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Rinascita Scott, il pentito Arena: «Razionale da giovane tentò il suicidio con l’acido»

La figura del boss di San Gregorio d’Ippona, da killer dei Mancuso ai processi “aggiustati”, dal rimorso per l’omicidio del cognato all’alleanza con Peppone Accorinti

Rinascita Scott, il pentito Arena: «Razionale da giovane tentò il suicidio con l’acido»
Saverio Razionale

Da killer dei Mancuso a boss di primo grandezza della ‘ndrangheta, ma che in giovane età avrebbe tentato anche il suicidio a causa di un rimorso. Bartolomeo Arena non ha risparmiato – nel corso della deposizione odierna nel maxiprocesso Rianscita Scott – Saverio Razionale, il numero due del locale di ‘ndrangheta di San Gregorio d’Ippona dopo Rosario Fiarè e personaggio che sarebbe intervenuto anche per “aggiustare” dei processi. Vicende per le quali – come emerso oggi in aula – sono ancora in corso approfondimenti investigativi. C’era un processo che andava sistemato – ha spiegato il collaboratore nel corso dell’esame del pm Annamaria Frustaci – per fare un favore ad alcuni soggetti della provincia di Reggio Calabria e quindi siamo andati a Roma da Saverio Razionale per vedere come aggiustare tale processo. Eravamo io, Raffaele Pardea ed il figlio Marco Pardea. Razionale era addentrato in diversi contesti e questi ragazzi reggini erano grandissimi amici di Francesco Antonio Pardea. Erano imputati per un omicidio eccellente – ha riferito Bartolomeo Arena – ed in Corte d’Assise d’Appello a Roma sono stati assolti”. Una vicenda sulla quale vige ancora il segreto investigativo e sulla quale, quindi, Bartolomeo Arena non è potuto andare oltre nel corso dell’esame.

Dal tentativo di suicidio a killer di Peppe Mancuso

Sulla figura di Saverio Razionale in relazione ad altri avvenimenti, dalla deposizione di Bartolomeo Arena sono quindi emersi particolari del tutto inediti come un presunto tentativo di suicidio in giovane età. “Negli anni ’80 Saverio Razionale e Giuseppe Accorinti facevano parte del gruppo di Peppe Mancuso (cl. ’49), detto ‘Mbrogghja, il quale aveva a sua disposizione una batteria di fuoco costituita, oltre che da Razionale ed Accorinti, anche da: Nazzareno Pugliese di San Costantino Calabro, Raffaele Fiamingo di Rombiolo, i Mercuri di San Calogero, i Vinci di San Gregorio d’Ippona. In particolare, Michele Vinci, che ha un’azienda di movimento terra ed un’edicola a Vibo, faceva parte dello squadrone della morte ed era il braccio armato di Rosario Fiarè e Peppe Mancuso ed era inserito nel clan Fiarè già dagli anni ’70. Erano loro – ha riferito Bartolomeo Arena – che negli anni ’80 facevano gli omicidi per conto dei Mancuso di Limbadi. Tali confidenze mi furono fatte da mio nonno Vincenzo Pugliese Carchedi e anche da Antonio Grillo, detto Totò Mazzeo. Negli anni ’90, invece, Saverio Razionale e Giuseppe Accorinti sono stati gli autori degli omicidi di Roberto Soriano di Filandari e Antonio Lo Giudice di Piscopio che aveva accompagnato Soriano da Accorinti dopo il furto di una macchina. Roberto Soriano fu torturato e ucciso proprio per aver sparato nel 1995 a Briatico contro Saverio Razionale e Pino Fiorillo di Piscopio, rimasto ferito. Il mandante dell’agguato a Saverio Razionale – che già in precedenza era sfuggito ad altro agguato a San Gregorio d’Ippona – è stato Peppe Mancuso”.

Quindi la rivelazione di Bartolomeo Arena su un precedente tentativo di suicidio da parte di Saverio Razionale in giovanissima età. Era accaduto che a Pasquale Franzè di Vibo Valentia, detto U Tarra, nipote di Francesco Fortuna, alias Ciccio Pomodoro, erano stati rubati degli animali e lo stesso riferì proprio allo zio che non era la prima volta e che l’autore dei furti andava ricercato in Pino Gasparro, detto Pino U Gattu, all’epoca a capo della ‘ndrangheta di San Gregorio d’Ippona. Francesco Fortuna si portò quindi a San Gregorio per cercare Pino Gasparro e la prima persona che incontrò fu Saverio Razionale, cognato di Gasparro. Fortuna – ha raccontato Bartolomeo Arena – chiese proprio a Razionale dove si trovasse il cognato e di accompagnarlo da lui. Razionale, non sapendo delle intenzioni di Fortuna, lo accompagnò in piazza da Pino Gasparro dove però la discussione degenerò e Ciccio Pomodoro tirò fuori la pistola uccidendo Pino Gasparro e ferendo di striscio lo stesso Razionale. Saverio Razionale che, per il rimorso di essere stato lui a condurre Ciccio Pomodoro al cospetto di suo cognato Pino Gasparro, tentò il suicidio con l’acido o la varechina”. Tali notizie sarebbero state riferite a Bartolomeo Arena da Antonio Macrì, dal 2012 – secondo il collaboratore – “contabile” del nuovo locale di ‘ndrangheta di Vibo Valentia. Nel 1981 Saverio Razionale aveva 19 anni. Francesco Fortuna, dopo essersi dato alla latitanza per l’omicidio di Pino Gasparro, è stato poi catturato venendo condannato a 22 anni. Uscito per scadenza termini, nel settembre del 1988 è stato ucciso a Pizzo – all’età di 39 anni – mentre si trovava al soggiorno obbligato. Pasquale Franzè, detto U Tarra, è stato invece ucciso a Vibo Valentia in via Giovanni XXIII, nel quartiere Affaccio alle 5.30 di mattina mentre si trovava nella sua moto Ape. Era il 19 maggio del 2006. Sia l’omicidio di Francesco Fortuna che quello del nipote Pasquale Franzè sono ad oggi impuniti.

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