venerdì,Aprile 19 2024

Bartolomeo Arena e il patto di sangue fra Morelli e Pardea sino alla simulata lupara bianca e la fuga

Nuovi retroscena svelati dal collaboratore di giustizia sulle dinamiche criminali di Vibo Valentia e gli equilibri mafiosi sino alla decisione di rompere con la ‘ndrangheta

Bartolomeo Arena e il patto di sangue fra Morelli e Pardea sino alla simulata lupara bianca e la fuga
A sinistra Francesco Antonio Pardea, a destra Salvatore Morelli

Si è soffermato a lungo anche sui rapporti con Francesco Antonio Pardea e Salvatore Morelli, il collaboratore di giustizia Bartolomeo Arena deponendo nel processo per l’omicidio di Antonio De Pietro di Nicotera, impiegato della direzione provinciale del lavoro di Vibo Valentia, freddato a colpi di pistola nei pressi del cimitero di Piscopio l’11 aprile 2005. Dopo aver svelato che i due – Pardea e Morelli – avrebbero raggiunto nella ‘ndrangheta la dote della “Stella”, è entrato ancor più nei dettagli.

“Ero in ottimi rapporti con entrambi. Francesco Antonio Pardea lo conoscevo sin da quando ero ragazzino, perchèio a lui mi pare chegli passo una decina di anni, però sono stato sempre vicino alla sua famiglia, quindi lo conoscevo già da piccolo. Diciamo che siamo cresciuti a livello familiare come cugini. Salvatore Morelli – ha spiegato ancora Bartolomeo Arena – lo conosco pure da quando era piccolissimo, perché io frequentavo molto casa di suo zio, di suo zio Francesco Mantella e quindi i suoi cugini Salvatore, Vincenzo e Giuseppe Mantella, che erano cugini di primo grado di Salvatore Morelli, perché il padre di Salvatore Morelli è il fratello della mamma di Salvatore Mantella e di Vincenzo Mantella, quindi sono rapporti datati. Poi mio nonno Vincenzo Pugliese Carchedi – ha aggiunto il collaboratore – aveva fatto parte pure della società dei Pardea dagli anni ’60, quindi sono rapporti che c’erano già per quanto riguarda i nostri anziani e poi sono proseguiti prima amichevolmente e poi criminalmente negli anni a venire”. [Continua in basso]

La “scissione” da Morelli e Macrì

Salvatore Morelli

Sino al 2019 – ha affermato Arena – ho frequentato Francesco Antonio Pardea e tanti altri. Ho frequentato meno nel 2019 Salvatore Morelli e Domenico Macrì perché in quel momento c’era stata tra di noi diciamo, tra virgolette, una piccola scissione, perché non andavamo d’accordo su alcuni punti. Però sempre lo stesso gruppoera, stiamo parlando sempre dello stesso gruppo, nel senso che se fosse successo qualcosa, sempre noi eravamo. Però fino al 2019 questo gruppo c’è stato. Alcuni mesi prima ci siamo però un poco allontanati, perché un mese dopo l’operazione Rimpiazzo, stiamo parlando della fine di aprile 2019, io e Francesco Antonio Pardea ci siamo allontanati da Vibo Valentia simulando una lupara bianca senza dire niente a nessuno. Salvatore Morelli e Domenico Macrì questa cosa non l’avevano gradita, anche perché temendo che davvero fossimo scomparsi o qualcuno ci avesse ucciso, stavano prendendo provvedimenti per rispondere”.

La “lupara bianca” simulata e la paura per la collaborazione di Mantella

Francesco Antonio Pardea

Ma perché Bartolomeo Arena e Franceasco Antonio Pardea avrebbero preso nell’aprile del 2019 la decisione di sparire da Vibo simulando una “lupara bianca”?
Questa la risposta fornita dal collaboratore al pm della Dda, Andrea Buzzelli, dinanzi alla Corte d’Assise di Catanzaro: “Francesco Antonio Pardea in quel periodo temeva di incappare in qualche vicenda giudiziaria per quanto riguarda le dichiarazioni che stava facendo soprattutto Andrea Mantella e poi perché eravamo notiziati che effettivamente c’era nell’aria una grossa operazione che doveva essere fatta. Era più Pardea che io a temere un arresto, perché io dalle dichiarazioni di Andrea Mantella non avevo nulla di che temere. Francesco Antonio Pardea mi disse se me ne potevo andare con lui, perché onestamente all’epoca eravamo una cosa sola. Lui aveva uno zio che era scomparso negli anni ’80, io avevo il padre che era scomparso negli anni ’80, quindi la cosa per le Forze dell’Ordine sarebbe passata come vera. Siamo così saliti a Milano, nella zona di Nerviano, perché già là avevamo aperto un canale di spaccio e poi lì vedendo che non c’era un corpo di società in quella zona, ma gli uomini d’onore rispondevano tutti al Locale di Seregno, Francesco Antonio Pardea aveva pensato magari col benestare del Locale di Seregno di aprire una ’ndrina nella zona di Nerviano. Il tuttoha dichiarato Bartolomeo Arenasempre col benestare di Vincenzo Gallace, perché là in quel periodo in Lombardia il responsabile era Vincenzo Gallace”, cioè il boss di Guardavalle accusato di essere stato il mandante degli omicidi eccellenti di Carmelo Novella (ucciso a San Vittore Olona il 14 luglio 2008) e Damiano Vallelunga (ucciso il 27 settembre 2009 a Riace dinanzi al santuario dei santi Cosma e Damiano”. [Continua in basso]

Il legame di sangue tra Pardea e Morelli

Bartolomeo Arena, quindi, spiega che Salvatore Morelli si è cresciuto a livello criminale con i Piscopisani, pur facendo parte del gruppo di Andrea Mantella. “Francesco Antonio Pardea e Salvatore Morelli erano come due fratelli di sangue. Avevano fatto un patto di sangue fra loro, si erano tagliati la mano e mescolati il sangue e da quel momento oltre che nella ‘ndrangheta sono come fratelli, ovvero le rispettive famiglie è come se fossero la stessa famiglia, la stessa cosa. Quindi Salvatore Morelli, che sicuramente rispetto a Francesco Antonio Pardea sapeva molto di più dei Piscopisani, notiziava sempre Francesco Antonio Pardea. Ma ad ogni modo io molte notizie – ha svelato il collaboratore – le ho ricevute pure da Salvatore Morelli in prima persona”.

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