giovedì,Marzo 28 2024

Omicidio De Pietro a Piscopio, Bartolomeo Arena: «Lo uccise Rosario Fiorillo per ripristinare l’onore della famiglia»

Deposizione del collaboratore di giustizia di Vibo Valentia nel processo in Assise a Rosario Battaglia e Michele Fiorillo. Il fatto di sangue l’11 aprile 2005 dinanzi al cimitero. Le rivelazioni da Pardea e Morelli e l’ascesa dei Piscopisani fra alleanze e azioni di fuoco

Omicidio De Pietro a Piscopio, Bartolomeo Arena: «Lo uccise Rosario Fiorillo per ripristinare l’onore della famiglia»
Il luogo dell'omicidio De Pietro e nel riquadro la vittima
Battaglia fiorillo

Deposizione del collaboratore di giustizia Bartolomeo Arena dinanzi alla Corte d’Assise di Catanzaro (presidente il giudice Alessandro Bravin) nel processo che mira a far luce sull’omicidio di Antonio De Pietro di Nicotera, impiegato della direzione provinciale del lavoro di Vibo Valentia, freddato a colpi di pistola nei pressi del cimitero di Piscopio l’11 aprile 2005. Sul banco degli imputati ci sono Rosario Battaglia, 38 anni, e Michele Fiorillo, 36 anni, alias “Zarrillo”, entrambi di Piscopio.

Bartolomeo Arena – prima elemento del clan dei Pardea di Vibo e poi alla guida insieme a Salvatore Morelli, Domenico Macrì e Francesco Antonio Pardea di un autonomo gruppo – nel corso del suo esame condotto dal pm della Dda di Catanzaro, Andrea Buzzelli – ha confermato in aula (collegato in videoconferenza da una località segreta) quanto in parte dichiarato all’avvio della collaborazione. [Continua in basso]

Francesco Antonio Pardea

“Salvatore Morelli e Francesco Antonio Pardea che facevano parte del mio gruppo – ha spiegato Arena – avevano buonissimi rapporti con i Piscopisani, quindi parliamo dei Battaglia, dei Galati, dei Fiorillo, con Mimmo Bonavota di Sant’Onofrio, con il gruppo di Stefanaconi capeggiato da Emilio Bartolotta, con gli Emanuele, Maiolo, delle Preserre e nello specifico di Gerocarne ed Acquaro. Poi buonisssimi rapporti con il gruppo Mantino-Tripodi. I rapporti con i Piscopisani erano datati perché Morelli si è cresciuto con i Piscopisani, perché lui ha il padre che è di Vibo, Ma la mamma di Salvatore Morelli era di Piscopio e quindi per metà Morelli era di Vibo – ha aggiunto il collaboratore – per metà di Piscopio e lui si è cresciuto con Michele Fiorillo, detto Zarrillo, con Rosario Battaglia, ed era come fosse uno dei Piscopisani. Morelli aveva il nonno che dimorava a Piscopio e lui andava sempre dal nonno e quindi aveva un’amicizia fraterna con Fiorillo e Battaglia, si era cresciuto con loro. Poi lui è stato rimpiazzato nella ‘ndrangheta di Vibo, altrimenti i Piscopisani l’avrebbero voluto con loro. E Salvatore Morelli già aveva fatto delle azioni criminali con il gruppo dei Piscopisani ancor prima che si formasse il gruppo riconosciuto dal Crimine di Polsi”.

Morelli e le azioni di sangue per conto dei Piscopisani

Salvatore Morelli

Bartolomeo Arena svela quindi alcuni particolari su fatti di sangue rimasti impuniti. “Salvatore Morelli ha partecipato insieme ai Piscopisani al tentato omicidio dei fratelli Bellissimo, che sono di Sant’Angelo di Gerocarne e sono pure loro una famiglia di ‘ndrangheta, perché avevano avuto una discussione con i Battaglia. Uno di questi Bellissimo aveva fatto un apprezzamento verso una donna dei Battaglia e quindi c’è stata una discussione, sono andati alle mani e successiamente li hanno sparati, li hanno presi a fucilate. Salvatore Morelli faceva parte di questo gruppo di fuoco, aveva partecipato con loro, talmente era legato con i Piscopisani. Era talmente legato ai Piscopisani che quando a Vibo abbiamo rimpiazzato nella ‘ndrangheta qualche ragazzo, Morelli – ha svelato ancora Bartolomeo Arena – ha messo il nome di qualche piscopisano nelle copiate per una questione di rispetto. Mettevamo nelle copiate pure persone non di Vibo come Emilio Bartolotta di Stefanaconi, Salvatore Bonavota di Sant’Onofrio, Gregorio Niglia di Briatico. Salvatore Morelli sapeva tutto dei Piscopisani perché loro non avevano segreti con lui e lui non ne aveva con loro. Francesco Antonio Pardea era legatisimo a Salvatore Morelli, come due fratelli di sangue”. [Continua in basso]

