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Indagine Maestrale, la Dda di Gratteri: «Da ‘Ndrangheta sostegno elettorale a Mangialavori e Pitaro»

Il passaggio della Procura distrettuale negli atti dell’inchiesta che si sofferma sul ruolo di due arrestati per associazione mafiosa nella raccolta di voti ed anche sul presunto accordo corruttivo stretto con l’ex dirigente dell’Asp di Vibo Cesare Pasqua

Indagine Maestrale, la Dda di Gratteri: «Da ‘Ndrangheta sostegno elettorale a Mangialavori e Pitaro»
Nicola Gratteri

La ‘ndrangheta del Vibonese – o almeno parte di essa – avrebbe sostenuto elettoralmente due politici di spicco di Vibo Valentia. E’ quanto emerge dalle carte dell’inchiesta della Dda di Catanzaro denominata Maestrale-Carthago che si occupa a lungo delle pressioni di due indagati per la gestione dell’appalto della mensa negli ospedali del Vibonese: Domenico Colloca, 52 anni, ritenuto organico al locale di ‘ndrangheta di Mileto, e Gregorio Coscarella, 40 anni, di San Gregorio d’Ippona, nipote del boss Rosario Fiarè. Entrambi sono stati arrestati per associazione mafiosa.  
Con riferimento all’appalto per le mense negli ospedali, la Dda sottolinea come dalle indagini “appaia evidente che la caratura criminale di Coscarella e Colloca garantisca di fatto a tale appalto di rimanere inalterato nel suo assetto attuale che vede la società di Colloca percepire una serie di utili derivanti dai rapporti commerciali intessuti con la Dussman”, ovvero con l’impresa appaltatrice del servizio mensa. [Continua in basso]

Vito Pitaro

A tale sistema di tutela dal lato criminale si aggiunge altresì quello istituzionale. Difatti sono stati ricostruiti tutti i rapporti emersi con i vari soggetti istituzionali e politici che hanno a vario titolo garantito il mantenimento di tale assetto”. E’ a questo punto che la Dda di Catanzaro, con il procuratore Nicola Gratteri in testa ed i pm Antonio De Bernardo, Andrea Buzzelli e Annamaria Frustaci, tira fuori i nomi di due esponenti di punta della politica vibonese.
Il sostegno elettorale fornito dalle strutture di ‘ndrangheta a Mangialavori e Pitaro non è motivato da logiche politiche, ma al contrario è sintomatico di un più ampio disegno criminoso dove queste compagini criminali cercano, proprio attraverso i canali istituzionali, di ottenere utilità volte all’accrescimento dell’associazione mafiosa della quale fanno parte. Quanto detto trova ancora riscontri – evidenzia la Dda di Catanzaro – in una ulteriore conversazione intrattenuta tra Domenico Colloca e Gregorio Coscarella dove entrambi discutono circa i politici da appoggiare alle prossime elezioni regionali con il fine di trarne utilità in relazione al bando di gara per la mensa ospedaliera”. Ecco l’intercettazione del 4 febbraio 2019: “E siccome la prossima volta sale Mangialavori con Vito Pitaro…lo sai che mi ha detto Pitaro? Non ce n’è per nessuno! Loro è questo che…adesso la gara non la fanno, la gara la fanno dopo le regionali! E dopo le regionali la fanno per chi vogliono loro! Io adesso chiamo a Vito Pitaro, anzi aspetta che lo chiamo adesso…”. Ad avviso della Dda, il prosieguo della conversazione verte sempre sui dissidi sorti con la Dussman e sul fatto che Colloca si sente intoccabile in virtù della sua vicinanza a Pasqua Cesare, Pitaro Vito e Mangialavori Giuseppe, tutti rappresentanti della coalizione di centrodestra”.

Colloca parla del sostegno elettorale a Pasqua e Mangialavori

Giuseppe Mangialavori

In altri passaggi dell’inchiesta, la Dda ricostruisce quindi anche il presunto patto corruttivo tra Domenico Colloca e l’allora dirigente dell’Asp di Vibo Valentia, Cesare Pasqua, attuale direttore della clinica Sant’Anna di Catanzaro. Nel prosieguo della conversazione si perfeziona l’accordo corruttivo. Difatti Cesare Pasqua dapprima riferisce a Colloca che lo aiuterà in maniera incondizionata e successivamente chiede a Colloca di quantificare il suo peso politico”. Ecco cosa avrebbe detto il dottore Pasqua nelle intercettazioni: “Che forze hai tu? Che forza hai? Quantificatevi…, tu quanto senti che pesi? Quanto pensi che puoi pesare tu?”. Colloca, a questo punto, risponde a Pasqua che “può procurargli 1.500 voti riferendo altresì – spiega la Dda – che può chiedere al senatore Giuseppe Mangialavori qualora avesse dubbi circa il suo peso politico, specificando che quest’ultimo quando ha avuto bisogno di voti è sempre stato aiutato e quando per la prima volta si candidò alla Regione Calabria, a Mileto non sapevano nemmeno chi fosse e solo grazie allo stesso riuscì a fare un buon risultato elettorale”. Ecco l’intercettazione: “Peppe Mangialavori…e gli potete domandare…quando si è candidato la prima volta lui alla Regione…è venuto a trovarmi…, me l’hanno presentato che io non sapevo nemmeno come si chiamava…a Mileto a Peppe Mangialavori non lo conoscevano…, non sapevano nemmeno chi era quando è venuto con me a Mileto”. [Continua in basso]

Cesare Pasqua

Ancora più eloquenti i passaggi successivi. “Cesare Pasqua riferisce a Colloca – rimarca la Dda – che stanno parlando da uomini d’onore e da tali si devono comportare dicendogli di tenersi impegnato a sostegno di Vincenzo Pasqua, tranquillizzandolo sul fatto che non deve preoccuparsi di nulla e in caso abbia qualche problema nello svolgimento della sua attività lavorativa di contattarlo immediatamente per il tramite di Mazzeo Clemente”. Vincenzo Pasqua, ex consigliere regionale e figlio di Cesare, è stato candidato alla Regione sia con il centrosinistra (Oliverio presidente) che con il centrodestra (Santelli presidente). Da sottolineare che, a differenza di Cesare Pasqua, gli esponenti politici Giuseppe Mangialavori (attuale deputato e presidente della Commissione Bilancio della Camera dei deputati, nonché coordinatore regionale di Forza Italia) e Vito Pitaro (ex consigliere regionale con il centrodestra dopo anni di militanza a sinistra) non sono indagati nell’inchiesta Maestrale-Carthago.

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