giovedì,Aprile 18 2024

‘Ndrangheta: il pentito Bruzzese indica due locali del Vibonese utilizzati per le riunioni

Il collaboratore di giustizia ha anche parlato del sostegno elettorale dei clan nel 2000 per l’allora presidente della Regione Calabria in quota Forza Italia. La deposizione nel processo per il duplice omicidio dei carabinieri Vincenzo Garofalo e Antonino Fava

‘Ndrangheta: il pentito Bruzzese indica due locali del Vibonese utilizzati per le riunioni
Il defunto boss Peppino Piromalli

Si è conclusa dopo circa tre ore di dibattimento dinanzi alla Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria (Bruno Muscolo, presidente; a latere, Giuliana Campagna) la deposizione del collaboratore di giustizia Girolamo Bruzzese, ex ‘picciotto onorato’ della ‘ndrangheta di Rizziconi. Il procuratore Giuseppe Lombardo ha posto numerose domande al collaboratore sulle dinamiche criminali delle grandi ‘famiglie di ‘ndrangheta del versante tirrenico: i Piromalli di Gioia Tauro, gli Alvaro di Sinopoli, i Pesce di Rosarno, i Mancuso di Limbadi, gli Avignone di Taurianova, i Longo di Polistena, i Rugolo di Castellace di Oppido Mamertina, i Mammoliti di Castellace, i Crea di Rizziconi, impegnati negli anni ’70 in sanguinose faide che hanno lasciato sul terreno decine di morti ammazzati, anche fuori Calabria.

In particolare, Girolamo Bruzzese ha raccontato del forte interesse della ‘ndrangheta reggina nell’appoggiare elettoralmente nel 2000, alle elezioni regionali, l’ex procuratore generale di Reggio Calabria, Giuseppe Chiaravalloti, candidato da Forza Italia e dal centrodestra alla carica di presidente della Regione, che fu eletto, superando il rappresentante del centrosinistra, l’ex direttore del Tg1 Nuccio Fava. Bruzzese, inoltre, ha anche raccontato di qualche “impuntatura” del capo cosca della ‘ndrangheta di Rizziconi, Teodoro Crea di sostenere l’ex magistrato “non tanto perché giudice, ma – ha affermato – perché troppo vicino ai Piromalli di Gioia Tauro”.  

Le strutture nel Vibonese

Rocco Santo Filippone e Giuseppe Graviano

Il pentito, rispondendo alle domande del rappresentante della pubblica accusa, ha anche raccontato che alcuni ristoranti e alberghi del Vibonesel’ex Hotel 501 a Vibo e il Sayonara a Nicotera – erano di fatto a disposizione della ‘ndrangheta, che avrebbe utilizzato le strutture per riunirsi “senza essere registrati, oppure per far celebrare i matrimoni tra i rampolli delle più importanti ‘famiglie’ della ‘ndrangheta calabrese”.
Il processo proseguirà il prossimo 13 dicembre, con il controesame delle difese degli imputati – il capo mandamento di Brancaccio, Giuseppe Graviano, e l’ex capo bastone di Melicucco Rocco Santo Filippone – condannati in primo grado all’ergastolo per il duplice omicidio dei carabinieri Vincenzo Garofalo e Antonino Fava, trucidati il 18 gennaio del 1994 mentre pattugliavano il tratto autostradale tra Palmi e Scilla, episodio che gli investigatori collocano all’interno del mosaico più vasto dell’attacco voluto allo Stato dalle mafie italiane per ottenere un allentamento della pressione investigativa dopo le stragi in cui morirono Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

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