mercoledì,Maggio 22 2024

Vibo, il Tar riapre il locale “Mamma non vuole” e sospende il ritiro della licenza

I giudici amministrativi fissano la trattazione del ricorso nel merito per novembre e accolgono la richiesta di sospensiva delle decisioni del Comune e della Prefettura adottate dopo la sparatoria nei pressi di piazza Morelli. Nei confronti del titolare, mercoledì la Dda ha chiesto 20 anni nel processo “Rimpiazzo”

Vibo, il Tar riapre il locale “Mamma non vuole” e sospende il ritiro della licenza

La prima sezione del Tar di Catanzaro ha accolto un’istanza di tutela cautelare ed ha quindi sospeso l’efficacia dell’ordinanza del 7 febbraio scorso del Comune di Vibo Valentia, con la quale è stata disposta la revoca della Scia presentata il 3 febbraio 2016 con la conseguente chiusura del pubblico esercizio denominato “Mamma non vuole” sito in piazza Morelli a Vibo Valentia. Sospesa anche l’efficacia della nota con la quale nel dicembre scorso la Prefettura ha chiesto al Comune di Vibo di procedere alla revoca della Scia ed anche la nota con cui il Comune ha avviato il procedimento amministrativo volto alla revoca della stessa Scia. Nell’accogliere il ricorso di Benito La Bella, di Piscopio, difeso dall’avvocato Walter Franzè, i giudici amministrativi ricordano che la licenza al “Mamma non vuole” è stata sospesa per quindici giorni dal questore dopo la sparatoria dell’ottobre scorso costata il ferimento del 32enne Domenico Catania e quindi della presenza nel locale, nei giorni successivi, di soggetti noti alle forze dell’ordine. [Continua in basso]

Riguardo, quindi, alla nota del prefetto di Vibo del 21 dicembre scorso secondo cui “l’esercizio commerciale è ritrovo di individui pregiudicati e di persone pericolose”,la determinazione di revoca, il cui procedimento è stato avviato in pendenza della sospensione della licenza, «pare basarsi sui medesimi fatti posti a fondamento della determinazione di sospensione, cosicché, pur a fronte dell’evidente gravità di tali fatti e dei precedenti di polizia del ricorrente», cioè di Benito La Bella, «non sembra ravvisarsi la reiterazione degli stessi che integra un indispensabile quid pluris affinché la revoca della licenza venga disposta successivamente alla sua sospensione».
Allo stato, dunque, per il Tar (salve ulteriori e successive attività valutative) sussiste il requisito del fumus boni iuris ed il periculum in mora, avuto riguardo al pregiudizio grave ed irreparabile derivante dalla chiusura dell’esercizio commerciale. Da qui il provvedimento di sospensione e la possibilità del locale di riaprire. Il ricorso nel merito è stato fissato per il 9 novembre prossimo. Mercoledì scorso nei confronti di Benito La Bella, 34 anni, di Piscopio, il pm della Dda di Catanzaro, Andrea Mancuso, ha chiesto 20 anni di reclusione nell’ambito del processo nato dall’operazione antimafia denominata “Rimpiazzo”.

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