domenica,Maggio 19 2024

Rinascita Scott, Giancarlo Pittelli respinge in aula tutte le accuse

Il suo difensore, l’avvocato Salvatore Staiano, chiede scusa al Tribunale di Vibo Valentia, mentre l’imputato rende dichiarazioni spontanee ribadendo di non aver “aggiustato” alcun processo. Dall’iscrizione alla massoneria alle notizie riservate

Rinascita Scott, Giancarlo Pittelli respinge in aula tutte le accuse
Foto di repertorio: Ll'avvocato Staiano e nel riquadro Giancarlo Pittelli
Giancarlo Pittelli in una foto di repertorio

E’ la volta delle dichiarazioni spontanee dell’imputato Giancarlo Pittelli, nel maxiprocesso Rinascita Scott che si sta celebrando nell’aula bunker dell’area industriale di Lamezia Terme dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia. Dichiarazioni spontanee che arrivano dopo l’arringa del suo difensore, l’avvocato Salvatore Staiano il quale ha discusso per il suo assistito riprendendo il percorso logico-giuridico già iniziato a luglio dall’avvocato Guido Contestabile, altro legale di Pittelli. L’avvocato Staiano ha esortato il Collegio giudicante a fare un’operazione di “igiene probatoria” rispetto alle accuse mosse dalla Dda di Catanzaro nei confronti dell’ex parlamentare di Forza Italia Giancarlo Pittelli. Il penalista ha poi chiesto scusa al Tribunale di Vibo (presidente Brigida Cavasino, giudici a latere Claudia Caputo e Germana Radice) per aver in precedenza, nel corso del processo, evidenziato la giovane età delle componenti del Collegio. “Vi chiedo scusa perché qualche volta ho fatto riferimento alla vostra giovane età ma ho sbagliato – ha ammesso Staiano – in quanto la professionalità prescinde dall’età anagrafica e non si misura con l’età anagrafica”. E’ toccato quindi all’imputato Giancarlo Pittelli rendere dichiarazioni spontanee per respingere tutte le accuse che gli vengono mosse dalla Dda di Catanzaro e principalmente quella di concorso esterno in associazione mafiosa. Non sono, non sono stato mai e non sarò mai un mafioso. È l’accusa più terribile che possa esistere. Mi si accusa di aver aggiustato dei processi, processi dei quali non so però assolutamente nulla. Non ho partecipato al dibattimento perché dovevo rimettere insieme i cocci vita disintegrata e provavo dolore a partecipare”. Pittelli ha quindi ribadito di non aver presenziato al processo non certo per sfiducia nei confronti del Collegio, così come non ha inteso sottrarsi all’esame della Procura, ma di aver scelto di non rispondere alle domande della pubblica accusa “perché l’istruttoria dibattimentale ha definitivamente chiarito gli aspetti essenziali delle accuse”. Pittelli ha anche aggiunto di non aver reso l’interrogatorio di garanzia all’epoca dell’arresto poiché avrei dovuto leggere in una sola notte oltre trentamila pagine”. Per Pittelli, quindi, la sua è una vicenda che ritiene “tristissima in quanto dipinto come non sono e non sarò mai”. L’ex parlamentare di Forza Italia ha anche aggiunto di essere stato prima raggiunto da “specifiche accuse su singoli fatti”, poi caduti e quindi – ha sostenuto Pittelli – si è passati a dire “che aggiustavo processi anche con magistrati irreprensibili”. Quanto all’accusa di aver corrotto il giudice Marco Petrini, Giancarlo Pittelli ha ricordato che la vicenda dopo i necessari chiarimenti è stata “avviata dalla stessa Procura verso l’archiviazione”.
Si è passati poi alla massoneria, con Pittelli che ha dichiarato di essere stato “regolarmente iscritti dal 1988 al 1993” e di non essere mai stato iscritto a logge segrete o occulte oppure in violazione della legge Anselmi sulle società segrete. Ha ribadito la correttezza dei propri conti correnti “che sono sotto gli occhi di tutti”, così come ha confermato che in un periodo precedente all’arresto aveva deciso di trasferirsi a Roma. Precisazioni pure “sull’amico giornalista” dal quale avrebbe appreso notizie coperte dal segreto. Giornalista il cui nome Pittelli non ha fatto in aula ma che negli atti dell’inchiesta Rinascita Scott (ed anche nel dibattimento) è stato individuato dagli inquirenti nel defunto Paolo Pollichieni. “Non ho mai saputo di come il mio amico giornalista sapesse” dell’iscrizione di alcuni indagati nell’apposito registro della Procura – ha affermato Pittelli -, che ha aggiunto di non conoscere e non sapere come il suo amico giornalista fosse in possesso di notizie riservate. L’imputato ha fatto infine riferimento diverse volte ai suoi appunti sequestrati dagli investigatori sostenendo che non era stato il maresciallo Marinaro (imputato nel processo), ma altro maresciallo a rivelargli cose che avevano suscitato in Pittelli una forte “indignazione”. Ricordiamo che la Dda di Catanzaro ha chiesto per Giancarlo Pittelli la cndanna a 17 anni di reclusione. Pittelli è tornato libero, dopo oltre tre anni di detenzione, prima in carcere e poi ai domiciliari, nel marzo scorso dopo essere stato arrestato nel dicembre del 2019. Successivamente è rimasto coinvolto nell’inchiesta “Mala pigna” della Dda di Reggio Calabria

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