Continua a non darsi pace da sette anni. Anni di dolore e di amarezze. Il dolore, quello più grande: quello di perdere un figlio trafitto dal piombo mafioso. L’amarezza, quella che cerca di placare, e solo con la «giustizia» la potrà placare. Martino Ceravolo è questo che chiede, è questo che aspetta. Da qualche tempo è in giro per le scuole, incontra studenti, incontra persone, parla della sua storia e di quella di suo figlio Filippo ammazzato nel 2012, vittima di una guerra che non era sua. Sul suo ragazzo morto a 19 anni ha scritto un libro, vuole che la gente sappia, che quante più persone possibile conoscano questa storia atroce.
«Stento a trattenere le lacrime qui davanti a voi – ha raccontato ai ragazzi dell’Istituto tecnico economico di Vibo Valentia – ma lo faccio per Filippo. Dovevo essere al mercato a lavorare in questo momento, ma sono qui con voi, per dirvi chi era mio figlio, per dirvi come me l’hanno portato via». Un confronto alternato da racconti, domande, riflessioni.
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