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Imponimento: l’esordio del pentito Giuseppe Comito nel processo

La gestione del villaggio degli Stillitani ed i rapporti con i clan nelle dichiarazioni del collaboratore di Vibo Marina condannato a 30 anni per l’omicidio Scrugli

Imponimento: l’esordio del pentito Giuseppe Comito nel processo
Nel riquadro Giuseppe Comito
Giuseppe Comito

Una condanna definitiva a trent’anni per il concorso nell’omicidio di Francesco Scrugli, braccio destro di Andrea Mantella, alleatosi ai Piscopisani e ucciso il 21 marzo 2012 a Vibo Marina, nel contesto della faida coi Patania. Sette anni di detenzione per tale delitto, poi la decisione di saltare il fosso. Giuseppe Comito di Vibo Marina ha fatto stamane il suo esordio nel processo Imponimento che si sta tenendo nell’aula bunker dinanzi al Tribunale collegiale di Lamezia Terme. Parente di Nazzareno Colace di Portosalvo, ritenuto il braccio-destro del boss Pantaleone Mancuso, detto Scarpuni, ha raccontato la sua entrata nella criminalità organizzata ma soprattutto il suo ingresso in un villaggio turistico dei fratelli Stillitani. “Era Nino Accorinti di Briatico – ha dichiarato il collaboratore – ad imporre le assunzioni in tale villaggio degli Stillitani. Lo stesso Nino Accorinti di Briatico era riuscito pure ad estromettere i Foderaro per le escursioni alle isole Eolie dei turisti del villaggio Club Med. Ad occuparsi, invece, del trasporto dei turisti dal villaggio a Tropea e poi all’aereoporto erano Salvatore Muggeri, genero di Nino Accorinti, e Saverio Prostamo. Io sono stato assunto – ha continuato Comito rispondendo al pm Antonio De Bernardo – come guardiano nel villaggio attraverso Nazzareno Colace e Nino Accorinti. Ho lavorato lì dal 2000 al 2008. All’epoca al vertice della criminalità del Vibonese c’era Pantaleone Mancuso, detto Scarpuni, a Filadelfia c’erano invece gli Anello, a Sant’Onofrio e parte di Pizzo c’erano i Bonavota, a Zungri Peppone Accorinti, a Santa Domenica di Ricadi comandava Pasquale Quaranta, a Tropea i La Rosa, a Cessaniti e Pannaconi c’era Ciccio Barbieri. I Bonavota e gli Anello non rispondevano ai Mancuso ed all’epoca a mantenere i rapporti con Pantaleone Mancuso era Pasquale Bonavota”. [Continua in basso]

Il collaboratore si è quindi soffermato sulla costruzione del villaggio, poi sulla fornitura di beni e sulle imposizioni. “Sono stati Pantaleone Mancuso e Nino Accorinti a decidere le ditte che dovevano lavorare al Club Med e ricordo che proprio Accorinti ed un suo parente, Pino Polito, si erano messi d’accordo con gli Stillitani. Per i lavori edili di costruzione del villaggio venne contattato Franco Barba di Vibo e poi la ditta Guastalegname di Vibo che pagava l’estorsione direttamente a Giofrè di San Gregorio d’Ippona, detto Nasone, il quale portava poi i soldi a Scarpuni, con quest’ultimo che li divideva con Accorinti. Franco Barba era parente dei Lo Bianco e vicino a Scarpuni, e mentre stava realizzando i lavori viene arrestato in un’operazione e la ditta gli venne sequestrata. Ricordo – ha spiegato Comito – che Franco Barba con il figlio Bruno Barba ed il cognato Scordamaglia costituirono quindi una nuova ditta, misero gli stessi operai di quella sequestrata e continuarono i lavori di realizzazione di alcune villette. Gli impianti elettrici nel villaggio li fece Pino Polito, cugino di Accorinti. Idraulica e condizionatori c’era la ditta Lo Bianco di Vibo, vicina a Carmelo Lo Bianco, detto Sicarro. Per gli scavi c’era Nazzareno Mannella che gonfiava le fatture, cosa di cui si accorse lo stesso Emanuele Stillitani che era dalla mattina alla sera sul cantiere del villaggio. Della vegetazione se ne occupavano gli Stillitani e Facciolo, mentre il taglio delle piante era affidato a Mimmo Ciconte, detto Berlusconi, un cugino di Francesco Alessandria, quest’ultimo condannato con me per l’omicidio a Vibo Marina di Francesco Scrugli. Francesco Alessandria si occupava della gestione degli acquedotti ed era una persona vicina a Pantaleone Mancuso”.

A Scarpuni – secondo Comito – sarebbe stata pagata l’estorsione anche da parte di una ditta di Gioia Tauro che si occupava della pulizia del villaggio. “Della pulizia della spiaggia – ha proseguito il collaboratore – si occupava Franco Di Leo di Pizzo che pagava Accorinti, mentre per la fornitura del pane c’era un certo Pasquale di San Gregorio d’Ippona che pagava Mancuso e Giofrè, detto Nasone. Per il pesce c’erano invece i Ceravolo che pagavano Scarpuni”. Altre ditte che rifornivano il villaggio turistico avrebbero invece dato soldi “ad Antonio Accorinti, figlio di Nino, il quale – ha sostenuto Comito – si prendeva da loro anche il cloro per la piscina del villaggio Green Garden di Briatico che era degli Accorinti”. L’unico a non pagare nulla ad Accorinti e Mancuso sarebbe stato Mimmo Polito, personaggio ritenuto molto vicino a Scarpuni, il quale avrebbe rifornito di frutta il villaggio Club Med degli Stillitani. Club Med che, secondo Comito, avrebbe poi pagato un’ulteriore estorsione annuale ai clan.

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