martedì,Maggio 14 2024

Tribunale di Vibo al collasso nella sezione Lavoro, cause rinviate di un anno e mezzo. Scatta la protesta

Due soli magistrati togati ed un giudice onorario accumulano rinvii su rinvii. Lavoratori, avvocati e padri di famiglia aspettano da anni una sentenza. Le mancate assunzioni di responsabilità da parte della politica, del Ministero della Giustizia, del Csm ed in parte degli stessi giudici in un territorio dove Rinascita Scott è figlia anche di una giustizia civile negata

Tribunale di Vibo al collasso nella sezione Lavoro, cause rinviate di un anno e mezzo. Scatta la protesta
Il nuovo palazzo di Giustizia di via Lacquari dove si trova la sezione Lavoro
Il nuovo Tribunale di Vibo

Si terrà lunedì prossimo dalle ore 10 alle ore 12 un sit-in di protesta organizzato dal sindacato Slai Cobas per richiamare l’attenzione sulla situazione da tempo al collasso nella sezione Lavoro del Tribunale di Vibo Valentia dove le cause anziché essere decise vengono rinviate di anno in anno. Un “modus operandi” divenuto insostenibile e che ha portato sindacato, lavoratori – e chi da anni aspetta semplicemente una sentenza che gli dia ragione o torto – ad organizzare una manifestazione dinanzi al Palazzo di Giustizia di via Lacquari per richiamare l’attenzione su una situazione drammatica per un intero territorio dove i diritti vengono calpestati da un “Sistema Giustizia” che a Vibo Valentia non funziona. «Ha senso ancora parlare di giustizia a Vibo? Il Tribunale a Vibo esiste ancora? Non ha più senso parlare di diritti e di giustizia quando chi è chiamato a pronunciarsi decide continuamente di rinviare e non decidere. Che giustizia è mai questa»? E’ quanto sostiene lo Slai Cobas, che denuncia poi alcune anomalie, confermate da tutti gli avvocati che si occupano di cause di lavoro a Vibo Valentia e che anche la nostra testata ha riscontrato. Ad iniziare dalla mancanza di udienze di presenza dinanzi al giudice del lavoro con la motivazione del Covid. Udienze di presenza che sono invece importantissime perché con la trattazione scritta il lavoratore non può di fatto partecipare all’udienza e viene anche meno uno dei principi cardini legato all’oralità. «Com’è possibile – si chiede ancora lo Slai Cobas – che a Locri o a Lamezia Terme le cause di lavoro abbiano ripreso a svolgersi di presenza e solo a Vibo Valentia persiste il Covid e, quindi, esclusivamente la trattazione scritta»? Ed ancora: «Ad oggi per cause di lavoro iniziate nel 2017 e nel 2018 si registrano rinvii da parte del giudice, senza alcuna interlocuzione con gli avvocati che ormai non fanno da anni udienza di presenza a Vibo, al febbraio 2024». [Continua in basso]

Casi da record nella sezione Lavoro di Vibo

Ma c’è anche di peggio al Tribunale di Vibo, sezione Lavoro, con cause per licenziamenti del 2014 che ancora non sono andate a sentenza, nonostante la legge Fornero imponga tempi certi. Tempi che non vengono però rispettati già ad iniziare dalla fissazione della prima udienza che, puntualmente, avviene ben oltre i 40 giorni dal ricorso per come vuole la normativa. Ma questo è il meno. Ci sono cause che sono state rinviate dal giudice anche di un anno perché nel febbraio 2017 – ad esempio –, pur essendoci una splendida giornata di sole e temperature sopra i 14 gradi, nel nuovo palazzo di giustizia non funzionavano i termosifoni. Si arriva così al 2018 e…muore il giudice. A fine anno dello stesso 2018, la giustizia vibonese assegna per errore la stessa causa ad un giudice non togato che non può decidere sui licenziamenti con la legge Fornero. Nel marzo del 2019, il fascicolo viene così inviato al presidente del Tribunale che lo riassegna ad un nuovo giudice togato. Da ottobre 2019, quindi, rinvio a novembre dello stesso anno e poi al giugno 2020 senza udienza in presenza. Da giugno 2020 – per via della pandemia da covid – la causa viene rinviata al febbraio del 2021. Dal febbraio 2021 si va ad ottobre 2021, poi al dicembre dello stesso anno dove il giudice (la causa deve unicamente andare a sentenza) rinvia a giugno 2022. Istanza della difesa per anticipare i tempi e fissazione ad aprile 2022 quando il giudice chiede che venga assegnata ad altro magistrato del lavoro per via dell’eccessivo carico di cause. Causa ancora riassegnata dal presidente del Tribunale al medesimo giudice in quanto ormai matura per la sentenza, ma dal luglio scorso viene rinviata ad aprile 2023. Tutto a posto? Neanche per sogno, atteso che, nel frattempo, il giudice ha presentato domanda di trasferimento ad altra sede che, se accolta, aumenterà ulteriormente le già gravissime difficoltà in cui versa la sezione Lavoro del Tribunale di Vibo.

