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Alcuni hanno presentato false dichiarazioni di reddito, altri hanno omesso di indicare i redditi dei componenti del nucleo familiari, altri, più semplicemente, lavoravano in nero ma hanno ottenuto il reddito di cittadinanza. Posizioni, redditi e nuclei familiari diversi residenti in area diverse della Ciociaria con un unico comune denominatore: non avevano alcun diritto per ottenere il reddito di cittadinanza. In totale sono trentasette le persone denunciate dalla Guardia di Finanza di Frosinone che ora rischiano da due a sei anni di reclusione. Ventisei sono di etnia rom, il restante cittadini italiani, tutti residenti tra Frosinone, Cassino, Sora, Anagni, Castro dei Volsci e San Giovanni Incarico. Gli accertamenti delle fiamme gialle, dirette dal colonnello Alessandro Gallozzi, sono partite sul finire dell’estate, quando, acquisti gli elenchi all’Inps dei beneficiari del reddito di cittadinanza (che, a seconda delle singole posizioni e dalla composizione del nucleo familiare, non può superare le 780 euro al mese, vale a dire 9.360 euro all’anno), hanno acquisito informazioni di dettaglio sulle Dsu (Dichiarazioni sostituite uniche) un’autocertificazione in sostituzione delll’Isee. In particolare i controlli si sono concentrati sulle informazioni reddituali dei singoli componenti dei nucleo familiari, ma anche sulle proprietà immobiliari e senza tralasciare i redditi da lavoro nero. Incrociando le Dsu presentate all'Inps, con i dati raccolti e le posizioni reddituali di fatto, si è scoperto che le 37 persone avrebbero ottenuto il reddito di cittadinanza senza avere diritto. L’importo totale che lo Stato ha erogato ai nuclei familiari percettori del reddito supera i 143 mila euro. Tra i casi spicca quello di un cassinate. La figlia dell’uomo lavorava in nero in un negozio di parrucchiere e il reddito non era stato indicato nella dichiarazione presentata all’Inps, ciò, secondo i finanzieri, per abbassare l’indice di redditività. C’è poi il caso di un imprenditore che avrebbe omesso di dichiarare il possesso di intere quote di una società a responsabilità limitata per un valore di 10 mila euro, ma come se non bastasse il figlio, inserito nel nucleo familiare, lavorava in nero, con un reddito non inserito nella dichiarazione presentata all’Inps. La maggior parte delle persone denunciate, come detto, sono di etnia Rom. “L’illecita percezione del reddito di cittadinanza, per i 26 cittadini di etnia rom - hanno spiegato gli investigatori - è stata realizzata attraverso la falsa dichiarazione, nell’istanza presentata all’Insp, dei beni mobiliari ed immobili detenuti, oppure dalla indicazione di una composizione del nucleo familiare diversa da quella reale, omettendo di indicare parenti proprietari di beni immobili in maniera tale da eludere i divieti imposti dalla legge”. Ora tutti sono stati denunciati a piede libero per violazione dell’articolo 7 legge del marzo 2019 istituita del Reddito di Cittadinanza e rischiano da due a sei anni di reclusione. Nel frattempo l’Inps, a seguito delle segnalazione delle fiamme gialle ha sospeso l’erogazione e avviato le pratiche per il recupero dei soldi. Quella portata a termine in queste settimane è solo la prima tranche di controlli. “Il reddito di cittadinanza - ha spiegato il colonnello Gallozzi - rappresenta una forma di sostegno per quanti concretamente hanno bisogno di assistenza, motivo per il quale siamo impegnati in prima linea a contrastare fenomeni di indebito accesso al beneficio, affinché le risorse economiche pubbliche possano essere spese correttamente ed indirizzate ai cittadini onesti”. Vincenzo Caramadre

