mercoledì,Aprile 24 2024

‘Ndrangheta: Cassazione annulla aggravante nei confronti di Domenic Signoretta

Sarà necessario un nuovo processo di secondo grado nei confronti di quello che è ritenuto come l’armiere del boss Pantaleone Mancuso, alias “l’Ingegnere”, di recente vittima di un agguato a Ionadi

‘Ndrangheta: Cassazione annulla aggravante nei confronti di Domenic Signoretta

La Cassazione ha annullato per la seconda volta con rinvio la sentenza di condanna a 7 anni di reclusione nei confronti di Domenic Signoretta, 45 anni, di Ionadi, ritenuto l’armiere del boss Pantaleone Mancuso, alias “l’Ingegnere”, e di recente vittima di un grave attentato alla propria vita. La Suprema Corte ha accolto il ricorso proposto dagli avvocati Valerio Spigarelli e Francesco Sabatino annullando la sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Catanzaro che aveva condannato Signoretta a 7 anni di carcere per il reato di detenzione illegale di un vero e proprio arsenale (sette pistole, una mitragliatrice e fucili a pompa) scoperto dai carabinieri del Ros di Catanzaro nel Vibonese il 26 marzo del 2015. La Cassazione ha annullato la sentenza di secondo grado sull’aggravante mafiose, nonostante nel precedente giudizio d’appello sia stato escussi in aula il collaboratore di giustizia Andrea Mantella che ha confermato la vicinanza di Domenic Signoretta a Pantaleone Mancuso, alias “l’Ingegnere”. In Appello erano finite anche le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Arcangelo Furfaro di Gioia Tauro, uomo del clan Molè che con Domenic Signoretta aveva diviso un appartamento a Roma. Furfaro, fra le altre cose, ha accusato Domenic Signoretta di essere stato anche uno degli esecutori materiali dell’omicidio del broker della cocaina Domenico Campisi, ucciso a Nicotera nel giugno del 2011, delitto ad oggi impunito. Il 19 maggio scorso contro Domenic Signoretta – che si trova agli arresti domiciliari – sono stati esplosi numerosi colpi d’arma da fuoco ma il 45enne è riuscito a scampare all’agguato. 

Il 13 novembre 2017, Domenic Signoretta è stato anche condannato a 12 anni di reclusione dalla Corte d’Appello di Reggio Calabria in quanto ritenuto responsabile – nell’ambito dell’operazione “Mediterraneo” – di associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti con il clan Molè di Gioia Tauro. La Cassazione ha però annullato con rinvio anche in questo caso con riferimento all’aggravante dell’agevolazione del clan mafioso dei Molè e sarà pertanto necessario un nuovo processo di secondo grado. 

 

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