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Il pentito Corsini, i sudamericani a San Calogero e la cocaina venduta ai reggini e al clan Di Lauro di Napoli

Processo Adelfi a Vibo | La sostanza stupefacente occultata nei preservativi inseriti in scatole di palmito importate dalla Colombia. I viaggi in Spagna, la cava di Calimera, i porti di Gioia Tauro, Ancona e La Spezia, ed infine il distacco di Ventrici da Barbieri con l’avvicinamento a Campisi

Il pentito Corsini, i sudamericani a San Calogero e la cocaina venduta ai reggini e al clan Di Lauro di Napoli
Nei riquadri Domenico Campisi, Francesco Ventrici e Vincenzo Barbieri

Tonnellate di cocaina importata in Italia fra il 2009 ed il 2011 ed un intreccio di rapporti fra narcotrafficanti dal Vibonese a Bologna sino in Spagna e Sud America. La deposizione dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia del collaboratore di giustizia bolognese, Giuseppe Corsini, è servita alla Dda di Catanzaro – rappresentata in aula dal pm Irene Crea – per avere dall’interno la descrizione di alcune dinamiche criminali ed alleanze fra clan capaci di movimentare fiumi di denaro. [Continua in basso]

Il racconto di Corsini

Quando iniziai nel 2011 a riferire all’autorità giudiziaria alcuni fatti – ha spiegato Corsini – venni raggiunto da Giuseppe Petullà che mi suggerì di dire che non c’era stato alcun narcotraffico ma si era trattato solo di una mega-truffa ai danni di Francesco Ventrici di San Calogero. Giuseppe Petullà parlava per conto di Mercuri, il cognato di ventrici. Anche Francesco Criaco di Africo mi disse la linea da seguire per le mie dichiarazioni e di fare il bravo ragazzo. Solo nel 2015, quindi, ho deciso di collaborare davvero con la giustizia. Nel 2009 vivevo a Villa Gioiosa, in Spagna. Francesco Criaco di Africo l’ho conosciuto attraverso Nicolò Cataldo, amministratore del mio autosalone. E’ stato Criaco a chiedermi se in Spagna conoscevo qualcuno per realizzare delle importazioni di stupefacente per conto di Francesco Ventrici. Loro avevano bisogno di un contatto ed erano in contatti con Nicolò Cataldo che doveva preparare un incontro a Lamezia Terme per importare dieci chili di cocaina attraverso un viaggio a Valencia, in Spagna. Nicolò Cataldo venne così a casa mia ed io gli feci da staffetta con l’auto sino alla frontiera spagnola. Nella valigia lui trasportava i panetti di cocaina. Dalla Spagna – ha aggiunto Corsini – Nicolò Cataldo si recò poi a Milano e lì lasciò il bordone con la cocaina, trattenendo per sé un panetto da un chilo per lui. Per avergli fatto da staffetta, successivamente Nicolò Cataldo mi portò la somma di cinquemila euro”.

La conoscenza con Franco Ventrici

Franco Ventrici

Ho conosciuto Francesco Ventrici a San Marino di Bentivoglio, in provincia di Bologna. Ventrici venne da me perché voleva noleggiare un’auto importante in quanto doveva recarsi ad una cerimonia, ad un matrimonio. Mi venne detto che Ventrici era legato ai Mancuso. Nel narcotraffico nel 2010 erano inseriti anche Antonio Pastor Chavarro e tale Carlos. E’ stato Franco Ventrici, una volta che mi trovavo a casa sua, a chiedermi se avevo contatti all’estero, presentandomi un broker finanziario, mentre io gli presentai Pastor Chavarro. Successivamente – ha aggiunto Corsini – ricordo che venne da me in Spagna Nunzio Mercuri, cognato di Ventrici. Avevano in mente di trasportare cocaina con un aereo. Il pilota del velivolo era Michael Kramer, che si diceva fosse un ex poliziotto, ma Kramer negò la cosa e Francesco Criaco gli ha creduto”. [Continua in basso]

