di rifiuti speciali e pericolosi. Anche il depuratore del Comune di Maierato al servizio del Nucleo industriale, per gli investigatori, avrebbe funzionato malissimo contribuendo all’inquinamento. Nel torrente una delle aziende coinvolte – sempre secondo l’ipotesi accusatoria – avrebbe scaricato pure residui derivanti dalla lavorazione del tonno, tanto da rendere rossa l’acqua del torrente ed irrespirabile l’aria. Le indagini risalgono al 2008 dopo la denuncia di un contadino che aveva segnalato una strana colorazione del fosso Scuotapriti accompagnata da esalazioni nauseabonde, provenienti dal depuratore e dall’illecito smaltimento di reflui industriali inquinanti nel predetto fosso. Gli indagati, fra imprenditori e pubblici funzionari, avrebbero cagionato la frana contribuendo ad acidificare le acque del fosso attraverso lo scorrimento sotterraneo degli scarichi. 

 

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