L’omicidio De Pietro

Antonio De Pitero

“Conoscevo di vista Antonio De Pietro, impiegato di un ufficio, mi pare il vecchio ufficio di collocamento che c’era vicino piazza Municipio. So che è un soggetto che è stato ucciso ed era l’amante di Immacolata Fiorillo, madre di Rosario Fiorillo detto Pulcino e zia di Rosario Battaglia perché era sorella della madre di Rosario Battaglia. Era notorio nella ‘ndrangheta che erano stati i Piscopisani ad uccidere De Pietro sia perché era l’amante della mamma di Fiorillo, sia per il fatto che questo De Pietro aveva abusato economicamente di questa Immacolata Fiorillo e sapevamo tutti che era stato il figlio, minorenne all’epoca, Rosario detto Pulcino. Questa era la voce che girava nell’ambiente criminale. Poi, naturalmente, i fatti più dettagliati li ho saputi da pardea e da Morelli. All’epoca non c’era il gruppo dei Piscopisani riconosciuto a livello ‘ndranghetistico, erano tutti dei ragazzi. Erano tutti parenti di ‘ndranghetisti, sia chiaro, Michele Fiorillo, detto Zarrillo, era figlio di Pino Fiorillo che era già un vecchio ‘ndranghestista della vecchia società di Piscopio. I Battaglia erano imparentati con i Mantino di Vibo Marina e con i Tripodi, però ancora a livello ‘ndranghestistico non si erano affacciati. Da quando era stato commesso il tentato omicidio Bellissimo e l’omicidio di questo De Pietro, si è saputo che questi Piscopisani ernao un gruppo che sparava e stava prendendo piede nel Vibonese, erano rispettati e tutti li temevano perché erano dei ragazzi che sparavano. Io purtroppo lo so pure a mie spese – rivela ancora Bartolomeo Arena – perché io nonostante fossi amico con tutti loro, sia con Michele Fiorillo, ma soprattutto con Risario Battaglia – perché ero legato molto allo zio Fortunato Mantino – , un mio cugino di primo grado purtroppo si è scontrato con loro, si chiamava Giuseppe Pugliese Carchedi ed era rimpiazzato a Vibo con i Lo Bianco-Barba, e ci ha rimesso la vita. Comunque pure la popolazione, pure chi non era ‘ndranghetista sapeva che ad uccidere De Pietro era stato Rosario Fiorillo e quando sono usciti Morelli e Pardea ho saputo le cose nei dettagli. Mi dissero che con questo omicidio, Risario Pulcino si era cacciato le corna, perché era l’amante della mamma e aveva usufruito anche di ingenti somme economiche da parte della mamma. Quindi per ripristinare l’onore della famiglia questo Rosario Fiorillo uccide all’epoca De Pietro sparandolo tra testa e collo al cimitero di Piscopio ed era una cosa tipica di Pulcini, anche in seguito. Perché Rosario Fiorillo non ha ammazzato solo a De Pietro. Era il suo modus operandi. Per l’omicidio De Pietro, Rosario Fiorillo è stato coadiuvato da altri soggetti: parliamo di Michele Fiorillo e Rosario Battaglia, però non so in che termini, so che erano partecipi, ma non so dire chi dei due ha recuperato Rosario Fiorillo con la macchina dopo l’omicidio. Però sicuraente Rosario Battaglia e Michele Fiorillo sapevano di questo omicidio. Loro erano consapevoli che questo omicidio si sarebbe consumato. Questo discorso l’abbiamo affrontato più volte con Pardea. Con Morelli un pò meno perchè Morelli era un soggetto meno avvezzo a fare delle confidenze, però a Pardea gliele faceva perchè tra di loro si dicevano tutto. Quindi Pardea mi disse che anche Battaglia e Michele Fiorillo sapevano che era stato programmato l’omicidio De Pietro da parte dei Piscopisani. Poi l’omicidio l’ha fatto Rosario Fiorillo, detto Pulcino, ma sempre coadiuvato da tutti gli altri Piscopisani e in quel periodo storico stiamo parlando di Rosario Battaglia e Michele Fiorillo, detto Zarrillo”.

LEGGI ANCHE: Operazione “Rimpiazzo”: l’ascesa e il declino del clan dei Piscopisani in 400 pagine di sentenza

‘Ndrangheta: omicidio Patania, tre condanne a 30 anni in Cassazione per i Piscopisani

Processo “Rimpiazzo” a Vibo contro i Piscopisani: ecco la sentenza

Articoli correlati

top