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“Bomba” ecologica a Tropea, Falvo: «Hanno incanalato il greto del fiume in un tubo con tutti i rifiuti»

Le parti non più secretate dell’audizione del procuratore di Vibo dinanzi alla Commissione parlamentare antimafia portano alla luce situazioni sconcertanti: «Se arriva un’altra alluvione si porta via anche il porto di Tropea ed è una cosa gravissima». Il torrente La Grazia e le cave riempite di spazzatura

“Bomba” ecologica a Tropea, Falvo: «Hanno incanalato il greto del fiume in un tubo con tutti i rifiuti»
Il torrente La Grazia e nel riquadro il procuratore Camillo Falvo

Ha affrontato in parte anche lo scottante tema dei rifiuti interrati nel fiume La Grazia, che separa Tropea a Parghelia, l’ultima audizione della Commissione parlamentare antimafia (presieduta all’epoca dal senatore Nicola Morra) tenutasi a Vibo Valentia. E ciò che viene fuori è a dir poco sconcertante anche se in buona parte ancora secretato. E’ stata l’allora deputata del M5S, Dalila Nesci, a sollevare il tema “dei rifiuti occultati e interrati”, chiedendo delucidazioni nel merito al procuratore di Vibo Camillo Falvo. Quello che le chiederei è una disamina di ciò che c’è su Tropea e se è necessario eventualmente si può anche secretare questa parte. È importante – aveva affermato la Nesci – che su Tropea ci sia un focus da parte di magistratura e forze dell’ordine”. Una parte della risposta del procuratore di Vibo Valentia, Camillo Falvo, relativa ai rifiuti, ed in particolare alla situazione di Tropea, è stata dunque secretata ma ciò che non è più coperto da segreto – e che viene reso noto per la prima volta dalla nostra testata – basta e avanza per lasciare senza parole e per porre l’attenzione su una vera e propria “bomba” ecologica sulla quale ha indagato (e indaga ancora?) la Procura di Vibo Valentia unitamente alle forze di polizia.

La cava, i rifiuti e il fiume

Avevamo avuto notizia anche di rifiuti sotterrati. Lo scenario – ha dichiarato il procuratore Falvo alla Commissione parlamentare antimafia – era questo: il fiume era pieno di rifiuti, di residui di sbancamento, di demolizioni, di barche e c’era una barca in legno, di cui ho fatto fare pure un video, buttata in mezzo al fiume”. E’ a questo punto che dall’audizione in Antimafia del procuratore Camillo Falvo salta fuori il primo particolare inedito: la presenza di vere e proprie cave piene di rifiuti. “Da una sola cava – ha spiegato il procuratore – si è passati a due. La seconda cava l’hanno dovuta fare nella parte frontista, cioè dall’altra parte rispetto al fiume. Quindi hanno incanalato il greto del fiume, oltre a tutti i rifiuti che c’erano, in un tubo che sarà stato del diametro di mezzo metro o un metro, quindi immaginate quando c’è una pioggia intensa là cosa succede. Non solo: nella parte alta c’era un cumulo di rifiuti sotterrato e dalla parte in superficie usciva del liquido bluastro: questo è il fiume. Su quello stesso sito, otto anni prima, per via di un’alluvione, era anche morta una persona parente di quello che lo stava gestendo. Ovviamente abbiamo sequestrato l’area”. Il riferimento del procuratore Falvo è riferito al decesso di Francesco La Rosa, travolto dal corso d’acqua in piena il 2 novembre del 2010 mentre conduceva il suo gregge di pecore in un ovile. Il corpo è stato ritrovato alla foce del torrente La Grazia, sulla spiaggia tra Parghelia e Tropea, a tre giorni di distanza. Lo stesso torrente dove il greto del fiume è stato incanalato in un tubo – con tutti i rifiuti presenti in zona – con il diametro di poco meno di un metro.

«Se arriva un’altra alluvione si porta via il Porto»    

Il procuratore Falvo ha quindi spiegato alla Commissione parlamentare antimafia di aver fatto fare una “doppia consulenza sia sulla parte idrogeologica, sia sulla parte dei rifiuti e si è in attesa degli esiti. Se però in quel punto si verifica un’alluvione, secondo me – non aveva esitato ad affermare il procuratore – si porta via anche il Porto ed è una cosa gravissima, rischiosissima. Per questo dico che il problema idrogeologico e quello dei rifiuti sono problemi rilevantissimi, perché tutto il territorio vibonese – aveva concluso il procuratore – è un territorio fragile ed è in queste condizioni”.

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