Truffa aggravata per la percezione indebita del reddito di cittadinanza. Questa l’accusa mossa dalla Procura di Vibo Valentia che ha chiesto il rinvio a giudizio nei confronti di 26 indagati coinvolti in un’inchiesta della Guardia di finanza (Tenenza di Tropea) avviata lo scorso anno.
In particolare, la richiesta di rinvio a giudizio interessa: Pasquale Accorinti, 53 anni, di Santa Domenica di Ricadi; Silverio Agosto, 44 anni, di Nicotera; Giacomo Albanese, 62 anni, di Tropea; Domenico Burzì, 55 anni, di Joppolo; Francesco Carone, 42 anni, di Tropea; Carmine Cocciolo, 40 anni, di Ricadi; Saverio Corigliano, 52 anni, di San Giovanni di Mileto; Giovanni D’Aloi, 56 anni, di Nicotera; Michele De Benedetto, 65 anni, di Tropea; Francesco Donato, 55 anni, di Sant’Angelo di Gerocarne; Francesco La Rosa, 48 anni, di Tropea; Teresa Lo Bianco, 46 anni, di Portosalvo; Daniele Marturano, 49 anni, di Cessaniti; Leonardo Melluso, 57 anni, di Briatico; Ezio Mercuri, 58 anni, di Nicotera; Pasquale Morgante, 52 anni, nativo di Seminara, residente a Vibo ma elettivamente domiciliato a Piedimonte S.Germano (Fr); Gaetano Muscia, 58 anni, di Tropea; Raffaele Pardea, 63 anni, di Vibo Marina; Stefano Polito, 50 anni, di Joppolo; Carmen Rizzuto, 43 anni, di Vibo Valentia; Giuseppe Scarmozzino, 52 anni, di Acquaro; Vito Sportelli, 45 anni, di Putignano (Ba); Francesco Tavella, 54 anni, di Portosalvo; Rosario Tavella, 32 anni, di Vibo Marina; Francesco Todarello, 56 anni, di San Calogero; Antonio Zaccaro, 50 anni, di Tropea. [Continua in basso]
Le singole contestazioni

Gli indagati sono tutti accusati di aver omesso di comunicare informazioni dovute che avrebbero comportato la decadenza dalla percezione del reddito di cittadinanza. I controlli della Finanza hanno consentito di individuare 26 persone che, in prima persona o attraverso i propri familiari, hanno chiesto ed ottenuto dall’Inps il beneficio economico del reddito di cittadinanza, omettendo di dichiarare l’esistenza a loro carico di condanne (anche per associazione a delinquere di tipo mafioso).

Pasquale Accorinti è stato infatti condannato a 4 anni ed un mese (sentenza definitiva dal 2017) per narcotraffico, oltre alla pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni che l’avrebbe privato dal ricevere assegni da qualunque ente pubblico. Accorinti avrebbe percepito indebitamente la somma totale di 23.500,00 euro tra aprile 2019 e marzo 2021. Stesso discorso per Silverio Agosto, pure lui condannato per narcotraffico (2 anni e 10 mesi) con interdizione a cinque anni. Avrebbe percepito indebitamente 9.500,00 euro. Per Giacomo Albanese, invece, la percezione indebita ammonta a 397,17 euro, avendo omesso di comunicare un cumulo di pena e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Per Domenico Burzì la percezione indebita ammonta – secondo l’accusa – a 12.022,84 euro, essendo stato condannato a 3 anni per narcotraffico (e interdizione dai pubblici uffici per cinque anni). [Continua in basso]

Nei confronti di Francesco Carone la percezione indebita contestata ammonta a 11.927,88 euro (essendo stato condannato a 7 anni per narcotraffico ed all’interdizione perpetua dai pubblici uffici). Carmine Cocciolo è invece accusato di aver indebitamente percepito la somma di 4.422,68 euro (essendo stato condannato a 3 anni e 4 mesi per estorsione ed all’interdizione per cinque anni dai pubblici uffici), mentre Saverio Corigliano avrebbe indebitamente percepito 6.902,50 euro (pur essendo stato condannato a 2 anni e 8 mesi per procurata inosservanza di pena ed a cinque anni di interdizione). Fra i percettori del reddito di cittadinanza (2.499,92 euro) anche Giovanni D’Aloi, condannato in via definitiva per associazione mafiosa (clan Mancuso) al termine del processo “Black money” ed all’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Percezione indebita contestata pure a Michele De Benedetto, condannato nel 1984 a ben 27 anni di reclusione per rapina, sequestro di persona a scopo di estorsione e ricettazione. Pur essendo interdetto in perpetuo dai pubblici uffici avrebbe percepito indebitamente 12.920,95 euro.

Francesco Donato è stato invece condannato a 8 anni per tentato omicidio ai danni dell’avvocato vibonese Rosario Lopreiato e per estorsione. Pur interdetto dal 2016 dai pubblici uffici, è accusato di aver indebitamente percepito 7.982,38 euro. C’è poi Francesco La Rosa di Tropea, condannato a 5 anni per associazione mafiosa al termine dell’operazione “Peter Pan”: avrebbe percepito indebitamente 2.540,00 euro. Somma più consistente – 17.669,95 euro – viene contestata quale percezione indebita a Teresa Lo Bianco che avrebbe omesso di comunicare che il proprio coniuge convivente, Sante Tripodi di Portosalvo, è stato condannato a 6 anni e 8 mesi per associazione mafiosa ed estorsione ed all’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni. [Continua in basso]

