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‘Ndrangheta: i reati contestati nell’operazione che fa luce sugli omicidi a Vibo e lo scontro tra i clan

Due inchieste distinte da parte dei carabinieri e della polizia, riunite dalla Dda di Catanzaro, portano a diversi arresti per gli omicidi di Mario Longo, Michele Palumbo, Davide Fortuna e Massimo Stanganello

‘Ndrangheta: i reati contestati nell’operazione che fa luce sugli omicidi a Vibo e lo scontro tra i clan
Michele Palumbo

Associazione a delinquere di stampo mafioso, omicidio, tentato omicidio, estorsione, porto e detenzione illegale di armi da fuoco e altri delitti aggravati dal metodo mafioso. Questi i reati contestati nell’ambito dell’operazione antimafia odierna della Dda di Catanzaro e condotta sul “campo” dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Vibo Valentia e dalla Squadre Mobili di Vibo e Catanzaro. A supporto dell’operazione e degli arresti anche lo Squadrone Eliportato “Cacciatori” di Calabria, la Sezione Investigativa del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato di Catanzaro, il Sisco di Milano, Roma e L’Aquila, oltre a diversi equipaggi del Reparto Prevenzione Crimine, unità cinofile della Questura di Vibo Valentia e del V Reparto Volo della Polizia di Stato. La misura cautelare scaturisce da due distinte attività investigative, condotte, rispettivamente, dall’Arma dei Carabinieri e dalla Polizia di Stato, coordinate dalla Dda di Catanzaro, poi riunite in un’unica indagine per la concordanza di risultanze in ordine al contesto criminale di riferimento e riguarda, oltre che alcune vicende estorsive, un caso di lupara bianca risalente all’anno 2008 e tre omicidi commessi a cavallo tra il 2010 e il 2013, negli anni della cruenta guerra di ‘ndrangheta che ha visto contrapposti, da un lato, i clan Mancuso di Limbadi e Nicotera alleati ai Patania di Stefanaconi e dall’altro il clan dei Piscopisani alleato ai Tripodi di Portosalvo.  

Mario Longo

L’attività di indagine si è sviluppata mediante l’analisi e la messa a sistema delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia rese nel tempo, confrontate con le evidenze investigative emerse in pregresse vicende giudiziarie relative all’operatività, nelle zone marine della città di Vibo Valentia, di un’organizzazione criminale di tipo ‘ndranghetistico, con la ricostruzione dei ruoli degli associati, nonché i vari ambiti di operatività e le plurime attività illecite ed in particolare la gestione delle attività estorsive commesse in danno ad imprenditori nel periodo compreso nella prima decade degli anni 2000. Attraverso le plurime fonti investigative (intercettazione, analisi dei tabulati telefonici e del traffico delle celle, servizi di osservazione sul territorio, fonti dichiarative), è stata ricostruita a livello indiziario e cautelare la dinamica e la causale degli omicidi. In particolare, relativamente alla scomparsa per lupara bianca di Massimo Stanganello, avvenuta nel 2008, è stato ricostruito il movente, maturato nel contesto della consorteria di ‘ndrangheta dei Piscopisani, e sono stati interessati dalla misura cautelare i presunti esecutori materiali. Nell’ambito della indagine sono state ricostruite tre vicende omicidiarie maturate nell’ambito dei contrasti tra i Piscopisani e i Tripodi e l’articolazione di ‘ndrangheta riconducibile a Pantaleone Mancuso, alias “Scarpuni”, con riferimento al controllo criminale dell’area di Vibo Marina.  In particolare, è stata ricostruita, sul piano indiziario, la causale, con riguardo all’omicidio di Michele Palumbo, vittima di un agguato compiuto sotto casa a Longobardi nel 2010, in quanto ritenuto il riferimento di Pantaleone Mancuso e, quindi, un freno alle mire espansionistiche del gruppo criminale dei Piscopisani e dei Tripodi. Riguardo all’omicidio di Mario Longo, assassinato lungo la strada che collega Portosalvo a Triparni, avvenuto nel 2012, lo stesso era considerato dai Piscopisani un informatore dei Patania di Stefanaconi e un confidente delle forze dell’ordine.Infine, con riguardo all’omicidio di Davide Fortuna, ritenuto organico agli stessi Piscopisani, ucciso in spiaggia nel luglio del 2012 davanti ai bagnanti, e per il quali erano già stati individuati gli autori materiali assoldati dal clan Patania di Stefanaconi, sono stati attinti dalla misura eseguita in data odierna i presunti mandanti e organizzatori riconducibili ai Patania di Stefanaconi e al clan di Pantaleone Mancuso.

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