martedì,Maggio 14 2024

La Bcc Vibonese respinge nuovi soci. Grillo: «E’ una ritorsione»

Le domande di iscrizione all’istituto di credito di due nuovi soci sarebbero state rigettate perché loro padre «è stato tra i fondatori del comitato contrario alla fusione di San Calogero con Maierato»

La Bcc Vibonese respinge nuovi soci. Grillo: «E’ una ritorsione»

La motivazione allegata al respingimento dell’ammissione come socio alla Banca di Credito Cooperativo Vibonese ha suscitato non poche perplessità nel giovane Domenico Grillo. Dubbi che l’hanno portato a pensare che dietro la decisione del consiglio d’amministrazione dell’istituto di credito vi sia l’impegno del papà Franco nel comitato che si è opposto alla fusione tra la Bcc di San Calogero con quella di Maierato, caldeggiata e realizzata dal management guidato da Antonino Barone. Da qui una lettera aperta inviata allo stesso Consiglio d’amministrazione della Bcc, al collegio sindacale e, per conoscenza, alla Banca d’Italia (filiale di Catanzaro).

«In prima battuta – si legge nella missiva – ci tengo a precisare e ribadire che la mia richiesta non rappresentava la rivendicazione di un diritto acquisito, ma la manifestazione di un dovere morale che sentivo e sento sia nei confronti della comunità in cui sono cresciuto che, soprattutto, nei confronti della compagine societaria tutta di codesto Istituto bancario locale. Ebbene, tale spinta morale forse non è più importante nella scelta di accettazione o meno di un socio, dell’esigenza di garantire un equilibrio numerico (quale “equilibrio…”) nell’ambito territoriale operativo della banca? Ricordo che il sottoscritto, venticinquenne studente universitario, può vantare e sentirsi onorato di essere cresciuto in un contesto familiare arricchito dalla presenza di personalità di indubbio valore morale e professionale, le quali hanno contribuito, con il loro impegno, a far crescere ed affermare la banca e la sua base sociale (tanto il nonno materno quanto la nonna paterna sono da annoverare tra i 122 soci fondatori della Banca)».

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Da qui alcuni interrogativi: «Una banca che si dichiara “no profit” o, meglio ancora, a forte impegno “etico” per il territorio su quali basi può respingere l’istanza a socio di un giovane cui non si può rimproverare nulla se non il suo specchiato impegno formativo e professionale? Un’impresa che non punta sui giovani che “orizzonti” si pone? Chi è chiamato a gestire temporaneamente la “cosa pubblica” è consapevole che le sue scelte “scriveranno”, nel bene e nel male, il futuro dei luoghi?».

E ancora: «Perché la necessità di garantire un “equilibrato sviluppo territoriale” non ha ispirato e guidato le vostre scelte allorquando si è trattato di valutare l’ammissibilità o meno di giovani soci appena diciottenni che però potevano vantare parentele strette all’interno del consiglio di amministrazione?».

Da qui il sospetto: «Non è che la scelta di bocciare non solo la richiesta di ammissione a socio dello scrivente ma anche di mia sorella, Fabiana Grillo, sia stata ispirata da criteri diversi da quelli professati? Come, ad esempio, da risentimenti personali, da esercitarsi in maniera trasversale, per aver professato, il suo gruppo familiare, idee diverse da quelle dell’attuale presidente? Spero, sinceramente, di sbagliarmi in quanto mi è particolarmente a cuore che l’interesse generale della “nostra” banca non venga confuso con l’interesse personale di chi sta facendo di tutto per annullare quel bagliore di speranza che la nascita (e la crescita corale col territorio di appartenenza) aveva acceso facendo proprio il bisogno di riscatto economico e sociale della nostra comunità tutta. Se a quanto sopra si aggiunge il fatto che codesto stesso Consiglio, sempre nella stessa seduta del 21 luglio 2016 ha preteso di negare, addirittura, il trasferimento delle quote sociali della nonna paterna defunta da poco, Maria Rosa Barone, al figlio ed erede da tutti designato lo sconcerto è totale».

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Quindi le conclusioni: «Pur confidando in una vostra rispettosa risposta che, mi auguro, venga dopo aver riflettuto sul significato di “…comunità, impegno sociale per il sociale, cosa voglia davvero significare l’essere attori propositivi nella costruzione di un mondo migliore per voi e, principalmente, per i vostri figli …” (riporto letteralmente), mi corre l’obbligo di anticipare che tutti i contorni di questa triste vicenda saranno portati a conoscenza di tutti i soci della banca e dell’intera comunità nella quale lei, signor presidente pro-tempore, è nato e tuttora vive (il riferimento è Antonino Barone, ndr). Affinché tutti abbiano conoscenza e ragione del perché, e per responsabilità di chi, in questo disgraziato nostro Sud l’unica scelta dignitosa possibile sia ancora l’emigrazione».

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