martedì,Aprile 23 2024

Armi e munizioni: tre condanne definitive a San Calogero

La Cassazione dichiara “inammissibili” i ricorsi e conferma le pene inflitte in appello e primo grado

Armi e munizioni: tre condanne definitive a San Calogero

Confermate dalla prima sezione penale della Cassazione le condanne per detenzione di armi e munizioni nei confronti dei fratelli Fabio e Francesco Grillo, rispettivamente di 28 e 31 anni, e di Francesco Grillo, 33 anni, cugino dei primi due, tutti di San Calogero. Definitiva, dunque, la condanna a 4 anni e 6 mesi ciascuno nei confronti dei fratelli Grillo, mentre per Francesco Grillo, di 33 anni, la condanna è di 4 anni e due mesi. I loro ricorsi sono stati dichiarati dalla Suprema Corte “inammissibili”. Il 24 dicembre 2014 i carabinieri avevano trovato in un casolare di San Calogero adibito, a stalla, sette armi comuni da sparo clandestine (cinque fucili e due pistole) e numerose munizioni e cartucce di diverso calibro (circa 500). Due fucili e le munizioni erano state nascosti in un sacco. La responsabilità di Francesco Grillo ( cl. ‘87) è stata fondata sul rilievo che i carabinieri avevano notato anche tale imputato uscire dalla stalla assieme al fratello Fabio, che teneva in mano il sacco con le armi e le munizioni. Circostanza significativa della collaborazione data per asportare le armi dal luogo dove doveva essere compiuta la perquisizione e, dunque, di un comune possesso. Quanto al cugino Francesco Grillo (cl.’85), il giudice dell’udienza preliminare osservava che le armi erano state rinvenute nella stalla, dove l’imputato teneva due pony, presenti al momento della perquisizione. Secondo la Cassazione, la giurisprudenza ha chiarito che “integra la detenzione di arma la sussistenza in capo al soggetto di un potere di autonoma disponibilità dell’arma, situazione di cui le sentenze di merito hanno dato conto evidenziando come il ricorrente Grillo Francesco (cl. ‘85) avesse la concreta possibilità di disporre delle armi, custodite in luogo in cui egli aveva ingresso e a cui faceva quotidiano accesso, in accordo con gli altri detentori delle armi. Il motivo proposto, anche con riferimento alla posizione del ricorrente Francesco Grillo (cl.‘85), risulta quindi manifestamente infondato”. La sentenza di primo grado, al termine del giudizio con rito abbreviato, era stata emessa dal gup del Tribunale di Vibo il 12 gennaio 2016 e confermata dalla Corte d’Appello di Catanzaro l’1 dicembre 2016. 

 

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