venerdì,Marzo 29 2024

Limbadi fra funerali “blindati” e il “giallo” per affissioni di cordoglio alla famiglia Mancuso

Le indagini si indirizzano verso una pista precisa mentre il decesso della figlia del boss Giuseppe Mancuso riapre il dibattito sul silenzio istituzionale e politico per situazioni imbarazzanti

Limbadi fra funerali “blindati” e il “giallo” per affissioni di cordoglio alla famiglia Mancuso
La piazza principale di Limbadi

Si sono svolti all’alba di ieri a Limbadi – alla presenza dei soli familiari e delle forze dell’ordine – i funerali di Nora Mancuso, venuta meno improvvisamente all’età di 44 anni. Una non notizia di interesse pubblico se non fosse che la defunta è la figlia del boss della ‘ndrangheta Giuseppe Mancuso, 72 anni (scarcerato a novembre dopo 24 anni di ininterrotta detenzione) e proprio per questo il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica – riunitosi in Prefettura a Vibo – ha inteso vietare i funerali pubblici che dovevano svolgersi venerdì pomeriggio nella chiesa di San Pantaleone. La vicenda ha avuto poi altra eco mediatica, atteso che – come rivelato per primi dalla nostra testata – per le vie del paese sono stati affissi due manifesti di cordoglio per la scomparsa di Nora Mancuso: uno a nome dell’amministrazione comunale (sindaco, assessori e consiglieri comunali) che si univa al “grande dolore dei familiari” per la scomparsa della donna, l’altro a nome del sodalizio politico “Risorgi Limbadi” – di cui è espressione il sindaco Pantaleone Mercuri – . Primo cittadino che, appresa la notizia, ha inteso sporgere denuncia alla locale Stazione dei carabinieri dichiarandosi estraneo ai due manifesti e sottolineando di non averli mai commissionati. [Continua in basso]

Le indagini

Se gli investigatori sulla vicenda mantengono il più stretto riserbo e chi ha commissionato i due manifesti non è ancora uscito spontaneamente allo scoperto, non mancano i “sospetti”. Che sia stato un atto voluto e pensato di proposito per danneggiare l’attuale amministrazione comunale e metterla in difficoltà per dissidi politici oppure si sia trattato del gesto sconsiderato di chi ha trovato normale un’affissione che tanto normale non è (specie se decisa ad insaputa dell’amministrazione comunale), non è dato al momento sapere. Vero è che non si esclude, al momento, che chi ha commissionato i manifesti possa ricoprire incarichi pubblici elettivi, magari nelle vesti di consigliere comunale. Non è la prima volta, del resto, che l’attuale amministrazione ed anche la minoranza si trovano sotto i riflettori e – con buona pace della Prefettura di Vibo – eravamo stati tra i primi a porre in evidenza (già all’atto della presentazione delle liste) legami, parentele, controlli e frequentazioni di alcuni candidati di entrambe le compagini con ambienti controindicati e personaggi vicini al clan Mancuso. La risposta da parte della politica locale è stata in molti casi quella di ricorrere agli insulti verso il nostro lavoro (anche in pubblici comizi di cui conserviamo copia e audio), dall’altro lato si è registrato il solito (ed a tratti imbarazzante) silenzio istituzionale da parte di chi – per legge – è preposto al controllo della vita degli enti locali onde accertare eventuali infiltrazioni o condizionamenti mafiosi (ed il “caso Provincia di Vibo” di questi mesi ed il silenzio istituzionale insegna qualcosa, al pari del silenzio istituzionale per altri centri dove impiegati comunali vengono premiati per “abnegazione al lavoro” pur se accusati di assenteismo e, dopo, anche accusati di aver vilipeso e bruciato cadaveri). Nel silenzio da entrambi i fronti – politico ed istituzionale – nel frattempo la situazione a Limbadi è anche peggiorata rispetto alle nostre prime denunce: uno stretto congiunto di un amministratore è stato infatti rinviato a giudizio in un’inchiesta antimafia (Imponimento), mentre altro eletto con frequentazioni con ambienti controindicati si è reso protagonista nei mesi scorsi dell’invio di missive ai suoi concittadini per sottolineare il “mancato rispetto di accordi presi in campagna elettorale” (non specificando con chi avrebbe stretto tali patti) per la composizione della giunta comunale.

La reazione del paese e dell’imprenditoria locale

Giuseppe Mancuso

La vicenda della scomparsa di Nora Mancuso – e ripetiamo anche in questa sede che le colpe dei padri non possono ricadere sui figli –, al netto dei parolai e dell’antimafia da salotto o “saltellante” riapre tuttavia il dibattito sulle mancate prese di distanza da alcuni “ambienti” non solo da parte della politica, ma anche da parte dell’imprenditoria locale. Non sono mancati, infatti, pubblici attestati di cordoglio sui social network all’intera famiglia Mancuso (e quindi anche a Giuseppe Mancuso) da parte di professionisti ed imprenditori locali (pur non risultandoci sinora prese di distanza da parte di nessun Mancuso rispetto ai propri familiari con problemi con la giustizia – se si esclude il collaboratore Emanuele Mancuso), così come non sono mancati fiumi di insulti nei confronti del nostro lavoro. Dati di fatto che danno l’esatta misura di quanto – al di là dei proclami – chi predica legalità da comode poltrone non conosca affatto il territorio e molto resta da fare per rendere davvero libere intere comunità.

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