Tropea, il consiglio comunale a rischio scioglimento

La commissione d’accesso agli atti (composta dal viceprefetto di Vibo Valentia, Lucia Iannuzzi, dal comandante della Compagnia dei carabinieri di Tropea, Francesco Manzone, e dal capitano Giovanni Torino della Guardia di finanza) ha concluso il suo lavoro.

Adesso dovrà redigere una relazione sulle risultanze dei controlli delle delibere licenziate dall’amministrazione e dagli uffici del Comune, da trasmettere al prefetto Carmelo Casabona. Questi avrà poi 45 giorni di tempo per formulare le sue conclusioni e inviarle a Roma. Quindi, spetterà al ministro degli Interni proporre al governo l’archiviazione della pratica oppure lo scioglimento del civico consesso per condizionamenti mafiosi, decreto che deve essere firmato dal presidente della Repubblica.

A determinale l’avvio dei controlli erano state alcune candidature nelle liste di “Tropea Futura” con a capo Pino Rodolico, che poi vinse le elezioni comunali della primavera del 2014, e “Forza Tropea” guidata dall’attuale capogruppo di minoranza Giovanni Macrì. Nomi citati in alcune inchieste giudiziarie contro i clan Mancuso di Limbadi e Larosa di Tropea.

A gennaio del 2015 poi è esploso il “caso Bretti”. L’ex assessore al Turismo, Antonio Bretti, il primo dell’anno ha presenziato al tradizionale “Tuffo di Capodanno”, dando all’evento una copertura istituzionale. Ebbene, tra i bagnanti, ripresi dalle telecamere della Rai, anche un uomo attenzionato dalle forze di Polizia. Da qui la decisione del primo cittadino di ritirare immediatamente le deleghe a Bretti perché “ha leso – c’era scritto nel decreto sindacale – l’immagine della città”. Bretti, però, non accettò di passare per “amico dei mafiosi”.

Pertanto chiese ed ottenne un colloquio con l’ex prefetto Giovanni Bruno. Non si è mai saputo niente sui contenuti del “faccia a faccia”, anche se nella “Perla del Tirreno” si è diffusa la leggenda che avrebbe rilevato delle “situazioni imbarazzanti riguardanti i suoi ex compagni di percorso”.

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