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Operazione “Ragno”: sentenza della Cassazione per il clan Soriano di Filandari

Tre gli assolti in via definitiva e due le condanne. Da rivedere la pena per Leone Soriano. L’operazione antimafia della Dda e dei carabinieri della Stazione di Vibo, scattata nel 2011, al centro di un iter giudiziario infinito

Operazione “Ragno”: sentenza della Cassazione per il clan Soriano di Filandari
La Cassazione e nei riquadri da destra Leone Soriano e Gaetano Soriano
Francesco Parrotta e Graziella Silipigni

Il clan Soriano di Filandari esiste in via definitiva. A sancirlo è la Corte di Cassazione che con una sentenza per certi versi storica pone in parte fine all’operazione antimafia denominata “Ragno” certificando per la prima volta con una sentenza passata in giudicato – e colmando così un ritardo ultratrentennale da parte dello Stato – l’esistenza della consorteria mafiosa dei Soriano di Pizzinni di Filandari. Questo il verdetto: condannato ad 11 anni di reclusione per Gaetano Soriano, mentre 13 anni e 10 mesi è la pena definitiva per Giuseppe Soriano (figlio dello scomparso Roberto Soriano). Condanna anche per Leone Soriano (fratello di Gaetano), di 57 anni, nei cui confronti la Cassazione ha però annullato senza rinvio l’accusa di essere il promotore del clan qualificando quale partecipe. Nei suoi confronti, tuttavia, il trattamento sanzionatorio dovrà essere rideterminato con un nuovo processo d’appello per valutare il vizio di mente. Nel precedente processo di secondo grado era stato condannato a 13 anni e 5 mesi di reclusione. La Suprema Corte ha invece annullato senza rinvio – e quindi pena cancellata – la condanna nei confronti di Graziella Silipigni (madre di Giuseppe Soriano) alla quale in appello erano stati inflitti 3 anni e 4 mesi di reclusione. Infine, assolti in via definitiva Carmelo Soriano (figlio di Gaetano Soriano) e Francesco Parrotta le cui assoluzioni in secondo grado a Catanzaro erano state appellate dalla Procura generale. Nei confronti del primo era stata chiesta la condanna a 13 anni e 6 mesi, per il secondo 9 anni e 8 mesi. Rigettati nel resto tutti gli altri ricorsi dei difensori. [Continua in basso]

Nazzareno Lopreiato

Giuseppe Soriano è stato condannato anche al risarcimento dei danni nei confronti della costituita parte civile, Domenico Deodato, titolare del bar “Il Pasticcino” di Ionadi, assistito dall’avvocato Giovanna Fronte. Gaetano e Giuseppe Soriano sono stati anche interdetti in perpetuo dai pubblici uffici.

L’inchiesta “Ragno” ha permesso di ricostruire (coordinata dall’allora pm della Dda di Catanzaro, Giampaolo Boninsegna, e condotta sul campo dai carabinieri della Stazione di Vibo guidati dall’allora comandante Nazzareno Lopreiato) gli affari e gli assetti della “famiglia” Soriano di Pizzinni di Filandari. Il 28 maggio 2014 si era però registrata una raffica di assoluzioni per tutti gli imputati ad opera del Tribunale di Vibo Valentia, presieduto all’epoca dal giudice Fabio Regolo, ora pm alla Procura di Catania. La Corte d’Appello il 28 maggio 2015 aveva quindi totalmente ribaltato il verdetto di primo grado stabilendo dure condanne. Il 20 aprile 2016, la Cassazione aveva invece annullato con rinvio le condanne ordinando un nuovo processo d’appello per tutti gli imputati giunto a sentenza il 20 maggio 2021. Ora, quindi, la nuova decisione della Cassazione che chiude in ia definitiva un processo infinito, tranne che pe la posizione di Leone Soriano che viene ritenuto colpevole ma la cui pena dovrà essere rideterminata.
Alcuni imputati dell’operazione “Ragno” sono attualmente imputati anche nel procedimento penale nato dalle operazioni Nemea e Rinascita Scott che per la consorteria di Filandari è già arrivato ad una sentenza d’appello nell’ottobre scorso.

Nel collegio di difesa del procedimento “Ragno” gli avvocati: Diego Brancia e Luca Cianferoni (per Leone Soriano), Brancia per Graziella Silipigni, Giovanni Vecchio e Giuseppe Bagnato (per Giuseppe Soriano che in appello era difeso pure dall’avvocato Daniela Garisto), Giovanni Vecchio (per Gaetano Soriano e Francesco Parrotta), Giuseppe Lopresti (per Carmelo Soriano).

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