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Imponimento: l’incendio al lido accanto a quello degli Stillitani e la pulizia delle spiagge

Il collaboratore Michienzi svela tutti i retroscena delle vessazioni patite dai Marcello, dalla distruzione dello stabilimento balneare all’ostruzione delle strade fra la pineta di Pizzo e Acconia

Imponimento: l’incendio al lido accanto a quello degli Stillitani e la pulizia delle spiagge
I pm De Bernardo e Bonfadini

Estorsioni, imposizioni persino per la pulizia della spiaggia ed incendi nei confronti di chi poteva fare concorrenza. E’ uno spaccato per nulla edificante quello che viene fuori dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Francesco Michienzi nel processo Imponimento. Siamo a cavallo fra i territori comunali di Pizzo e Curinga e nel periodo fra il 2004 ed il 2005 i clan si sarebbero messi a disposizione di alcuni imprenditori per danneggiare altri concorrenti.
Dinanzi al Tribunale collegiale di Lamezia Terme, il collaboratore nel corso dell’ultima udienza – rispondendo alle domande dei pm della Dda di Catanzaro Chiara Bonfadini e Antonio De Bernardo – è partito dalla pulizia delle spiagge dopo la realizzazione del villaggio Garden Resort degli Stillitani. I Fruci di Acconia di Curinga – ed in particolare Vincenzino Fruci – avrebbero infatti preso di mira l’imprenditore Franco Di Leo che «che sapevamo lavorava nel Club Med degli Stillitani. A noi però non riguardava il Club Med – ha spiegato Michienzi – perché  quello ricadeva nel territorio del comune di Pizzo dove c’erano gli Accorinti di Briatico». Franco Di Leo avrebbe gestito le piscine con i bagnini e si sarebbe occupato della pulizia delle spiagge, con i fratelli Giuseppe e Vincenzo Fruci, oltre a Francesco Michienzi e Vincenzo De Nisi, che avrebbero affiancato Di Leo nella pulizia con un loro trattore. «A Franco Di Leo gli abbiamo imposto quello che doveva fare – ha continuato Michienzi – perché in pratica il cugino di Fruci Vincenzo si chiama Pungitore Bruno, aveva un macchinario che puliva la spiaggia e questo macchinario è stato estorto da Fruci Vincenzo a Pungitore Bruno, abbiamo preso noi il mezzo e lo abbiamo consegnato per la spiaggia a Franco Di Leo dicendogli che doveva assumere un cognato dei Fruci: Tonino Gallo che veniva così pagato da Di Leo il quale versava poi ai Fruci pure l’estorsione. Al ragioniere degli Stillitani, Bruno Mercuri, abbiamo detto di riferire agli Stillitani che per la spiaggia se la vedeva Franco Di Leo». [Continua in basso]

Il lido dei Marcello incendiato e l’ostruzione della strada

Nel corso dell’esame, Francesco Michienzi ha anche parlato dell’incendio di un lido, «di uno stabilimento in costruzione che stava facendo un signore che aveva già una struttura a Pizzo, l’Olimpus. Questo Michele dell’Olimpus stava realizzando una struttura in legno, non so se era uno stabilimento, un lido, quello che era – ha spiegato il collaboratore – a poca distanza dal Club Med, era in mezzo alle due proprietà degli Stillitani perché da un lato c’era il Club Med, che faceva comune di Pizzo, poi c’era il vuoto riferito ai villaggi turistici, e poi sorgeva il villaggio Garden Resort Calabria. Quindi praticamente in mezzo a queste due proprietà c’era una strada che costeggiava la spiaggia, che passava da Torre Mezza Praia, e questa strada arriva in un punto che c’è una sbarra, che si chiama località Londinelli, sotto l’azienda di Santacroce Vito, che era un nostro amico, e in pratica questo signore usufruiva di questi passaggi per andare a quel lido che era quasi ultimato a livello di struttura, però non c’erano i bagnanti, non era attivo. Noi inizialmente – ha continuato Michienzi – per  questo lido all’inizio non abbiamo ricevuto l’ordine di incendiarlo. Inizialmente noi mettevamo in difficoltà il proprietario su ordine di Bruno Mercuri per accedere in quel luogo, perché le strade erano o dalla pineta di Torre Mezza Praia, che era la pineta poi del Garden Resort, o dalla strada di località Rondinelli, che era quella più esterna, accanto alla battigia. E in pratica abbiamo iniziato a creare difficoltà con i mezzi. Siccome noi avevamo lì l’aggancio anche con l’azienda Santacroce, l’abbiamo detto anche a Vito Santacroce, che ha il cancello esterno sulla strada, sulla località, io la chiamo Rondinelli, non lo so se si chiama così, insomma dove c’è la sbarra che lui, questo Michele, entrava da quella sbarra. E in pratica abbiamo detto – ha dichiarato Michienzi – a Vito Santacroce se poteva ostruire il passaggio con materiale, con rifiuti e roba varia che buttava là. Più volte mi sono recato anche io con il trattore di Fruci Giuseppe a fare dei solchi nella pineta e anche io ho buttato dei calcinacci». Vito Santacroce e Bruno Mercuri non figurano fra gli imputati.

Il Garden i Pizzo e, nel riquadro, Francescantonio Stillitani
Il Garden e l’imprenditore Francescantonio Stillitani

«Giuseppe Fruci si doveva comprare una casa con un terreno a contrada Ciceri, gli hanno cercato una cifra enorme e per sottovalutare il prezzo mandò a incendiare la casa e gliela pagò 40 milioni, una fesseria, la casa e il terreno. E tutto quel materiale di roba bruciata, pneumatici, calcinacci che abbiamo rotto le pareti, io andavo – ha continuato Michienzi – e lo scaricavo là, in quella strada per rendere impossibile il passaggio a questo Michele e in più distruggevamo io e Vincenzino Fruci le strade di passaggio della pineta. Era stato Bruno Mercuri ad ordinarci di fare tutto ciò perché la costruzione di questo nuovo stabilimento dava fastidio agli Stillitani». Gli atti di disturbo non sarebbero però bastati per fermare la costruzione del nuovo stabilimento e da qui l’incendio dello stesso. «Venne Bruno Mercuri – ha ricordato Michienzi – e mi disse che quel chiosco per volere degli Stillitani doveva scomparire e mi mandò da Vincenzino Fruci che mi ha portato la benzina per incendiare questo lido». Siamo a fine anno del 2005 quando va a fuoco lo stabilimento che doveva sorgere accanto al Garden Resort. [Continua in basso]

Giuseppe e Vincenzino Fruci

«Sono andato io ad incendiare il lido – ha confessato Michienzi – con il trattore di Facciolo. Sono andato con il trattore perché in precedenza avevo ostruito le strade e non potevo passare con la macchina, raggirando gli ostacoli che avevo creato insieme a Vito Santacroce e a Vincenzino Fruci. Ricordo che era estate ed ero già stato assunto regolarmente quale guardiano al Garden. Bruno Mercuri – ha concluso Michienzi – ha detto che gli Stillitani ringraziano, su questo non ci piove». Michele Marcello, Eleonora Marcello e Domenico Marcello, fratello di Eleonora ed all’epoca dei fatti gestore dell’Olimpus di Pizzo, sono parte civile nel processo con l’assistenza dell’avvocato Giovanna Fronte.  

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