Gli incontri con Barbieri e la cocaina nei preservativi

Angelo Mercuri

In relazione, invece, all’altro broker della cocaina, ovvero Vincenzo Barbieri – poi ucciso a San Calogero nel marzo 2011 – Giuseppe Corsini ha raccontato di averlo conosciuto “la prima volta nel corso di una riunione in un ristorante al centro di Bologna alla quale erano presenti anche Franco Ventrici e Francesco Criaco. Altra riunione si svolse invece in un circolo di Pino Cavallaro, che era un uomo di Ventrici. Nell’occasione c’era anche Ciccio Barbieri, il figlio di Vincenzo Barbieri, che lasciò il padre e si allontanò. Vincenzo Barbieri era propenso a importare la cocaina dal Sud America attraverso navi che dovevano arrivare al porto di Gioia Tauro. Tramite tale sistema mi disse che aveva fatto già altre importazioni da 350 e da 200 chili. La sostanza stupefacente veniva inserita in dieci preservativi a loro volta chiusi e nascosti nelle scatolette di palmito. All’epoca Barbieri e Ventrici avevano in corso la gestione di un carico di 1.650 chili di cocaina che era arrivato al porto di Gioia Tauro. In tali traffici era coinvolto anche Angelo Mercuri, cognato di Ventrici e Antonio Grillo di San Calogero – ha aggiunto Corsini – mi disse che parte della droga era già stata girata a Domenico Campisi di Nicotera che io avevo conosciuto in Calabria, mentre Antonio Grillo l’avevo conosciuto a casa di Ventrici”.  

L’intervento del colombiano e la cava di Calimera

Secondo il racconto di Giuseppe Corsini sarebbe stato Vincenzo Barbieri a richiedere l’intervento di un colombiano – Canu Isaza – per “tagliare” la cocaina. “Nella cava di Angelo Mercuri a San Calogero – ha ricordato il collaboratore – lo stesso mi fece vedere un barattolo di palmito con dentro la cocaina nascosta in una decina di preservativi. La cocaina andava lavorata e poi pressata e Mercuri mi mostrò il materiale con il quale andava lavorata”. [Continua in basso]

La cocaina ceduta ai reggini e ai napoletani

Giuseppe Corsini, rispondendo alle domande del pm Irene Crea, ha anche parlato della destinazione di parte della cocaina. “Circa 130 chili sono stati venduti a Sebastiano Pelle di San Luca, altri 80 chili sono andati a Pasquale Criaco di Africo ed un’altra parte ad uno dei Nirta di San Luca. Franco Ventrici e Antonio Grillo avevano però contatti pure con i napoletani ed in particolare con il clan Di Lauro che ha ricevuto parte dello stupefacente”.

I viaggi in Calabria, il distacco da Barbieri e il messicano

Il defunto broker Vincenzo Barbieri

Il collaboratore ha quindi riferito del coinvolgimento di Domenico Campisi nei traffici di stupefacenti, con una riunione che si sarebbe tenuta in un villaggio di Nicotera Marina. “Domenico Campisi era intenzionato a finanziare le operazioni di importazione di stupefacente e il proposito di Ventrici era quello, ad un certo punto, di staccarsi dal suo ex socio Barbieri e di unirsi stabilmente a Campisi. Personalmente – ha riferito Corsini – sono stato tre volte a San Calogero ospite di Antonio Grillo e poi un’altra volta ospite a casa di Ventrici. In un’occasione mi sono recato in Calabria anche con il messicano Delrio, proprio perché Campisi e Ventrici si volevano staccare da Barbieri ed avevano bisogno di un nuovo contatto per la cocaina. In tali traffici erano coinvolti pure i cognati di Campisi, tali Roberto e Salvatore di cui però non ricordo il cognome. L’idea era quella di utilizzare per lo sbarco della cocaina il porto di Ancona, ritenuto tranquillo e sicuro, visto che in passato un altro carico era stato intercettato e sequestrato al porto di La Spezia”.

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