Giustizia denegata e da qui la protesta

«Assistiamo ormai a rinvii nella sezione Lavoro del Tribunale di Vibo Valentia anche di un anno e mezzo denuncia lo Slai Cobas – con processi pendenti anche da ben otto anni. Non si può assistere in silenzio a tutto ciò. Per questo lunedì 24 ottobre, nel pieno rispetto della legge, faremo sentire la nostra voce affinchè tutti si assumano le proprie responsabilità, ad iniziare dai giudici che, per primi, devono dare risposte senza trincerarsi dietro una scrivania e dietro rinvii abnormi. Una giustizia vergognosamente lenta – conclude lo Slai Cobas – finisce per divenire giustizia negata». [Continua in basso]

La voce degli avvocati

Abbiamo provato a sentire sull’argomento diversi avvocati ed in tutti loro abbiamo raccolto solo impotenza e rassegnazione. Diversi legali hanno fatto notare che – stante la situazione in cui versa in tali settori (lavoro e civile) il Tribunale di Vibo – non vengono più iscritte nuove cause a ruolo. Diversi gli studi legali che stentano a sopravvivere, tanto che alcuni avvocati hanno abbandonato la professione per dedicarsi all’insegnamento. Attualmente sono solo due i giudici del lavoro togati al Tribunale di Vibo – di cui uno, dicevamo, ha già fatto domanda di trasferimento – ed uno non togato. Al civile ci sono invece solo tre giudici togati e quattro onorari.

Soluzioni solo con l’assunzione di responsabilità da parte di tutti

In una situazione del genere, dove per uscirne servirebbero almeno quattro (se non cinque) giudici togati esclusivamente applicati alla sezione Lavoro, diventa fondamentale che il Ministero della Giustizia e il Consiglio Superiore della Magistratura ascoltino il “grido di dolore” che proviene da Vibo Valentia ed adottino quanto di loro competenza. Nelle scorse settimane, il presidente del Tribunale di Vibo Valentia, Antonino Di Matteo, è riuscito ad ottenere dal Csm quattro magistrati extradistrettuali, ma il risultato positivo rischia di divenire davvero poca cosa se non si risolve la drammatica situazione degli organici dell’intero Palazzo di Giustizia che prossimamente perderà più giudici di tutta Italia che andranno a coprire le piante flessibili di altri Tribunali. Il Tribunale di Vibo perderà presto minimo tre giudici che hanno preferito presentare domanda per andare a lavorare in sedi disagiate (con uffici anche distanti fra loro) pur di non restare a Vibo. Ed allora, come se ne esce? Solo con un’assunzione di responsabilità da parte di tutti. Dicevamo quanto dovrebbe fare – ed al più presto anche – il Ministero della Giustizia e il Csm che non possono trattare il “caso Vibo” come una pratica ordinaria quando si registrano rinvii di cause di lavoro anche di un anno e mezzo e quando ci sono cause per licenziamenti illegittimi con la legge Fornero che pendono da ben otto anni. Ma in una situazione del genere è bene che si assumano le proprie responsabilità anche altri “soggetti”: classe dirigente e politica in primis, ma anche gli stessi magistrati. Non è infatti pensabile poter paragonare il lavoro del giudice con quello di altre professioni e, soprattutto, “scappare via” dopo tre anni (o appena possibile) per avvicinarsi a casa o scegliere sedi più ambite. Al tempo stesso non si possono concentrare tutti gli sforzi unicamente per il maxiprocesso Rinascita Scott che resta comunque fra le priorità e non può essere considerato – da Csm e Ministero della Giustizia – come un normale processo, anche solo per il numero di imputati, ben 321, e la mole di capi di imputazione contestati. Una cosa però non può, e non deve, escluderne un’altra.

Offrire certezze per la celebrazione del maxiprocesso ed evitare la scarcerazione per scadenza dei termini massimi di carcerazione preventiva deve infatti camminare di pari passo con il rinforzo degli organici per l’intero Tribunale ed in primis per garantire la giustizia civile e la sezione lavoro. Non comprendere infatti che Rinascita Scott è figlia anche di una giustizia civile denegata nel Vibonese significa non aver capito nulla del maxiprocesso e non aver neanche letto i capi di imputazione. I cittadini non possono aspettare oltre dieci anni la giustizia civile per uno sfratto o per un recupero crediti, altrimenti quegli stessi cittadini si rivolgeranno ai medesimi personaggi (mafiosi) di Rinascita Scott. Se non si comprende tutto ciò e non si capisce che esiste un “caso Vibo” di giustizia denegata non si va da nessuna parte ed a poco potranno servire le fiaccolate, l’antimafia “danzante e saltellante” ed i “salotti” con questo o quel politico, questo o quel procuratore, in cui si invitano i cittadini a denunciare. Le denunce arrivano – come ricordato spesso dal procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri – se il “Sistema Giustizia” si dimostra credibile, cosa che al momento a Vibo Valentia (per carenza di magistrati e non solo) non è. L’appuntamento per ora – ma solo per ora – è per lunedì 24 dinanzi al Tribunale, sperando che serva a smuovere le coscienze di tutti ed in primis di chi ha il potere ed il dovere di intervenire.

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