L’oro nero del Kazakistan e la ‘ndrangheta: le origini dell’inchiesta Petrolmafie – Video

di Alessia Truzzolillo
La ‘ndrangheta non tratta solo quello che viene definito l’oro bianco, la cocaina, ma anche l’oro nero per antonomasia: il petrolio. Lo ha dimostrato un’inchiesta della Dda di Catanzaro, figlia della maxi indagine Rinascita Scott. È un nuovo business che vale milioni di euro, alimentato da boss, imprenditori in odor di mafia, broker, faccendieri. Anche su questo si è concentrata la puntata del 16 aprile di Mammasantissima, il format di LaC Tv in onda ogni martedì alle 21.30 (clicca qui per rivedere la puntata). La ‘ndrangheta mette disposizione i soldi, le ricchezze mafiose. In una parola: ricicla. Gli imprenditori in odore di mafia ne approfittano, offrono la loro esperienza, partecipano alla logistica, intessono rapporti. Questo racconta l’inchiesta Petrolmafie che vede coinvolto l’imprenditore Giuseppe D’Amico, il boss Luigi Mancuso e i suoi nipoti Francesco Mancuso, detto Ciccio Tabacco e Silvana Mancuso, l’uomo di fiducia di Luigi Mancuso, e collettore con i broker, Antonio Prenesti, detto Totò Yoyò. «C’è stata una riunione con un rappresentante – spiega il procuratore Nicola Gratteri – di una grossa industria estrattiva di gas e petroli del Kazakistan che è sceso con una traduttrice all’aeroporto di Lamezia Terme, nel gennaio 2019, accompagnato da due broker il cui obbiettivo era quello di far arrivare petrolio a Vibo Valentia». Il rappresentante kazako è Arman Magzumov e viene accompagnato da Giuseppe D’Amico in albergo a Vibo Valentia. Non sa che a seguirli passo passo ci sono gli uomini del Ros. Continua a leggere su LaCnews24.it

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