giovedì,Aprile 25 2024

‘Ndrangheta: confiscati i beni di Maurizio Tripodi, cugino dei Vallelunga

Il 60enne, originario di Mongiana, si era trasferito a Soverato Superiore. E’ stato condannato per associazione mafiosa e omicidio

‘Ndrangheta: confiscati i beni di Maurizio Tripodi, cugino dei Vallelunga

Beni per un valore complessivo di 18 milioni di euro sono stati confiscati dai militari del nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Catanzaro che hanno così dato esecuzione ad una sentenza emessa dalla Corte d’appello nei confronti di esponenti dei clan Procopio di San Sostene, Sia di Soverato e Tripodi di Soverato Superiore. Il provvedimento giudiziario scaturisce dall’operazione “Showdown” della Dda di Catanzaro, culminata nel dicembre 2011 con un fermo per associazione mafiosa e omicidio. Gli accertamenti patrimoniali svolti dai finanzieri hanno permesso di ricostruire gli interessi economici dei clan realizzati mediante il ricorso a schermi societari e a fittizie intestazioni di beni ed attività economiche. La sentenza, oltre a riconoscere in capo a numerosi imputati, tra cui quelli ritenuti i maggiorenti del clan Fiorito Procopio, Michele Lentini e Maurizio Tripodi, la responsabilità penale per vari reati, ha portato alla confisca del patrimonio riconducibile ai condannati. Si tratta di quote societarie, beni mobili ed immobili, attività economiche costituite da ditte individuali nonché da società a responsabilità limitata e la quota di un villaggio turistico in fase di realizzazione denominato “San Sostene Resort” situato a pochi chilometri da Soverato.

Maurizio Tripodi, 60 anni, originario di Mongiana, nel Vibonese, è residente da anni a Soverato Superiore. E’ cugino del defunto boss Damiano Vallelunga di Serra San Bruno e viene ritenuto un esponente di vertice del clan Sia-Procopio-Tripodi, operante nell’area ionica soveratese ma in stretto collegamento con i “Viperari” delle Serre, cioè i Vallelunga di Serra San Bruno. Maurizio Tripodi, già sottoposto alla misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel comune di residenza per la durata di cinque anni, il 10 maggio 2012 era stato arrestato nell’ambito dell’operazione denominata “Showdown” e successivamente condannato in primo grado a 12 anni e 6 mesi di reclusione, perchè ritenuto colpevole, tra l’altro, di associazione mafiosa. La condanna è stata confermata in appello. [Continua dopo la pubblicità]

L’omicidio Todaro. Maurizio Tripodi è stato anche condannato in appello e in Cassazione a 20 anni di reclusione per l’omicidio e l’occultamento del cadavere di Giuseppe Todaro, scomparso il 22 dicembre 2009 a Soverato. Il delitto è stato inquadrato nella nuova guerra di mafia, impropriamente denominata “Faida dei boschi”, e sarebbe stato commesso da Tripodi in collaborazione con il defunto boss di Soverato Vittorio Sia.

Secondo le indagini il movente della scomparsa di Todaro sarebbe da ricondurre al tentato omicidio avvenuto nella serata del 21 dicembre 2009 di Vittorio Sia. Quest’ultimo avrebbe organizzato l’immediata reazione contro Todaro, ritenuto, insieme a Pietro Chiefari (che sarà poi assassinato il 16 gennaio del 2010), l’autore dell’agguato. Vittorio Sia si sarebbe avvalso della collaborazione di Michele Lentini, Maurizio Tripodi, del defunto Agostino Procopio e di Davide Sestito, cognato di Giuseppe Todaro.

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