Rinascita Scott: Bartolomeo Arena, i Fiarè-Razionale-Gasparro e l’imprenditore Lo Riggio
La latitanza del boss Peppe Mancuso ed i figli nati a San Gregorio. Il denaro riciclato in diverse attività economiche e gli esponenti apicali del clan
Terza giornata di deposizione per Bartolomeo Arena dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia nel maxiprocesso Rinascita Scott. Con l’esame condotto dal pm della Dda Annamaria Frustaci, il collaboratore di giustizia si è soffermato sulla struttura di ‘ndrangheta presente a San Gregorio d’Ippona. “Dopo l’omicidio di Pino Gasparro, ucciso nel 1981 da Francesco Fortuna, detto Ciccio Pomodoro, con cui in precedenza era amico, a prendere il comando sono stati Rosario Fiarè, i Vinci e Saverio Razionale. I Fiarè nel Vibonese sono quasi a livello dei Mancuso e comunque ai Mancuso di Limbadi legati particolarmente poiché negli anni ’80 Giuseppe Mancuso, detto ‘Mbrogghja, aveva trascorso parte della latitanza a San Gregorio d’Ippona e ha avuto due figli da una donna del luogo di cognome Valia: Luigi Mancuso e Peppe Mancuso. Luigi Mancuso, figlio di Giuseppe Mancuso, si è poi sposato con la figlia di Rosario Pardea l’anziano. I due figli di Giuseppe Mancuso risiedono a San Gregorio d’Ippona. I Fiarè hanno poi un parente che stava a Torino, Lorenzo Fiarè che aveva fatto diversi anni di carcere, ed in Piemonte aveva un bar-tabacchino. Gli esponenti apicali del clan riconosciuti dalla ‘ndrangheta di Polsi sono: Rosario Fiarè e Saverio Razionale. Altri membri apicali del locale di ‘ndrangheta di San Gregorio sono Gregorio Gasparro e Gregorio Giofrè”. [Continua in basso]
La figura di Gregorio Giofrè e gli affari
Bartolomeo Arena ha quindi spiegato che “Gregorio Giofrè, detto Nasone, genero di Rosario Fiarè, è stata la persona che ha portato a mio padre Antonio Arena l’imbasciata secondo la quale Peppe Mancuso voleva vedere mio padre. Era il 3 gennaio 1985 e mio padre – ha dichiarato il collaboratore – non è più tornato. Gregorio Giofrè io l’ho visto negli anni ’90 poiché legato a Tonino Fedele poi divenuto suocero di Luigi Vitrò, quest’ultimo mio grande amico. Insieme a Tonino Fedele, Gregorio Giofrè aveva una gioielleria a Vibo vicino al cinema Valentini dove lavoravano le mogli. Gregorio Giofrè era il personaggio del Vibonese – ha aggiunto Arena – che chiudeva tutte le maggiori estorsioni nel Vibonese ed era lui a prendere i contatti con gli imprenditori. Era legato a Pantaleone Mancuso, detto Scarpuni, con il quale divideva i soldi delle estorsioni. Gregorio Giofrè è stato anche il protagonista delle estorsioni alle ditte impegnate nei lavori del centro commerciale Vibo Center e Luigi Vitrò mi disse che si rapportava pure con l’imprenditore di Stefanaconi, Nazzareno Guastalegname, il quale aveva grossi interessi a Vibo nel settore delle costruzioni ed aveva realizzato diversi edifici nel quartiere Moderata Durant. Anche il negozio dei cinesi presente al Vibo Center – ha spiegato il collaboratore – si era messo a posto con Gregorio Giofrè e questa cosa me la raccontò Luigi Vitrò. Rosario Fiarè, invece, era solito dividere le grosse estorsioni con Peppe Mancuso. Giofrè si occupava anche di stupefacenti negli anni ‘90 insieme ad Antonio Grillo, detto Totò Mazzeo, ed a Rosario Fiarè”.
Gregorio Gasparro, Razionale e Il Mocambo
Bartolomeo Arena è quindi passato a parlare degli affari e della figura di Gregorio Gasparro, detto Ruzzo, nipote di Saverio Razionale e figlio di Pino Gasparro, quest’ultimo ucciso nel 1981 da Francesco Fortuna. “Gregorio Gasparro curava nel Vibonese gli interessi dello zio Saverio Razionale, quando quest’ultimo si trasferì a Roma. Gregorio Gasparro era dedito all’usura ed aveva interessi anche nel settore degli idrocarburi. Saverio Razionale e Gregorio Gasparro erano quasi padroni del ristorante Mocambo a Pizzo, uno dei più importanti per i matrimoni nel Vibonese. Accade che per il matrimonio di Marco Pardea, i Pardea volevano uno sconto e io unitamente a Raffaele Pardea ed allo stesso Marco Pardea mi sono recato a Roma, con una Mercedes che ci prestò Marco Startari, per andare a trovare Saverio Razionale. Per contattare Razionale, il contatto era – ha precisato Bartolomeo Arena – Nilo Pisani, un vibonese che aveva una ditta di impianti elettrici a Roma e lavorava con Razionale. Razionale ci mandò a parlare con Gasparro e ricordo che effettivamente poi lo sconto per il matrimonio c’è stato”. [Continua in basso]
La figura di Mario Lo Riggio
Si è soffermato a lungo Bartolomeo Arena anche sulla figura dell’imprenditore, ed imputato, Mario Lo Riggio. “Gregorio Gasparro si rapportava principalmente con Mario Lo Riggio il quale aveva pure forti rapporti con Paolo Lo Bianco. Mario Lo Riggio era un imprenditore che fungeva da lavatrice di Gasparro e Paolo Lo Bianco, cioè riciclava il loro denaro. Ho conosciuto personalmente Mario Lo Riggio tramite Paolo Lo Bianco. Lo Riggio aveva la concessionaria Nissan con socio occulto Paolo Lo Bianco e fra loro c’era un comparaggio. Mario Lo Riggio era anche amico di mio zio Domenico Camillò e una volta mi disse anche che conosceva mio padre. In un’occasione, Mommo Macrì e Francesco Antonio Pardea contattarono Lo Riggio per avere dei soldi, ma intervenne Razionale il quale fece capire a Mommo Macrì e Francesco Antonio Pardea che potevano avere un aiuto economico da Mario Lo Riggio ma i soldi dovevano poi essere tutti restituiti”.
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