giovedì,Aprile 25 2024

Operazione Tunus a Vibo, rinviato a giugno l’esame degli imputati

Sotto processo il gruppo imprenditoriale Naso-Mirabello accusato di bancarotta fraudolenta 

Operazione Tunus a Vibo, rinviato a giugno l’esame degli imputati

Riprenderà il 7 giugno prossimo con l’esame degli imputati il processo per bancarotta nato dall’operazione “Tunus” scattata nel luglio del 2013. Il Tribunale collegiale di Vibo Valentia, a causa dell’anomala composizione del Collegio per via dell’assenza di un giudice, ha infatti rinviato a tale data l’udienza. Nove gli imputati: Fortunato Mirabello, 76 anni, di Vibo Marina; Pietro Naso, 66 anni, di Drapia; Francesco Mirabello, 42 anni, di Vibo Marina; Iole Filia, 64 anni, di Vibo Marina; Teresa Filia, 68 anni, originaria di Pizzoni, ma residente a Brescia; Elisabetta Bagnato, 63 anni, di Drapia; Rosario Mirabello, 44 anni, residente a Vibo-Pizzo; Haythem El Ayadi, 38 anni, e Agostino Naso, 38 anni, di Drapia. Sono tutti imputati per concorso in bancarotta fraudolenta per aver distratto dal patrimonio della “Costruzioni Santa Venere srl” beni societari e risorse finanziarie per un ammontare complessivo di 1.213.237,48 euro. Il reato sarebbe stato commesso a Vibo Valentia l’8 aprile del 2011, data dell’intervenuta sentenza di fallimento della “Costruzioni Santa Venere srl”. Ai soli Agostino Naso, Fortunato e Francesco Mirabello viene anche contestato di aver distratto l’11 gennaio 2011 altre 170mila euro dalla società di costruzioni, mentre a Fortunato Mirabello ed al tunisino Haythem El Ayadi viene contestato di aver sottratto e distrutto i libri e le scritture contabili della società fallita allo scopo di procurarsi un ingiusto profitto e rendere impossibile la ricostruzione del patrimonio. Gli accertamenti sono scattati dopo una denuncia da parte di Equitalia del 2010 che segnalava come sin dal 2006 vi erano dei crediti insoddisfatti per 500mila euro nei confronti delle società della famiglia Naso-Mirabello. Nel corso delle indagini gli investigatori hanno quindi appurato che la società “Costruzioni Santa Venere srl”, gravata da rilevanti debiti di natura tributaria, aveva ceduto la proprietà delle quote ad una società tunisina e contestualmente trasferito la propria sede in Tunisia, dopo aver provveduto a spogliarsi a favore di altre società riconducibili agli imputati – la “Casa del Sole srl”, con sede a Vibo, la “Blu Mar & Charter srl” con sede a Brescia e la “Immobiliare Vielle srl di Firenze – dell’intero patrimonio immobiliare. Il tutto al fine di sottrarsi alle procedure di riscossione dei crediti da parte dell’erario ammontanti a circa 16 milioni di euro. Il meccanismo messo in piedi dagli imputati sarebbe consistito nel svuotare l’originaria società “Costruzioni Santa Venere srl”, poi dichiarata fallita, simulando dei trasferimenti di tutti i beni, attraverso contratti di compravendita, in altre società del gruppo che avrebbero continuato ad operare normalmente. Il passaggio della titolarità della “Costruzioni Santa Venere srl” ad altre società della famiglia vibonese Mirabello-Naso sarebbe servita, secondo gli inquirenti, per allontanare la responsabilità dalle persone fisiche, tanto che della “Santa Venere srl” gli investigatori non hanno rinvenuto nel corso dell’operazione neppure una carta. Altri trasferimenti fittizi sarebbero avvenuti in favore di società con sede a Novara. Fra i difensori degli imputati gli avvocati Francesco Stilo e Francesco Sorrentino. La curatela fallimentare è invece rappresentata dall’avvocato Enzo Cantafio.    LEGGI ANCHE: Dissequestrate dal Tribunale di Vibo le quote della società “Casa del Sole”

 

 

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