Usura è invece il reato per il quale è stato condannato a 5 anni Daniele Marturano (ed all’interdizione per cinque anni). Avrebbe indebitamente percepito 197,30 euro fra l’aprile ed il giugno 2019. Anche Leonardo Melluso, ritenuto a capo dell’omonimo clan di Briatico – e condannato a 10 anni nel processo in abbreviato denominato “Costa Pulita” (è in corso l’appello) – figura fra i beneficiari del reddito di cittadinanza per la somma di 1.527,75 euro. Ezio Mercuri di Nicotera è invece accusato di aver indebitamente percepito la somma di 10.767,73 euro pur essendo stato condannato in via definitiva a 3 anni (più 2 anni di interdizione dai pubblici uffici), mentre Pasquale Morgante è stato condannato per narcotraffico a 4 anni e 6 mesi per narcotraffico ed alla pena accessoria cinque anni dai pubblici uffici. Tra aprile 2019 e settembre 2020 e poi fra dicembre 2020 e marzo 2021 avrebbe indebitamente percepito la somma totale di 15.760,00 euro.

Ammonta invece a 8.593,68 euro la somma (fra il settembre 2019 e il 26 marzo 2021) che sarebbe stata percepita indebitamente da Gaetano Muscia di Tropea, condannato a 5 anni per narcotraffico ed alla pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici.
Fra i percettori del reddito di cittadinanza anche Raffaele (detto Lello) Pardea, attualmente imputato nel maxiprocesso Rinascita Scott. Avrebbe percepito la somma totale di 4.500,00 euro tra aprile 2019 e settembre 2020, e tra luglio 2020 e marzo 2021, pur avendo una condanna definitiva sin dal 2017 a 3 anni e 6 mesi per danneggiamento (e l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni).

Narcotraffico è poi il reato per il quale è stato condannato Stefano Polito di Joppolo, il quale avrebbe omesso di comunicare la condanna definitiva a 5 anni e 20 giorni, oltre all’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Avrebbe così indebitamente percepito 4.919,70 euro.
Carmen Rizzuto avrebbe invece omesso di comunicare che il coniuge convivente Giuseppe Prestanicola è stato condannato in via definitiva per associazione mafiosa e furto a 3 anni e 6 mesi. La donna è accusata di aver indebitamente percepito 3.078,21 euro fra maggio 2019 e giugno 2020.
Più consistente la somma contestata a Giuseppe Scarmozzino – 15.882,28 euro – per erogazioni che vanno da aprile 2019 a gennaio 2020 e da gennaio a marzo 2021. Avrebbe omesso di comunicare di essere stato condannato nel 2018 (con interdizione a cinque anni).

Vito Sportelli avrebbe invece omesso di comunicare di essere stati condannato dalla Corte d’Appello di Lecce (definitiva il 5 aprile 2016) a 6 anni e 8 mesi per violenza, estorsione, incendio e rapina (interdetto in perpetuo dai pubblici uffici). Avrebbe percepito indebitamente 436,04 euro.
Per Francesco Tavella di Portosalvo la percezione indebita ammonta a 20.700,00 euro. E’ stato condannato per estorsione a 5 anni e 6 mesi ed interdetto in perpetuo dai pubblici uffici. Ammonta invece a 2.438,48 euro la contestazione mossa a Rosario Tavella, condannato a 3 anni e 5 mesi per lesioni personali ed estorsione.

Francesco Todarello di San Calogero – che avrebbe percepito indebitamente 2.500,00 euro – è stato infine condannato a 16 anni per omicidio e rapina ed all’interdizione perpetua dai pubblici uffici, mentre Antonio Zaccaro è stato condannato a 17 anni per omicidio, lesioni personali ed all’interdizione perpetua dai pubblici uffici (con sentenza divenuta definitiva nel 1998). Avrebbe percepito indebitamente 2.673,16 euro.
I difensori
Nel collegio di difesa ci sono gli avvocati: Giuseppe Monteleone, Giuseppe Spinelli, Giuseppe Orecchio, Sandro D’Agostino, Gaetano Scalamogna, Antonio Barilaro, Giuseppe Bagnato, Carmine Pandullo, Francesco Schimio, Salvatore Sorbilli, Patrizio Cuppari, Pietro Antonio Corsaro, Francesco Alessandria, Francesco Muscia, Domenico Infantino, Giuseppe Bruno, Maria Teresa Battaglia, Mario Bagnato, Marco Sciascia, Raffaele Mascolo.
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